Felicissimo Giani: in mostra a Palazzo Bentivoglio, il protagonista del Neoclassicismo italiano viene messo in dialogo con le opere di Flavio Favelli, Franco Raggi, Pablo Bronstein e Luigi Ontani
Fino al prossimo 25 febbraio è possibile visitare la corposa monografia dedicata all’artista e decoratore italiano Felice Giani presso le sale sotterranee di Palazzo Bentivoglio, a cura di Tommaso Pasquali. La mostra introduce al lavoro di Giani, nato nel 1758 e formatosi tra Bologna e Roma. L’autore arrivò con il suo tocco poliedrico in diverse città della penisola, per ritornare curiosamente a Palazzo Bentivoglio, dove la sua figura viene celebrata in occasione del bicentenario dalla sua morte con opere appartenenti alla collezione Vacchi e a prestiti provenienti da collezioni private, musei nazionali e internazionali.
Prima di addentrarsi in un questo viaggio nel passato – eppure proposto in chiave contemporanea tramite l’allestimento continuo e i quattro autori a commento – è bene chiarire l’appellativo con cui egli stesso talvolta si firma e si identifica . Giani bifronte, così come il dio romano delle porte e dei passaggi, dichiara il virtuosismo dell’autore di essere esattamente sospeso fra due epoche e generi artistici differenti. Se da un lato è manifesto il legame al neoclassicismo, al rigore e all’accademismo e una consapevole lettura dei più disparati modelli di riferimento (dai maestri bolognesi a Domenichino, Poussin, Piranesi), dall’altra parte emerge indiscutibilmente una coraggiosa spinta al preromanticismo, alla rottura di schemi dettati dal suo tempo con lungimirante proiezione.
Ebbene Giani ritorna felicemente a Palazzo Bentivoglio grazie a Trionfo di Cibele e Trionfo di Bacco, i due tondi originariamente dipinti per la sala da pranzo del palazzo nobiliare – oggi appartenenti a collezione privata – che aprono al percorso espositivo. A seguire, l’esposizione si declina in tre sezioni principali che permettono di muoversi fra gli sprazzi dell’intensa produzione dell’autore. La prima sala raccoglie i lavori esordienti di Giani che riflettono il portato della sua formazione bolognese e di quella romana, ponendo l’accento sulle composizioni neoclassiche che seguono il principio dell’imitazione, ma, in egual misura, superano la copia fedele per incontrare uno slancio personalissimo. Come meglio illumina il curatore Pasquali «a volte, ricreare l’antichità può corrispondere al proiettare attese utopiche sul proprio tempo». Già all’interno della prima sala troviamo una delle quattro opere poste in parallelo all’autore settecentesco italiano. Flavio Favelli con Pendant Gigli traduce una comune visione sospesa fra passato e vissuto personale.
La seconda sala è dedicata al nucleo tematico del paesaggio dove è possibile riconoscere vedute dal vero e di pura invenzione. In entrambi i casi la rappresentazione della natura – comunque intrinsecamente fragile e precaria – suggerisce una sublimazione della stessa sulle figure umane, in linea con il sentire preromantico. La presenza, qui, dell’opera contemporanea di Franco Raggi, La tenda bianca, enfatizza la dicotomia fra i sacri ideali – il tempio in questo caso – e l’armonia provvisoria – la tenda nomade.
Verso la conclusione del percorso espositivo l’acquerello Aurora, Melia and Rheia Prepara Porridge for Helios (2023) di Pablo Bronstein allude alla ricchezza di elementi decorativi che contraddistinguo tutta l’ultima densa produzione dell’autore neoclassico e che «connota il lavoro di Giani come nessun’altra esperienza da lui vissuta, in termini di durata, d’impegno e di audacia nell’inventare» (A. Ottani Cabina, dal testo critico della mostra). La campionatura di lavori eterogenei continua a evidenziare il carattere oscillante fra temi antichi e slanci più arditi e sperimentali fino all’epilogo rappresentato dall’opera di Luigi Ontani. Canopo Giano Felice Grottesco Iani racchiude l’animo combinatorio del maestro decoratore: si tratta di un vaso in ceramica il cui coperchio è un doppio autoritratto composto da due volti congiunti sul lato occipitale e che guardano in direzioni opposte. Il lavoro storicizzato del protagonista del neoclassicismo italiano viene proposto in una lettura contemporanea, non solo tramite le opere selezionate a commento, ma anche attraverso narrazione continua, orchestrata dall’allestimento di Franco Raggi. Il display progettato abbraccia la ricca produzione in un contrasto di fondo oro e feltro azzurro, richiamando le colorate temperate adoperate e l’impeto vitale di Felicissimo Giani.
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