Dopo la prima antologica del 1998, l’artista-designer Joep van Lieshout torna alla galleria milanese Giò Marconi per presentare una serie di recenti opere firmate dal ‘gruppo di lavoro Atelier Van Lieshout’.
Si tratta di lavori la cui realizzazione è frutto della partecipazione di più persone: un laboratorio la cui anima nonché ideatore è l’artista il quale si avvale della collaborazione di architetti, grafici, falegnami e tutti coloro che, come in una cooperativa, offrono la propria professionalità per creare aree abitabili, macchinari industriali ed oggetti di uso quotidiani.
In mostra opere decisamente singolari che fanno parte di un più ampio progetto dal nome AVL-Ville , un disegno che l’artista porta avanti dal 1995 e che prevede la realizzazione di un villaggio autosufficiente, con un proprio statuto e moneta. Una diversa istituzione nella quale le persone possono vivere e lavorare autonomamente sottraendosi alle regole ed ai sistemi della nostra attuale società.
Un mondo alternativo, uno stato autonomo in definitiva, che contempla principalmente una totale libertà dell’individuo ed un sistema economico basato sulla libertà, mobilità e soprattutto sullo svolgimento di attività illegali che permettono, secondo l’artista, di mantenere un economia fluente in quanto priva di ogni vincolo burocratico.
Antimoralista e sovversivo, Joep van Lieshout unisce l’arte al design per creare ogni genere di nucleo abitativo e lavorativo. Maestro del riciclaggio, l’artista utilizza sapientemente box, containers e materiali di vario genere per creare strutture a misura d’uomo nelle quali tutto è funzionale per soddisfare ogni esigenza produttiva e quindi vitale.
Ogni opera è studiata nei minimi dettagli con l’attenzione di menager-designer dal nucleo abitativo alle macchine industriali fino ad arrivare al più piccolo oggetto che diventeranno componente essenziale di quell’universo alternativo studiato dall’artista.
Esempio del laborioso lavoro dell’Atelier van Lieshout sono le opere presentati in mostra, come l’affascinante Fisherman’s House”. Lo spettatore si trova davanti ad un vero e proprio container reso abitabile e confortevole grazie al sapiente arredamento interno corredato da oggetti semplici e tradizionali e dove ogni spazio è stato studiato al meglio per accogliere il suo inquilino.
Seguono lavori come “Still” , un componente della distilleria di liquori allestita nel villaggio, “ Mortars” facente parte dell’ “Atelier des Armes et des Bombes”, “Compost Toilette” e “Sawing Machine”: oggetti veri e propri, presumibilmente funzionanti e corredati dai relativi progetti di grande perizia tecnica.
Si potrebbe, quindi, affermare che, fare arte per Joep van Lieshout vuol dire creare un mondo diverso dove ogni realtà è opera e, viceversa, dove ogni opera è vivibile come realtà. Non esiste più alcuna differenza tra strumenti di uso quotidiano e oggetti d’arte e il villaggio creato dall’artista può essere considerato come un grande museo all’aperto dove lo spettatore può scegliere di vivere in un totale connubio tra arte e vita.
E’ lecito il sospetto che questo sia un mondo utopico, un grande progetto che esiste solo nella mente del suo inventore, ma in realtà AVL-Ville esiste davvero ed è stata inaugurata il 28 aprile 2001 in un area del porto di Rotterdam e già vanta di una propria centrale di energia elettrica, un ospedale, scuole per creativi, un proprio servizio di trasporto, una propria realtà agricola ed industrie di vario genere.
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