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Fino al 18.XII.2017 | Roberto Ago, Mare Nostrum | Idea4mi, Milano

di - 13 Dicembre 2017
Dell’artista e iconologo contemporaneo Roberto Ago potete leggere sulle nostre pagine, mensilmente, la rubrica intitolata “Icone per caso”. Nome che in realtà a caso non è stato scelto, così come la presentazione delle immagini che si susseguono sul nostro display virtuale.
Se siete però a Milano, fino al prossimo 18 dicembre, potete avvicinarvi all’opera di Ago in maniera molto più intima, in occasione della sua personale “Mare Nostrum” allo spazio Idea4mi, in via Lanzone.
Nella piccola galleria quasi una saturazione di sollecitazioni visive che scavano, in base alla propria conoscenza iconografica, nella comprensione e nelle sue diramazioni in temi come l’analogia, la riproducibilità, il simbolico, la percezione fenomenologica di alcune realtà ben definite che, però, sfumano in altre.
Non lasciatevi spaventare: il gioco può sembrare molto complesso ma sta al pubblico soltanto decidere quanto entrare in immagini che fondono l’evangelizzazione cristiana con Andy Warhol, l’antica Grecia con il Comunismo, reperti archeologici originali e “rifiuti” contemporanei.
Che cos’hanno in comune queste “visioni”? Come nelle vecchie immagini di Duane Michals – che il fotografo usava in veste di metarappresentazioni – Roberto Ago sceneggia una continua mise-en-abyme tra storia e presente, disorientando lo spettatore e, allo stesso tempo, fornendogli chiavi interpretative attraverso titoli e icone prese dalla cultura di massa, come nel caso di Senza Titolo (Pioggia), 2006: qui la penisola italiana scompare sotto i simboli del meteo, nuvolette con fulmini associate alle “onde grafiche” che identificano lo status di mareggiate, per raccontare e interpretare i mille topos del “dolce naufragare” in cui il Belpaese – tra maltempo, terremoti, stati di calamità e relativi “piani” politici per sopperire ai disastri (sempre annunciati ma mai preventivamente arginati) – è da tempo immemore vittima e allo stesso tempo colpevole/carnefice. E non è anche questa una mise-en-abyme di una condizione ben specifica e decisamente reale?
Roberto Ago, Mare Nostrum
Ad occupare lo spazio maggiore, in mostra, è la sezione dedicata al Bazar, operazione che Ago ha iniziato nel 2001 e che terminerà con la scomparsa dell’autore. Qui si mette in scena, attraverso una strategia allestitiva minimale (le coppie di oggetti sono poggiati a terra su fogli di carta bianca, in formato A4), la tradizione dei mercati del Mediterraneo, nell’esposizione della merce che dialoga seguendo il dualismo della coppia: il vivo e il morto, entrambi schiacciati e privati della loro funzione (il ramarro e la lattina); il bossolo e il tubo che raccoglie le monete per rifornire la cassa, causa ed effetto di ogni guerra; l’Africa e il suo corno, morfologia e geografia delle vecchie colonizzazioni che hanno fatto rima con migrazioni; la conchiglia e il piccolo Gesù, rimando alla storia dell’arte e alle favole di una nascita “per divina provvidenza”, quasi come avviene per le perle.
Alla parete opposta, invece, Ichthus, 2017. Qui Roberto Ago alza il tiro, mischiando il cerebrale con l’ichthýs, ovvero quello che è il simbolo stilizzato del pesce usato dai primi cristiani, formato da due curve opposte che partono dallo stesso punto (la testa) e incrociato nel punto che forma la coda dell’animale.
Dalle crociate a oggi Ichthus porta allo scontro non solo intere generazioni che hanno tramandato la parola di Dio a suon di assassinî, ma anche nell’assonanza linguistica: non solo la specie “ittica” e il simbolo della moltiplicazione ad opera del divino ma anche l’ictus, quel “colpo” che provoca l’arresto della funzione cerebrale e che, senza metafore ardite, è l’accecamento perpetrato ai danni del mondo dai nostri “eroi salvatori” di anime pagane.
Warhol? Il Salvator Mundi di ogni genere di nefandezza attuale, giustificabile dietro la parola “pop”, come Cristo viene occultato dalla parola “bene”, per dirne una.
Stavolta, però, della mostra non potrete dirne solo una: vi toccherà scavare nella conoscenza e nella storia, e forse anche nella vostra coscienza di cittadini globali. O, se preferite andarci alla leggera, definitela “pop-concettuale”, come la racconta scherzando il suo stesso autore.
Matteo Bergamini
mostra visitata il 1 dicembre 2017
Fino al 18 dicembre 2017
Roberto Ago
Mare Nostrum
Idea4mi, via Lanzone 23, Milano
Orari: dal Lunedì al Venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18, sabato e festivi su appuntamento

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