Fino al 31 luglio, a Palazzo Fondi di Napoli, sarà visitabile “Fragile”, la personale di Antonella Romano curata da Anna Cuomo e prodotta da Le Nuvole/ Casa del Contemporaneo, inserita nella sezione dedicata alle arti visive della XXIII edizione del Napoli Teatro Festival Italia.
Nata a Napoli nel 1970, Antonella Romano ha sperimentato nel corso della sua carriera diversi linguaggi espressivi. Nel 1993 si avvicina al teatro realizzando esperienze significative e di grande crescita che la porteranno nel 2005 a vincere il Premio Giuralà come miglior attrice giovane per lo spettacolo L’Ereditiera di Annibale Ruccello con la regia di Arturo Cirillo. Il teatro prima e gli studi di danza contemporanea poi, portano Antonella Romano a interrogarsi sulla forza dell’espressione corporea e ad attivare nuove forme comunicative che hanno determinato la necessità di espandersi alle arti figurative.
«La mia relazione con l’arte nasce per mezzo del teatro, il quale non è soltanto una metafora della vita, ma una tecnica di svelamento. L’attore coincide con l’uomo per cui il lavoro attoriale prevede un attraversare, un conoscere e uno svelare. L’importanza della vita, le relazioni, lo sguardo verso la creatività, la negazione, la malattia, il mutamento sono il respiro della ricerca scenica ed artistica. La consapevolezza e la forza dell’espressione corporea in uno spazio scenico mi hanno portato a porre sempre più una particolare attenzione all’essenzialità di un corpo in movimento, in uno spazio vuoto, fino a sentirne la necessità di trascenderlo e plasmare la materia utilizzando l’esperienza acquisita. Abito lo spazio che sarà abitato dalla materia per concepire l’opera, sentendo l’area con cui dovrà dialogare la mia creatura. Il tutto nasce dal bisogno di relazionarsi, dalla necessità dell’incontro, per cui non è un lavoro nello spazio, ma un lavoro con lo spazio», ha dichiarato Romano.
L’esposizione realizzata nelle sale dello storico Palazzo Fondi, rispecchia pienamente la ricerca multidisciplinare portata avanti negli anni da Antonella Romano. “Fragile” si struttura in un percorso articolato in cinque sale rappresentanti il riflesso di altrettanti luoghi dell’anima, ciascuno dominato da un’installazione dedicata a una fase di evoluzione personale dell’artista, la quale parte dalla rappresentazione della fragilità per superarla e per mostrare che, in quanto valore umano e naturale, è parte di tutti.
Blaise Pascal scriveva che «La fragilità è l’uomo stesso. E negarla significa sprecare un pezzo essenziale della nostra persona», e così effettivamente la stessa Antonella Romano ci invita a riscoprire l’essere fragile come opportunità, come strumento attraverso cui ricucire le fratture dell’anima e ritrovarsi con sguardo rinnovato di fronte a se stessi. Fragilità come valore e non vergogna, elemento di indagine interiore.
Il medium attraverso il quale l’artista ci comunica questa labile dimensione è il fil di ferro utilizzato per la realizzazione di sculture intrecciate a mani nude che tradiscono uno stile inconfondibile, leggero e potente allo stesso tempo. Una pratica certosina per la creazione di “sculture” che, in alcuni casi, raggiungono anche notevoli dimensioni. Le sue figure prendono origine da forme morbide, anse e incavi di donne, fiori dai lunghissimi steli e piccolissime farfalle che nell’insieme corale dell’esposizione finiscono per evidenziare le fasi evolutive dell’autrice.
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