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Fino al 10.VI.2018 | Non ti abbandonerò mai. Franco Mazzucchelli, Azioni 1964-1979 | Museo Novecento, Milano

di - 18 Maggio 2018
Ci sono azioni e opere che provocano relazioni e reazioni, e quelle di Franco Mazzucchelli, operatore artistico milanese d’hoc, classe 1939, esposte dentro e fuori al Museo del Novecento, a Milano, spiazzano per arditezza e inventiva.
Smuovono riflessioni etiche e imperativi sociali con leggerezza circa 60 opere esposte, molte delle quali inedite, che documentano la ricerca tutt’altro che effimera, di Mazzucchelli, intitolata
“Non ti abbandonerò mai” a cura di Sabino Maria Frassà e Iolanda Ratti, nella Sala Archivi Ettore e Claudia Gian Ferrari, realizzate dal 1964 al 1979. Secondo Mazzucchelli, l’arte ha un ruolo sociale non mercificabile, quando esce dai luoghi istituzionali per coinvolgere il pubblico con installazioni diffuse in strada, nelle periferie, nelle piazze, per confrontarsi con il mondo reale attraverso azioni performative con il fine di riappropriazione creativa dei luoghi urbani. La sua sollecitazione estetica, ludica o “chiamata al gioco”, più che alle armi, avviene attraverso enormi sculture in PVC: gonfiabili in polietilene, abbandonate provocatoriamente qua e là nei luoghi urbani, azioni realizzate per lo più senza preavviso e autorizzazione, come forma espressiva liberatoria di una “guerriglia” ludica inventiva, poetica, effimera e quasi più scanzonata rispetto a quella politica condotta dall’Arte povera dal 1967. Sono esposte per la prima volta una selezione di composizioni bidimensionali, concepite come testimonianze di azioni vissute dall’artista, in cui sono assemblate le fotografie in bianco e nero, di documentazione dei suoi interventi con frammenti delle opere sopravvissute, come reperti visivi di un racconto di vita spesa all’insegna dell’impegno culturale attraverso l’arte in un epoca di radicali cambiamenti sociali che hanno caratterizzato gli anni Sessanta e Settanta. In questi anni l’arte diventa politica impegnata, diserta i luoghi istituzionali e partecipativa quando coinvolge il pubblico, e la fotografia è un linguaggio concettuale in via di sperimentazione insieme al video. Come canta Giorgio Gaber “la libertà è partecipazione!”, il motto degli anni delle rivoluzioni.
Franco Mazzucchelli, Abbandono, Lago di Como, 1970. Ph. by Franco Mazzucchelli
Società, aria e memoria, sono i codici concettuali sottesi di Mazzucchelli, investigati attraverso i materiali plastici: la “pelle” della società dei consumi, artificiale e naturale insieme, come strumento di “scultura sociale”, a partire dal 1964 con la serie di Abbandoni, grandi sculture in Pvc, disseminate in diversi luoghi urbani, azioni performative che negli anni Settanta vengono definite A.TO A., art to abandon. Questa sigla gioca sulla interpretazione in lingua francese della frase, in cui si sottende à toi, a te/per te, un’attitudine partecipativa del lavoro pubblico dell’artista come agitatore che innesca processi relazionali tra l’opera, il pubblico e il luogo in cui si generano in maniera spontanea e casuale. Tra gli anni 1970 /75 molte azioni vengono proposte nell’ambito di rassegne o eventi istituzionali, in mostra trovate quelle note in Piazza San Fedele, Milano (1970), organizzata dall’omonima galleria ancora attiva,, quella ospitata a Volterra (1973), a cura di Enrico Crispolti, che nel sottotitolo comprendeva: Sculture, ambientazione progettazione per l’alabastro, che segna l’evoluzione dell’arte pubblica, nel senso sociale, attraverso ambientazioni plastiche e altri happening, incluso videotape, film, manifesti murali e altre forme di comunicazioni collettive. Conquista l’azione, totalmente abusiva, non prevista né concordata, più coerente al lavoro di Mazzucchelli, realizzata nello spazio antistante alla Fabbrica dell’Alfa Romeo, in via Traiano, oggi chiusa, comprensiva di fotografie di Enrico Cattaneo e filmati, che da questo momento documenterà tutte le azioni davvero paradossali per l’epoca dell’artista amico. Tra le altre, occhio alle sue riappropriazioni di Parco Sempione, della Chiesa si San Carpoforo, entrambi a Milano e di Cava Manara (Pv), membrane, sagome sinuose gonfiabili che invadono come alieni lo spazio urbano e ridefiniscono i limiti ambigui tra spazio abitabile e no, spazio autonomo e occupato. Queste e altre opere, audaci nelle loro attitudini vitali e relazionali, concettuali, in bilico tra impegno sociale e leggerezza, in realtà indagano le potenzialità espressive delle forme dell’aria, attraverso materiali plastici che plasmano il “respiro” della collettività, frutto di azioni che sono state snobbate dall’Arte Povera, ma dal 1964 hanno aperto la strada all’Arte relazionale o Sociale del presente, che trasforma un’azione autorigenerante, plurima, condivisa, inclusiva e partecipata in opera d’arte non mercificabile.
Jacqueline Ceresoli
Mostra visitata 8 marzo
Dall’8 marzo al 10 giugno 2018
Non ti abbandonerò mai. Franco Mazzucchelli, Azioni 1964-1979
Museo del Novecento, via Marconi 1, Milano
Orari: lunedì dalle 14:30 alle 19:30, dal martedì alla domenica dalle 9:30 alle 19:30
Info: www.museodelnovecento.org

Jacqueline Ceresoli (1965) storica e critica dell’arte con specializzazione in Archeologia Industriale. Docente universitaria, curatrice di mostre indipendente.

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