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Inner_Spaces | Auditorium San Fedele, Milano

di - 22 Maggio 2015
L’auditorium San Fedele, in pieno centro a Milano, a un passo dal Duomo e poco oltre San Babila, da un po’ di anni si è fatto portatore di svariate iniziative culturali che si muovono tra musica, arte e cinema. Una di queste attività in particolare si occupa dell’organizzazione di eventi e concerti che puntano alla divulgazione di un genere di musica elettronica improntato su una tipologia di ricerca contemporanea che si incastra tra passato e presente in un dialogo armonico.
Sono stati quattro gli eventi della rassegna Inner_Spaces, promossa da San Fedele Musica e S/V/N/, in cui l’arte audiovisuale ha accompagnato i progetti sonori che sono stati presentati all’interno dell’auditorium, che in effetti è forse il luogo più indicato a Milano per questa occasione: al suo interno infatti è presente l’unico sistema in Italia di Acusmonium, un impianto di diffusione sonora nello spazio inventato in Francia a metà degli anni ’70 e che solo in pochi al mondo sono in grado di utilizzare sapientemente.
Questo impianto difatti è caratterizzato da una necessità di regia live molto complessa, dove l’esecutore acusmatico rende disponibile all’ascolto l’opera musicale fonofissata, e in cui i 40 altoparlanti presenti si differenziano per colore timbrico, potenza e dispersione e un sistema Sator consente la programmazione di musica acusmatica, elettroacustica e mista. L’Acusmonium rende la sala uno spazio acustico tridimensionale, nel quale il suono costituisce effetti di profondità e lontananze inimmaginabili con un impianto surround.
Insomma, l’auditorium San Fedele è un posto magico e assolutamente unico nel suo genere, dove sostanzialmente la musica viene proiettata come se fosse un film.
Effettivamente non è facile da comprendere a parole, ma non appena si assiste a una di queste proiezioni, il funzionamento diventa molto più chiaro, tanto da creare un ambiente talmente immersivo da rendere l’opera sonora apprezzabile nelle sue forme spaziale e immaginaria.
L’accostamento è alquanto bizzarro, l’auditorium di una parrocchia in centro storico che si fa carico di una programmazione di musica elettronica contemporanea, storica o sperimentale. Promotore e responsabile del progetto è padre Antonio Pileggi, classe ’66, compositore di origini calabresi a cui si deve proprio la scelta dell’Acusmonium in soluzione fissa per il San Fedele, permettendo la rapidità di utilizzo per tutti i musicisti e andando così a caratterizzare un luogo aperto non solo alle proiezioni di film d’arte e alla musica colta, ma a tutti i linguaggi techno e di campionatura digitale. Dopo lo studio del pianoforte a Reggio Calabria, padre Pileggi studia anche ai conservatori di Lione e di Parigi, per poi nel 1994 diventare cofondatore del Festival A Tempo che si svolge tra Caracas e Parigi.

Tra programmazione, location e protagonisti, questo ciclo di eventi sembra quasi un racconto di fantasia e, se aggiungiamo che si è assistito a proiezioni sonore di techno o noise comodamente seduti in poltrona, incrociando gli sguardi di giovani studenti del conservatorio, così come di pensionati curiosi, trentenni che coltivano un hobby o videomakers che cercano le ispirazioni più all’avanguardia, capiamo che allora ci troviamo immersi in un ciclo di esperienze che sono letteralmente più uniche che rare.
Inner_Spaces si è svolto da marzo a fine maggio, inaugurato dalla monumentale Création du Monde di Bernard Parmégiani, uno dei massimi rappresentanti della musica acusmatica scomparso il 21 novembre 2013. L’opera parla della storia della creazione, ricostruendo il percorso cronologico dal big bang alla formazione dell’universo fino all’apparizione dell’uomo e per l’occasione San Fedele Musica ha persino commissionato i visual all’australiano Adrew Quinn – sì, lo stesso Quinn autore di effetti speciali di film come Nirvana o Matrix. Come se non bastasse nella stessa occasione è stato proiettato anche l’ascolto di un breve mixing da Symphonies of the Planets della Nasa Voyager Recordings, una campionatura scientifica dei suoni registrati dalla sonda Voyager in prossimità dei pianeti che compongono il sistema solare. Le vibrazioni elettromagnetiche trasformate in segnali elettrici, che furono a loro volta amplificati e utilizzati per eccitare la membrana di un altoparlante, hanno reso udibile all’orecchio umano il fruscio del cosmo.
Il secondo e terzo appuntamento hanno visto protagonisti del calibro del chitarrista Francesco Zago, il duo di Bristol Emptyset che conduce ricerche live di minimalismo elettronico, i Senyawa che uniscono musica tradizionale indonesiana a elettronica, avant-rock e jazz e infine Morphosis che ha portato un live inedito, The Adoration of Maryam, sulla dimensione interiore dell’adorazione attraverso la tradizione musicale e religiosa orientale, con droni e vocalizzi sintetizzati.
A chiusura del ciclo, pochi giorni fa, sono state invece messa a confronto due generazioni di musicisti tedeschi. Ad aprire la strada è stata la Laptop Orchestra 1h20NEIN, formazione di nove studenti del conservatorio tra i 20 e i 25 anni di età che hanno riprodotto dal vivo uno dei 15 brani di Aus den sieben tagen di Karlheinze Stockhausen e un omaggio al De Natura Sonorum di B. Parmégiani. A seguire e chiudere, un musicista che forse è stato il fiore all’occhiello di tutta la rassegna: Robert Henke. Nato a Monaco nel ’69, è uno dei membri del gruppo dub-techno Monolake e nel mentre continua le sue ricerche in solitaria sull’elettronica più sperimentale, ma non solo. Henke è infatti anche uno degli sviluppatori di Ableton Live, Max For Live e Monodeck II. Non un ospite qualunque quindi quello che ha chiuso Inner_Spaces, ma un pioniere dell’elettronica contemporanea e uno dei colossi del mondo del sound design internazionale, che ha portato un inedito dal titolo Dust – Acusmonium Version 2015. Quest’opera si è posta di esplorare trame rumorose e granulari con movimenti lenti di materiale sonoro all’apparenza statico, frammentato in miriadi di particelle microscopiche.
Sebbene la programmazione di San Fedele Musica preveda la presentazione di brani dal Rinascimento fino ad oggi, ci si augura vivamente di vivere presto un nuovo ciclo di elettronica contemporanea, un importantissimo contributo all’educazione musicale del pubblico milanese in una cornice d’eccezione. Queste manifestazioni del contemporaneo presentano la nascita di generi musicali grazie alla nascita dei nuovi strumenti, e allo stesso tempo l’invenzione di nuovi strumenti per supportare le sperimentazioni di nuovi generi. Il vero cuore dell’innovazione.
Elisabetta Donati de Conti

Inner Spaces,
Auditorium San Fedele, Milano

Mi occupo di design contemporaneo, ma la verità è che mi piacciono una marea di cose, l'arte, l'architettura, la musica, il cinema, le scienze. Così alla fine è un gran problema, innamorarsi sempre di tutto. E quindi scrivo, scrivo perché sono curiosa e posso ascoltare le storie della gente. Il mio traguardo nel prossimo futuro? Riuscire a fare la spesa senza plastica. La plastica sì che è una cosa seria.

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