Essenziale quanto ricorrente, semplice quanto vario. Come un marchio di fabbrica. Non è un simbolo o uno stemma, ma una duttile struttura la griglia che sommerge le tele di Günther Förg (1952, Füssen, Germania). “Uno scheletro” di maglie rettangolari, come suggerisce Rudi Fuchs nel testo critico The Jump, costituito da linee verticali su orizzontali.
La galleria espone in quest’occasione un gruppo di opere inedite del pittore tedesco che riassumono il lavoro svolto in questi ultimi anni: cinque grandi pannelli in acrilico su tela e una quarantina di altri dipinti tra acquarelli e acrilici su legno.
A volte le griglie fitte e straripanti occludono l’orizzonte dello sfondo, come finestre o sbarre. Förg si concentra su quest’elemento modulare conferendogli una presenza impressionistica produttrice di atmosfere, specie nelle tele di grande formato. Linee intrecciate, a volte scomposte, irregolari e sparse come diesis su uno spartito, a concentrare e comporre gli spazi della tela. Egli definisce sempre nuove impressioni, variando formato e interpretando con fantasia infinita l’elementarità del suo segno. Come sarebbe possibile altrimenti scorgere tra le griglie un infuocato tramonto sul mare? Macroscopica o minuscola retina, a seconda dell’effetto, Forg calibra i pixel e vi fissa i particolari con poetica analisi.
Nei suoi lavori ad acquarello la liquida oleosità del colore conferisce maggior respiro alle composizioni, più morbide e sciolte, sebbene non manchino mai, come un’inevitabile, indispensabile supporto, perpendicolari incroci.
Nella libertà e freschezza di queste opere di piccole dimensioni emergono accennati elementi figurativi: un gatto forse, o dei fiori.
Come da una finestra, l’artista vede ciò che lo circonda attraverso le sue inferriate, attento al particolare, e alla piccola dimensione che vi si apre all’interno. E’ lo spettatore ad essere intrappolato o l’artista a guardare da dentro il suo mondo?
dario moretti
mostra visitata il 15 giugno 2005
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