Eccoli gli adolescenti. Colti nell’ambivalente semi-innocenza propria dell’età, a metà tra il corrotto e lo spontaneo, l’impaurito e lo spavaldo. Gli artisti, in un confronto ravvicinato, li hanno cercati, trovandoli intenti a cercare se stessi. La collettiva, ospitata nello spazio espositivo del nuovo flagship store Tommy Hilfiger e curata da Elena Bordignon, presenta per la prima volta in Italia le ricerche espressive di Alec Soth, Tanyth Berkeley, Jona Frank e Alix Smith.
Gli scatti dell’itinerante Alec Soth, presente in storiche collezioni come al Whitney di New York, indagano il quotidiano costruendo un reportage lirico, cristallizzando ideali ottocenteschi come la libertà e la solitudine. Immagini vivide, con cui l’artista riesce a cogliere l’aura trasmessa dalle persone, calate nei “colori” dei loro ambienti in cui sembrano confondersi, mimetizzarsi, immergersi. Lo sguardo noncurante e il corpo della texana Stacey sembrano perdersi nell’umida distesa di verde a perdita d’occhio che le fa da scenario e lascia una traccia, forse indelebile, anche sulle sue scarpe.
Di genesi opposta, i ritratti di Alix Smith riportano ad una studiata ritrattistica pittorica. Come gli artisti si raffigurano nel proprio atelier con gli “attrezzi del mestiere” e i propri lavori, Alix ritrae gli adolescenti nel proprio habitat. Nelle serie Constructed identities, piccoli self made men dagli sguardi che fuggono l’obiettivo paiono sentirsi padroni di un impero; piccole donne in carriera si ergono sicure alla vigilia di un teatrale ballo delle debuttanti.
In una seconda serie, Arranged apparences, l’artista invita i protagonisti a diventare demiurghi del proprio spazio, a circondarsi degli oggetti che preferiscono, per poi immortalarli nel loro universo trasognato in cui chiedono di essere giudicati soltanto da ciò che si vede. Il Roland Barthes de La camera chiara avrebbe scritto che Alix asseconda lo studium, l’interesse dell’immagine in funzione della cultura di chi la guarda.
A infrangere rassicuranti canoni estetici entrano ora in scena gli sguardi asciutti delle diafane principesse di Tanyth Berkeley, che sprigionano una luce abbagliante dai loro volti stagliati sullo sfondo, mentre Jona Frank indaga i “giochi di ruolo” e le divise in cui gli adolescenti celano un’umanità latente, fragile. Dietro ad intellettuali, cheer leader, boxeur e percussionisti da banda, nulla è ancora a fuoco.
silvia criara
mostra visitata il 15 dicembre 2005
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