Le lingue inglese e tedesca usano una splendida espressione per riferirsi all’orrenda espressione “natura morta”:
still life e
stilleben rispettivamente.
Vita silente. I dipinti e i disegni a pastello di
Billy Sullivan (New York, 1946) presentati da Francesca Kaufmann ne esprimono il concetto anche al di là del correlato visivo, sovente accompagnato a personaggi colti in momenti di quieta solitudine.
Le tele, caratterizzate da fini accostamenti nell’uso del colore e sottile empatia nella raffigurazione dei personaggi, descrivono momenti di quiete come fossero irripetibili nella loro quotidianità. E forse consiste in questo l’identità fotografica dei suoi lavori, vibranti al contempo di purezza per la modalità raffigurativa degli oggetti e incisività per il tocco scabro con cui vengono fissate nel tempo scene quotidiane e private.
Una caratteristica evidente è la predilezione per tonalità sature e rifrangenti, come in
Sunflowers & Ralph, dove colori brillanti e quasi fluorescenti sopravvengono su uno sfondo blu denso e freddo, come la macchia arancione che fa capolino assieme al bianchissimo bulldog che, con occhi umani, poggia il muso sul tavolino che regge un vaso di girasoli. Rapporto cromatico che s’inverte in
Robert, scenario domestico dove la luminosità esterna è il contraltare dei toni compressi delll’interno.
La vita silente di Billy Sullivan si rinnova nella bellezza di oggetti che attraggono a sé in contesti intimi, enfatizzandone la limpidezza e i colori tersi, facendoli sembrare specchi su cui si rifrange la luce. Idea di purezza che si oggettiva nel candore marmoreo delle cose e degli elementi floreali (
Daisies & gardening) e in superfici cristalline e pure come l’acqua (
Matisse & anemones). Mentre altrove (
Sybilla) l’inviolabile solitudine di una giovane donna è simbolizzata dall’immancabile vaso di fiori in primo piano, sipario che impedisce all’osservatore di irrompere nella scena.
I fiori sovente sono lo schermo delicato che preserva l’intimità dei protagonisti: cose e persone, entità di eguale importanza pittorica. Ma sarebbe un errore fermarsi a questo livello: lo scenario rumoroso dello slideshow
Night and Day 1971-2007 di 81 dittici fotografici si accompagna in apparente opposizione alle scene di vita silente, catturando celebri personalità come Leo Castelli e la sgargiante umanità conosciuta in trentasei anni di eventi legati all’arte e alla moda.
Perché i lavori di Billy Sullivan nascono tutti dall’esterno e non indugiano nell’autocompiacimento degli autodafé introspettivi, forse in virtù di un’educazione artistica iniziata con
Andy Warhol, che gli ha permesso di raggiungere una maturità più prossima a uno stile per certi versi accostabile a
David Hockney, ma senza alcun dubbio personalissimo.