Categorie: Mostre

Da genti e paesi lontani: l’urgenza dei sogni nella poetica di Stefano Di Stasio

di - 19 Agosto 2023

«Di Stasio inizia una vera rivoluzione, anche iconografica. Non è un pittore della realtà, è un pittore del sogno e del mito»: è stata un’idea di Vittorio Sgarbi, curata da Gabriele Gabelloni, quella di rendere omaggio con Da genti e paesi lontani alla pittura di quiete apparente, interamente nel presente e contro le mode del tempo, di Stefano Di Stasio.

Stefano Di Stasio, Autoritratto, 1978, Mart, Collezione VAF-Stiftung

Evocativo della passione che Di Stasio nutre per l’arte e la musica – Da genti e paesi lontani è una libera traduzione di Von fremden Ländern und Menschen, il brano iniziale della raccolta pianistica Kinderszenen di Robert Schumann che l’artista suona da «tempo immemorabile» – L’Autoritratto (1978) introduce a un universo sofficemente dechirichiano popolato da figure maschili in completi classici e brillanti, figure femminili spesso nuda veritas e lupi, uccelli e animali governati dagli istinti e dalle leggi implacabili della natura, che si fanno specchio delle relazioni tra esseri umani.

Stefano Di Stasio, Periferia dei gesti, 2017. Galleria Alessandro Bagnani

Sbalordendo, in una sognante fascinazione del passato pur di immediata comprensione, un bestiario sentimentale racconta in maniera magistrale la vita di uomini e donne fragili, forse consumati da amori non corrisposti, colti nei momenti più importanti e delicati della vita in cui decisioni irrevocabili possono cambiare il corso di un’esistenza: mancarsi per un soffio, ritrovarsi o perdersi per sempre.

Pioniere del ritorno alla pittura, Stefano Di Stasio non è un pittore della realtà: la sua rivoluzione, a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 dominati dalle neo-avanguardie, mescola provocatoriamente – tanto da essere considerato da Calvesi tra gli Anacronistici – realismo, atmosfere enigmatiche e richiami di classicità. In Cerimonia domestica la diversità dei temi sfiora la pittura barocca, Autoritratto dopo Cristo cita Beccafumi e caravaggisti nordici, Capriccio mistico e Celebrazione dell’apparire alludono, con non celata evidenza, alla pittura antica e la candela fonte di luce in A sera svela un impianto neocaravaggesco.

Stefano Di Stasio. Da genti e paesi lontani. Ph. Mart, Jacopo Salvi – Altomare studio

Dal Realismo magico al Simbolismo, finanche al Surrealismo, Di Stasio cortocircuita la tradizionale idea di linearità temporale e trasforma ogni tela in una chimera di immagini da decifrare, come un rebus, come un sogno. Non sono del resto, i sogni, di natura scivolosa? E non è forse l’urgenza dei sogni l’intima materia che questa pittura esprime passando attraverso l’uomo, turbato, a volte cupo, sicuramente alla ricerca di certezze. Di Stasio del resto, scrive Anna Imponente nel catalogo che accompagna la mostra, «come dal baule di un prestigiatore estrae oggetti correlati per intuizione, che si intrecciano con illuminazione repentina. Una specie di quadrato magico trasforma la nozione di cose e personaggi in un insieme collocato in una realtà sostitutiva dove cercano reciproca influenza. Decostruisce con libertà assoluta intuendo ciò che i nostri occhi ciechi come Edipo non vedono».

Stefano Di Stasio, Le strade di Edipo, 2020. Collezione Interacciai

È il mito di Edipo che ci insegna che vedere è sapere, ed è proprio a Edipo che Di Stasio intitola alcune opere in mostra: Le strade di Edipo del 1984 e del 2020 – con un Edipo in abiti contemporanei alla ricerca di una soluzione all’enigma della sfinge, che ha la foggia di uno spaventapasseri – Dalla storia segreta di Edipo del 2005 (con chiaroscuri caravaggeschi, la ricorrente gamba con la ghirlanda di rose a spirale e il doppio punto di vista) ed Edipo a Colono del 2020 (con le figlie Antigone e Ismene). Con fare psicanalitico, e differenti rappresentazioni del mito, Di Stasio propone al Mart, fino al 22 ottobre, una nuova combinazione di elementi oggettivi e soggettivi impedendo a chi osserva di rimanere passivo ed esortandolo, anzi, a togliere il velo a ciò che il senso comune contemporaneo nega di sapere.

Stefano Di Stasio. Da genti e paesi lontani. Ph. Mart, Jacopo Salvi – Altomare studio

«Né dei miei rapporti personali, né delle mie battaglie, né delle mie delusioni, né dei miei successi». Le parole scritte da Freud nella sua Autobiografia, convinto di essere prossimo alla fine, riecheggiano nel percorso che si articola in una selezione di cinquanta opere e sedici disegni che dagli anni ’70 attraversano cinquant’anni di attività arrivando fino ai giorni nostri e assomigliando a vere e proprie installazioni che cristallizzano un tempo che trascende il passato in un presente che avrà valore futuro.

«Per prima cosa c’è una figura, o un particolare di essa, che già la mente intravede, accompagnata da un certo sentimento ne subito la matita cerca di renderlo visibile, raramente è bisogno di mettere il segno per il segno, come un impulso primario…». Come un sogno? Leggero, poetico, libero e, italiano, come ha evidenziato Lucia Longhi in catalogo, ponendo l’attenzione sui colori, sui richiami alla storia dell’arte e dell’architettura, sulle composizioni geometriche, gli abiti e gli interni: «il mondo di Di Stasio è altrettanto familiare, seppure restituito in modo surreale». Dunque si, come un sogno, beninteso come vera e propria esperienza psichica, sulla cui onnipotenza André Breton fondò, appunto, il Surrealismo.

Stefano Di Stasio, Siste viator, 2012. Ulisse Gallery

«Genti e paesi lontani (nel tempo e nello spazio ci viene da pensare) non sono altro che una modalità elegante per riproporre, senza smentita letteraria alcuna, l’incipit senza tempo della tradizione più antica e riconoscibile: ‘C’era una volta…’». A queste parole di Gabriele Lorenzoni, Stefano Di Stasio risponde che Da genti e paesi lontani «non si tratta di un racconto realistico che spia la realtà visiva del mondo là fuori, no, è il mondo interiore, mentale, immaginifico, anche fiabesco, che pulsa e chiede di entrare in scena, messaggero di un altrove» che siamo invitati a guardare, a cercare di leggere fino a capirne il mistero».

C’era(no) una volta immagini di località, cose e persone rimaste profondamente sepolte sotto gli strati successivi che il tempo depone sulle nostre prime esperienze infantili che il sogno continuerà a portare alla luce e «la potenza dell’artista mago lo fa(rà) diventare anima».

Stefano Di Stasio. Da genti e paesi lontani. Ph. Mart, Jacopo Salvi – Altomare studio

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