Bianca Balti in Valentino
Il Festival di Sanremo si è trasformato da evento nazional popolare a palcoscenico più ambito e modaiolo d’Italia. Questo grazie alla direzione creativa di Amadeus che negli ultimi cinque anni lo ha trasformato radicalmente, dando anche maggiore attenzione ai giovani: una kermesse dove, tra big e nuove proposte, è cresciuta l’attenzione alla moda, che diventa un vero e proprio strumento di comunicazione, capace di veicolare messaggi e tendenze. Questa prima edizione diretta da Carlo Conti è per molti versi ancora conservativa (l’asticella di Amadeus era davvero alta e forse ci vorrà tempo per superarla) ma di sicuro rispecchia bene il momento storico in cui viviamo.
Come ha scritto Andrea Batilla: «Guardare Sanremo, in onda sulla più importante rete televisiva nazionale, Rai1, è un esercizio per capire qual è lo status della relazione tra potere e mezzi di comunicazione, tra politica e sentire comune, tra usi e costumi quotidiani e realtà dei fatti. Il verdetto, dopo la prima e la seconda serata, è che siamo messi veramente male e che nell’aria non c’è più l’elettricità di Amadeus ma il conservatorismo formale di Pippo Baudo che, anche se non era lì fisicamente, ha virtualmente condotto il festival. Conti, Scotti e Clerici, conduttori anonimi e distanti della prima serata, hanno rappresentato il ritorno alla tradizione, al buonismo familiare degli anni ’80, in cui conflitti e tensioni sociali entravano sul palco dell’Ariston solo dopo essere state spettacolarizzate e aver perso ogni significato. Nella seconda serata Conti ha più volte tentato di portare l’attenzione sul fatto che Bianca Balti è una malata oncologica ma lei, bellissima e intelligente, ha respinto spiritosamente ogni riferimento. C’era però Cristiano Malgioglio a recitare l’eterna macchietta del gay alla Cage Aux Folles, riportandoci indietro di decenni».
Così anche la moda che vediamo nei look dei vari artisti – a parte rari casi – vuole rassicurare restando nei territori di un’eleganza classica a tratti seducente, che non si fa portavoce di grandi messaggi. Più abiti di grande manifattura che creazioni. E a dirigere i giochi in fatto di stile sono i fashion stylist, figure chiave nella valorizzazione degli artisti. Con il tempo, questi professionisti sono diventati veri e propri personaggi, seguiti sui social da migliaia di fan e capaci di lanciare nuove mode. Quest’anno, a contendersi il titolo di miglior look sanremese sono alcuni dei nomi più influenti del settore.
Dopo il successo dello scorso anno con Ghali, Ramona Tabita torna a Sanremo per curare l’immagine di Mahmood, co-conduttore del Festival al fianco di Carlo Conti e Geppi Cucciari. Le aspettative sono altissime: negli anni, Ramona ha dimostrato di saper costruire look iconici curando l’immagine di tantissime star i cui look riescono a rimanere impressi nella memoria del pubblico.
Fashion stylist e consulente d’immagine, Susanna Ausoni in questa edizione segue Francesca Michielin, Katia Follesa e Annalisa. La sua firma è la costruzione di una narrazione visiva coerente, con una forte attenzione alla personalità dell’artista e al progetto musicale. A questa edizione per ora ha deluso le aspettative con i look della Michielin in Miu Miu, ma siamo curiosi di vedere i prossimi.
Punto di riferimento per il Festival, Nick Cerioni continua a dettare legge in fatto di stile, curando l’immagine di Achille Lauro, Brunori Sas e Jovanotti. Il suo estro ha già segnato l’estetica sanremese negli anni scorsi, con scelte di rottura che hanno fatto discutere, come gli iconici look di Måneskin e Paola & Chiara. A questa edizione per Achille Lauro la scelta è di restare negli schemi di un’eleganza iper formale e tutta sartoriale grazie alla collaborazione con Dolce & Gabbana Alta Sartoria.
