The Blue Fossil Entropic Stories I Julian Charrière © 2025 ProLitteris, Zurich; the artist
Non solo Art Basel, la regina delle fiere. Sono tutti a Basilea i protagonisti dell’art system internazionale: super collezionisti, galleristi, mercanti d’arte da ogni parte del globo, poi uno stuolo di appassionati, insieme ai rappresentanti delle maggiori istituzioni (qui il nostro report d’apertura e le prime vendite). La città svizzera li accoglie, con una lista di proposte dentro e fuori il colosso di MCH Group. Come le 5 mostre che vi segnaliamo, come da tradizione, nella settimana bollente della fiera.
Prima tappa tra il verde e le ninfee della Fondazione Beyeler, che a partire dal 13 giugno presenta una delle mostre personali più complete mai dedicate all’artista Vija Celmins (1938, Riga) in Europa. Nota soprattutto per i suoi dipinti e disegni profondamente coinvolgenti che raffigurano galassie, superfici lunari, deserti e oceani, l’opera di Celmins invita lo spettatore a fermarsi, a osservare attentamente, fino a immergersi, andando oltre la percezione tradizionale dello spazio. Andando oltre a quello che si vede. Sono circa 90 le opere in mostra e restituiscono una panoramica completa di una straordinaria carriera lunga 60 anni, nessun limite tra dipinti, disegni, opere grafiche e sculture. Tra stelle e mare.
Fino al 10 agosto, il centralissimo Kunstmuseum espone Medardo Rosso, il rivoluzionario della scultura. Con una premessa: «Sebbene eccezionalmente influente», dicono dal museo, «l’artista italo-francese rimane oggi troppo poco conosciuto. Medardo Rosso: Inventing Modern Sculpture mira a cambiare questa situazione». Quindi, le protagoniste: circa cinquanta delle sue sculture e duecentocinquanta tra fotografie e disegni, che tracciano una rara opportunità di scoprire l’opera di Rosso in una retrospettiva completa. La mostra, realizzata in collaborazione con il mumok (Museum moderner Kunst Stiftung Ludwig Wien) e co-curata da Heike Eipeldauer ed Elena Filipovic, aiuta i visitatori a comprendere le radicali esplorazioni di Rosso sulla forma (e sulla sua disfatta), sui materiali e sulla tecnica attraverso i media. Lo straordinario e duraturo impatto della sua opera viene svelato attraverso l’incontro con oltre sessanta artisti degli ultimi cento anni, tra cui Lynda Benglis, Constantin Brâncuși, Edgar Degas, David Hammons, Eva Hesse, Meret Oppenheim, Auguste Rodin e Alina Szapocznikow.
C’è la mostra del videoartista e regista britannico Steve McQueen, a Basilea. Schaulager Basel ha aperto i battenti di Bass (2024), un’opera profondamente immersiva, e al tempo stesso immateriale, a 12 anni di distanza dalla sua mostra magistrale. Specificamente in sintonia con l’architettura dello Schaulager, Bass si concentra così sull’effetto della luce, del colore e del suono e sulla nostra percezione fisica dello spazio e del tempo. L’opera è composta unicamente da colore e suono: profonde frequenze di basso risuonano nello spazio – a volte più intense, a volte più leggere – percepibili come singole note o come tracce di una melodia. Allo stesso tempo, la stanza è inondata da una luce colorata che, lentamente e quasi impercettibilmente, attraversa l’intera gamma di colori percepibili, dallo spettro cromatico del rosso intenso fino all’ultravioletto. «Ciò che amo della luce e del suono», ha spiegato McQueen, «è che entrambi nascono dal movimento e dalla fluidità. Possono essere plasmati in qualsiasi forma, come vapore o un profumo; possono insinuarsi in ogni angolo. Amo anche il punto di partenza, dove qualcosa non è tanto una forma quanto un’entità onnicomprensiva». Le coordinate: Ruchfeldstrasse 19, Münchenstein. Fino al 16 novembre.
Sussurri dalle maree e dalla foresta. Si descrive da sè, nel testo di presentazione, la mostra presentata al Kunsthaus Baselland. «È una mostra dai toni pacati e al tempo stesso di storie delicate e nuove che dovremmo iniziare a raccontare in tempi di crisi e sconvolgimenti. Sullo sfondo del cambiamento climatico, delle minacce e dello sfruttamento di paesaggi, foreste e fiumi, nonché delle ondate migratorie dovute a situazioni climatiche o politiche estreme che stanno diventando sempre più evidenti in tutto il mondo, abbiamo bisogno di nuove narrazioni che possano differire da quelle che abbiamo raccontato finora. Dopotutto, come ha recentemente affermato la professoressa e antropologa Anna Tsing, dovremmo prepararci oggi a fare a meno delle vecchie narrazioni che potrebbero dirci dove stiamo andando». Una mostra collettiva, internazionale, dove gli artisti rendono possibili queste nuove narrazioni, offrendo uno sguardo eterogeneo sul mondo. I protagonisti: Caroline Bachmann, Johanna Calle, Lena Laguna Diel, Abi Palmer, Nohemí Pérez, Naufus Ramírez-Figueroa, Belén Rodríguez, Ana Silva, Julia Steiner, Surma, Liu Yujia. Fino al 17 agosto.
Una mostra immersiva, distribuita su tre piani, un viaggio tra mondi, luci e storia. La personale dell’artista franco-svizzero Julian Charriére (classe 1987), Midnight Zone, si confronta con le ecologie sottomarine, dal Reno agli oceani più remoti, esplorando la complessità dell’acqua. Il mezzo per raccontare questa liquidità, senza limiti: fotografie, sculture, installazioni e nuove opere video che affrontano il nostro rapporto con la Terra come un mondo d’acqua; un’acqua che ricopre gran parte del nostro pianeta con mari, laghi e ghiacci, habitat di una miriade di organismi e sede di sistemi circolatori fondamentali per la stabilità del nostro clima. «L’acqua non è un paesaggio: è la condizione di ogni vita, il primo involucro della Terra, il mezzo del nostro divenire». Fino al 2 novembre.
Irène Zurkinden: l’amore, la vita. Vale a dire la celebrazione della vita e dell’opera dell’artista basilese Irène Zurkinden (1909–1987), in programma dal 13 giugno al 7 settembre 2025. Si tratta di uno sguardo a 360° sul lascito artistico di Zurkinden, presentando opere iconiche provenienti da collezioni pubbliche e private, accanto a lavori intimi su carta esposti al pubblico per la prima volta. Sono passati quarant’anni dall’ultima esposizione istituzionale dedicata a Zurkinden — in particolare al Kunstmuseum Basel e al Schloss Ebenrain negli anni ’80. Con questa nuova rassegna, si intende far conoscere la sua opera a una nuova generazione di visitatori. Non solo i ritratti e le vedute urbane, ma anche disegni, dipinti e taccuini meno noti — alcuni inediti.
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