Sport. Le sfide del corpo. Veduta della mostra. Ph Mart, Jacopo Salvi, 2025
Se la definizione più ampia di atleta è quella che descrive una persona capace di pensare in grande e di tendere, con disciplina, allenamento e tenacia, al superamento dei propri limiti – nutrita dalla forza di volontà e dal desiderio di oltrepassare ogni confine – allora possiamo immaginare i curatori Daniela Ferrari e Antonio Calbi come due veri e propri atleti. E il Mart, contenitore di questa nuova mostra, una straordinaria arena dove Sport. Le sfide del corpo gioca la sua partita più ambiziosa: mostrare, con il linguaggio dell’arte, la tensione, la fatica e la bellezza del gesto sportivo. Sport. Le sfide del corpo è a tutti gli effetti una mostra all’altezza delle grandi imprese sportive, degli atleti, degli artisti e dei protagonisti che celebra. Una mostra che parla da sé anche attraverso i numeri: oltre 350 opere d’arte tra sculture, fotografie, dipinti, collage, poster, costumi di scena, oggetti e cimeli sportivi, in un’autentica apoteosi del corpo in movimento e della sua rappresentazione artistica, perché, come scrive Calbi «c’è anche della poesia in una partita di tennis, in una gara di nuoto, in un derby di calcio, in un incontro di pugilato».
Realizzata nell’ambito di Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026 e di Combinazioni_caratteri sportivi, Provincia autonoma di Trento, la mostra è divisa in otto sezioni: Le origini, Corpo a corpo, In squadra, Oltre il limite, Nell’acqua, Corpi volanti/corpi danzanti, Correre, Al freddo, abbracciando arte antica, moderna e contemporanea. Immersi in un allestimento blu cobalto che accompagna l’intero corso della mostra, nel primo ambiente – ‘Le Origini’ – sopra un grande podio centrale, assistiamo alla scenografica vista di candide statue di gesso e di marmo provenienti dalla Gypsotheca di Possagno, dal Museo dell’Arte Classica di Roma, dal Parco Archeologico di Ostia Antica, toccando con mano una realtà antica e ancora viva.
Camminando circolarmente attorno al podio, incontriamo forme corporee tese nella forza muscolare, ma anche nella grazia e nell’estasi. Affiancandoci, ne percepiamo il respiro, e per un attimo sembrano davvero in vita. Le statue risuonano con le immagini fotografiche che delimitano l’ambiente: i nudi iconici e provocanti di Robert Mapplethorpe, gli eterni ritratti di statue classiche di Mimmo Jodice, sapientemente sfuocati, talvolta in primo piano, talvolta sullo sfondo, per rendere viva la pietra, perché possa muoversi, parlare, agire nella sua chiasmica immobilità. Un effetto bokeh che ammorbidisce le linee del bronzo e del marmo dei soggetti fotografati, richiamando la memoria dell’antico, ormai tramontato ma ancora presente, sempre disponibile a noi, ’che possiamo attingerne la forza, il mistero, e la bellezza senza tempo.
Nella sezione ‘In Squadra’, si trovano delle divertenti e ironiche immagini di Pasolini nelle vesti di giocatore in una partita a pallone, e di Frati Volanti, intenti nel gioco della pallavolo, immortalati da Nino Migliori nel ’56. Migliori immortala anche un ragazzo nell’atto di tuffarsi, il Tuffatore, appunto, nella sezione ‘Nell’Acqua’. Qui troviamo anche l’opera Il Nuotatore (va troppo spesso ad Heidelberg) di Studio Azzurro, dove un nuotatore passa di televisore in televisore, tra una bracciata e l’altra. E se nel nuoto le braccia servono ad avanzare, a spingere il corpo verso il tocco finale in corsia, nella danza si trasformano in strumenti di espressione estetica, arti essenziali per l’equilibrio, nei volteggi e nei passi più complessi.
In ‘Corpi volanti/corpi danzanti’ spuntano, tra le molte opere esposte, un costume ed un paio di scarpette da ballo appartenuti a Carla Fracci, le delicatissime fotografie di Anna di Prospero, e un Tentativo di Volo di Gino De Dominicis. L’artista ripetutamente tenta, sbattendo le proprie braccia come ali, di prendere il volo da una pietra che gli fa da trampolino di lancio, sebbene, immancabilmente, ricada verso terra.
Tentano di volare anche le energiche figure femminili immortalate da Fabrizio Ferri nel deserto alle porte del Joshua Tree National Park, in California nel 1995. Scelta come copertina del catalogo, un’atleta di salto agli ostacoli corre e salta superando un ostacolo che non c’è. In fondo, tutto sembra ricondurre a questo: il desiderio umano di superare il limite, sia questo fisico, mentale, artistico. Che si tratti del gesto atletico o di quello creativo, il corpo diventa lo strumento attraverso cui si misura l’infinito, cercando ogni volta di andare un po’ oltre, un po’ più in alto. ‘Sport. Le sfide del corpo’ è un meraviglioso racconto di tentativi, di cadute e di voli, di fatica e di bellezza: un’ode alla tensione stessa dell’essere umano, alla ricerca della propria forma più pura.
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