Dal 2 febbraio al 26 marzo il padiglione de lâEsprit Nouveau si trasforma in una cassa armonica, al cui interno risuonano i suoni degli audio-diari con cui lâartista ha registrato lo scorrere della vita a New York. Promossa da MAMbo â Museo dâArte Moderna di Bologna, Istituto di Cultura Lituano e Ambasciata di Lituania in Italia, in collaborazione con Home Movies â Archivio Nazionale del Film di Famiglia, lâesposizione si inserisce sia nel main program di ART CITY Bologna 2023, che nellâambito di Jonas Mekas 100!, il programma internazionale di iniziative celebrative per il centenario dalla nascita dellâartista.
Il cinema, come ogni altra arte, è come un grande albero con molti rami, alcuni vecchi e grandi, altri piccoli e giovani, e le punte sono gemme e foglie che designano diverse forme, contenuti, tecniche; e i rami piĂš piccoli, i piĂš giovani, sono come foglie e gemme. Il corpo principale può essere sostenuto dalle radici, ma sono i piccoli rami, le foglie e le gemme fresche che portano il sole e la vita allâalbero. Un albero non può sopravvivere senza foglie. (Jonas Mekas)
Una chiassosa sinfonia in cui epoche diverse si fondono nel presente, un percorso costellato da disegni, film, video, per presentare la multiforme opera dellâartista raccontato dal duo di curatori Francesco Urbano Ragazzi.
Da dove nasce lâidea di celebrare, nel centenario della sua nascita, la figura di Jonas Mekas?
Per prima cosa è per noi molto importante celebrare una nascita, perchĂŠ il cinema di Jonas Mekas è legato alla vita e alla sua osservazione attiva per renderla migliore di quello che è. Il suo cinema è sempre stato una ricerca dello sguardo per trovare i momenti felici della propria vita, svolgendo un esercizio spirituale attraverso il cinema. Under the Shadow of the Tree si inserisce in un ciclo di venti mostre che include âImages are realâ, al Mattatoio a Roma fino al 26 febbraio, che ha unâimpostazione piĂš retrospettiva e che includerĂ poi una mostra alla cineteca di Milano. Lâidea è di attraversare lâItalia con il cinema di Mekas mostrando i diversi formati con cui la sua pratica si è andata sviluppando. Se la mostra di Roma è una retrospettiva in senso classico, questa mostra di Bologna è invece uno spunto poetico, connettendosi allâidea, tipica della visione dellâartista, per cui il cinema si avvicina alla poesia o comunque alla scrittura.
Edificio e opere, come dialogano un prototipo abitativo realizzato nel 1925 da Le Corbusier e Pierre Jeanneret, ricostruito in copia fedele a Bologna nel 1977 da Giuliano, Glauco Gresleri e JosĂŠ Oubrerie con il corpus di opere?
Noi abbiamo lavorato a lungo con Jonas in vita e abbiamo ideato insieme dei veri e propri formati, il lavoro di Mekas era molto conosciuto a livello internazionale soprattutto nel mondo del cinema ed è stato poi abbracciato nel mondo dellâarte contemporanea soprattutto negli ultimi 20 anni. Mekas stesso si è aperto a sviluppare formati nuovi anche legati a spazi non convenzionali quindi il lavoro sulla pittura ha molto stimolato lâultima fase della carriera dellâartista ed è cosĂŹ che è stato possibile realizzare questo tipo di progetto a Bologna. Mekas mette in tensione lâarchitettura cementizia con delle reinterpretazioni spaziali, come nel padiglione dellâEsprit Nouveau, che ha una storia particolare perchĂŠ è uno dei primi edifici che è stato concepito intorno allâelemento vegetale. Lâedificio di Le Courbousier a Parigi, infatti, è stato disegnato intorno ad un albero centrale, abbiamo quindi ragionato sulla presenza degli alberi nei lavori di Jonas, dove il tema arboreo è centrale. Lâartista stesso definisce il cinema come un grande albero ramificato, rappresentandolo come un organo vitale e umano, dove non esiste solo il cinema commerciale o una forma convenzionale ma esistono delle forme che toccano la vita di tutti noi e che sono la parte piĂš vitale di esso su cui pone fortemente lâattenzione
Conosciuto per i suoi audio-diari, con cui lâartista ha registrato lo scorrere della vita a New York, come si fondono questi frammenti di epoche diverse nel presente?
