La
prassi dell’archiviazione e dell’inventariazione è uno dei cardini dell’attività
dell’artista francese: basti pensare, ad esempio, a Les abonnée du telephone, la grande libreria con gli elenchi telefonici di
tutto il mondo esposta nel 2005 al Pac di Milano. “Nominare tutti gli uomini”: è questa la volontà di Boltansky, sottesa a
buona parte dei suoi lavori. Uno slancio utopico legato al tentativo di non
disperdere la memoria dell’esistenza di ogni essere umano, di trattenere una
traccia del suo passaggio sulla sfera terrestre.
Prima
di giungere all’installazione Personnes, il visitatore deve passare attraverso un percorso rettilineo
delimitato da una serie di transenne in cui sono posti degli altoparlanti che
riproducono il suono dei battiti cardiaci.
L’installazione
è considerata da Boltanski “una partitura musicale suonata in modo diverso a
seconda del luogo”. Ed ecco che,
mentre al Grand Palais i battiti si ascoltavano nello stesso spazio in cui era
collocata l’opera, qui, in quello che l’artista ha definito “un luogo
straordinario”, popolano il
corridoio di avvicinamento costruito ad hoc. Il percorso si sviluppa in
parallelo ai sette Palazzi Celesti
di Kiefer, dialoga con essi,
esercitando una grande forza di suggestione, e culmina con l’installazione vera
e propria, posta in uno spazio cubico.
All’interno
di tale spazio troviamo un’imponente montagna di vestiti sopra la quale domina
una gru che improvvisamente interviene e ne afferra alcuni e ne lascia cadere
altri. Il rimando è all’ineluttabilità del fato e del destino o alla volontà
divina che, in un determinato momento, sceglie alcune persone al posto di
altre.
Sia
Boltanski che Kiefer affrontano questioni esistenziali complesse, ma mentre l’approccio
di Kiefer sembra essere più, per così dire, “muscolare”, con i sette palazzi
che rappresentano il cammino ascensionale dell’uomo secondo la kabala ebraica,
quello di Boltanski appare più intimista: nonostante le dimensioni imponenti
dell’opera, pone la questione della morte e medita sul destino dell’uomo, sull’idea
di un’entità superiore che non riusciamo a identificare, ma alla quale non è
concesso sottrarci.
Il
tema della precarietà della condizione umana e del suo destino di morte è
centrale ed è su questo che lo spettatore è invitato a interrogarsi, come
afferma lo stesso artista: “Un’esposizione non è un luogo di divertimento,
ma un luogo dove si deve se non pregare almeno riflettere”.
La nuova vita dell’Hangar
Boltansky a Villa Medici con la collezione Lambert
La videorecensione della mostra
matteo
meneghini
mostra
visitata il 26 giugno 2010
dal
24 giugno al 26 settembre 2010
Christian
Boltanski – Personnes
a
cura di Chiara Bertola
Hangar Bicocca
Via Chiese, 2 (zona Bicocca) –
20126 Milano
Orario: da martedì a domenica ore
11-19; giovedì ore 14.30-22
Ingresso: intero € 8; ridotto € 6
Info: tel. +39 0266111573; fax
+39 026470275; info@hangarbicocca.it; www.hangarbicocca.it
[exibart]
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Boltanski è uno dei pochissimi veri grandi artisti viventi, è sempre riconoscibile ma sembra ogni volta un po' diverso, perché non si ripete pur affrontando sempre gli stessi temi,
temi forti, e autentici, non artificiosi, perché toccano chiunque, impossibile non sentirsi coinvolti, trovandosi al cospetto di una delle sue opere.
non sapevo che l'installazione all'Hangar Bicocca rimane ancora aperta per quasi tre settimane, è davvero un'occasione da non perdere.
ci sono anche delle divise di cc tra i vestiti? a fine performance i vestiti saranno dati in beneficenza? no perchè altrimenti non mi sembra il caso di andarci, di commemorazioni dell'lol-ocausto ce ne sono pure troppe. inoltre l'installazione (o performance meccanica non saprei come definirla) è intrisecamente imprecisa al contrario dell'ineluttabilità della morte che vorrebbe rappresentare, infatti sicuramente a fronte di tonnellate di vestiti quella microgru dopo 2 mesi di lavoro no stop ne avrà selezionati poche centinaia. probabilmente questo significa che non tutti meritano di essere selezionati o i vincenti sono proprio i non selezionati che continueranno a vivere, quindi questo presuppone che alcuni abbiano un'anima mentre il destino di altri finirà con la morte, ma mi sembra un'analisi troppo complessa per ciò che questo artistucolo voleva realmente rappresentare, cioè che viviamo per morire. la morte invece è un semplice scopo di vita. questi probabilmente saranno pure vestiti usati, almeno poteva spendere un po' di soldi che ha e svuotare qualche boutique di milano, meno vestiti più qualità meno energia sprecata per il lavoro della gru
propongo a chi se la sentirà (medici e scienziati) di analizzare a fondo il commento di hm, è veramente notevole, direi in un modo pazzesco.
hm, sei un coglione
EVVIVA SIAM BELLI PERCHE' DIVERSI
la penso come Michele su hm
hm: un caso di disturbo della personalità paranoica con tendenze suicide, maniaco depressivo con grande disturbo affettivo stagionale. Scrive a briglia sciolta per curarsi e salvarsi e sublimare il fatto che i due neuroni presenti nella sua materia grigia fanno tilt ogni volta che ricevono impulsi. Prescrivo Litio o qualche farmaco stabilizzante dell'umore, e il Butibel tranquillante ipnotico.
AHAAHAHAHAHAHHA è bello vedere quanta gente frequenta l'ombra per rosicare, i tuoi farmaci mi scivolano gabba io invece NON ti prescrivo 2 paste di gabapentin (lo trovi come neurontin in farmacia) visto che so benissimo tu ne sia un consumatore abituale poichè soggetto a digrignamento di dentini acuto, l'unico inconveniente alla tua guarigione da bruxismo rosicante è che potresti trovarti schienato sul letto incapacitato a muoverti e formulare qualsiasi pensiero per diverse interminabili ore ma in fondo che tu sia fermo o in moto non fa assolutamente alcuna differenza, sei assente in ogni caso
ps
odio gli occhiali e chi li porta