Un’altra firma importante è quella di Rebecca Baglini, che ha lavorato sugli outfit di Shablo, Guè, Joshua, Tormento e Neffa, creando una narrazione visiva che rispecchiasse i loro brani. Ma non solo: ha anche curato lo stile di Alessandro Cattelan, co-conduttore della serata finale, e di Mattia Stanga, volto del palco Suzuki.
Il fashion stylist Simone Furlan ha curato i look di Sarah Toscano, puntando su colori e vivacità, in linea con la sua personalità. Furlan non è nuovo all’esperienza sanremese, avendo già collaborato con artisti come Lazza, Madame e Mara Sattei.
Michele Potenza ha scelto per Bresh uno stile chic di ispirazione francese con il brand AMI Paris, mentre per Rocco Hunt ha optato per un look sofisticato ma fedele alle sue radici street. Per Damiano David, invece, ha lavorato su un outfit ispirato agli archivi della moda, che si preannuncia tra i più attesi della kermesse.
Fashion designer e stylist, Mr. Lollo ha seguito Olly e Ditonellapiaga, due artisti con uno stile ben definito. Il suo curriculum vanta già nomi importanti come Levante, La Rappresentante di Lista e Luisa Ranieri.
Infine, Alba Melendo, fashion stylist e creative consultant, ha realizzato per Gaia un concept estetico ispirato al gotico romantico, studiato per esaltarne la fisicità e il carisma con una scelta di brand di ricerca come Dilara Findikoglu fashion label di origini turche ma di base a Londra.
Come da tradizione, gli outfit di Sanremo non sono passati inosservati, suscitando commenti e dibattiti sui social. A catturare l’attenzione è stato il vestito di Prada tutto argentato indossato da Elodie e impreziosito da gioielli Tiffany & Co.. Il look è diventato subito virale creando divertenti meme. Sulla scia ma nel tema oro, Jovanotti ha sfoggiato un abito in tessuto bronzato stropicciato firmato Dior (anche qui si sono sprecati i commenti sull’artista vestito come un Ferrero Rocher), mentre all’estremo opposto si è posizionato Lucio Corsi, che ha osato con un gilet giallo dalle spalline esagerate e strass, imbottito – a quanto pare – con due pacchetti di patatine. Un omaggio allo spirito glam di David Bowie e Renato Zero, che ha diviso il pubblico tra ammirazione e perplessità.
Tra i look più classici ha brillato Achille Lauro, che ha stupito prima con un frac in velluto e guanti bianchi e poi con completo e mantello a righe di Dolce&Gabbana Alta Sartoria. Irama, invece, ha optato per un paltò con mostrine oro di Balmain, che ha ricordato le divise napoleoniche: un look firmato dallo stylist Fabio Maria Damato, ex braccio destro di Chiara Ferragni, che torna sulla scena sanremese dopo il pandoro gate. A proposito di Ferragni, Fedez ha attirato l’attenzione con un total black Atelier Versace e speciali lenti a contatto nere, un dettaglio studiato per evocare il tema della depressione e della guerra, al centro della sua canzone Battito. Il bianco è stato un altro protagonista della serata, con il completo Vivienne Westwood di Rkomi, portato sulla pelle nuda, e il total look Gucci di Tony Effe, impreziosito da guanti in pelle e gioielli Tiffany & Co.
L’ennesima dimostrazione che anche i bad boys possono ripulirsi con un abito classico, ma sempre con tocco sexy. Vera star della seconda serata – specie lato moda – è stata Bianca Balti, top model nelle vesti di co-conduttrice accanto a Carlo Conti, Cristiano Malgioglio e Nino Frassica. I suoi quattro look hanno raccontato parti della sua personalità, esprimendo una moda lontana dalle espressioni convenzionali di glamour. Già in conferenza stampa, Balti aveva dichiarato: «io sono una professionista, per cui sono qua in qualità di top model per indossare tutti i miei bei vestiti». E così è stato.
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