Sicuramente in tutta la produzione di Mekas câè una riflessione sulla temporalitĂ e sul tempo vissuto, sul tempo della propria vita. Un profugo lituano che ha vissuto il dramma della Seconda Guerra Mondiale, del campo di lavoro nazista e poi dei campi profughi, arriva nel 1949 a New York, compra una cinepresa molto maneggevole e inizia a filmare la sua vita cercando di isolarne esclusivamente i momenti felici. Costruisce la propria temporalitĂ e attraversa lâesistenza a proprio modo, al di lĂ di quello che ha vissuto. Questa idea per noi è assolutamente contemporanea dal momento in cui tutti noi oggi abbiamo una videocamera in tasca, non facciamo altro che filmare la nostra vita e a ricostruirla attraverso immagini, in qualche modo tutti noi stiamo facendo oggi quello che Mekas ha fatto per tutta la sua vita.
Lâalbero. Fulcro dellâarchitettura del Padiglione, e anche elemento attorno cui ruota una riflessione per immagini sul ruolo della natura nellâopera del cineasta. Che ruolo trova nel percorso della mostra?
Nellâopera di Jonas il ritorno al tema naturale è qualcosa che ricorre, un profugo lituano trapiantato a New York allâetĂ di 27 anni, uno strappo importante nella sua vita che lâha portato a guardare con molta attenzione, allâinterno di questa sua produzione artistica molto prolifica, allâelemento naturale. I suoi film partono dal presupposto di esercitarsi nel trovare la natura nella cittĂ , di conseguenza tutto il suo lavoro ha lâintento di riconnettersi con il senso delle stagioni, in un tentativo di ritrovare e prendere il tempo. Vediamo che lâelemento di connessione con lâelemento naturale è un vero filo conduttore della sua produzione e in questo caso entra in connessione con lo spazio antropico del padiglione modernista.
Poetica, politica, un intreccio da sempre presente nelle opere di Mekas. Come convivono queste tematiche allâinterno di âUnder the Shadow of the Treeâ?
Abbiamo deciso di privilegiare un aspetto assolutamente poetico, la mostra attraversa la produzione di Mekas e i video non sono ordinati in senso cronologico ma per libere associazioni, spesso attraverso associazioni sonore ancor prima che visive. In questa sinfonia che riempie il Padiglione si può comunque intuire come Mekas abbia costruito la propria esistenza combattendo per alcuni valori attraverso il cinema. Sicuramente il valore della libertĂ espressiva e dellâindipendenza sono i piĂš importanti, questo lo si vede bene soprattutto guardando i documenti che sono esposti in mostra. Dal vasto archivio di Mekas abbiamo selezionato una cinquantina di documenti, fotografie e lettere firmate dallâartista, che lui stesso ha ricevuto e che documentano il suo sforzo di modellare lâindustria cinematografica secondo degli ideali che riguardano non solo il cinema ma il progresso dellâumanitĂ . Quindi proprio in questi documenti si vede lâaspetto piĂš politico e militante dellâarte di Jonas Mekas.
Quali sono i vostri progetti in programma?
Stiamo lavorando proprio sullo sviluppo di programmi espositivi per opere che entrano ed escono dallo spazio del cinema, lâobiettivo è quello di analizzare le nuove forme di espansione del cinema. VerrĂ anche a breve pubblicato il catalogo âImages are realâ edito da CURA che verrĂ presentato ad Arte Fiera il 5 febbraio, un libro di freschissima stampa che ripercorre lâopera di Mekas a partire dalla mostra di Roma.
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