Gli spazi della galleria vedono la presenza in contemporanea di due artisti che in comune hanno soltanto il ricamo, il cucito, la tessitura come tecnica utilizzata nella propria espressione artistica. Il loro lavoro appartiene infatti a quella linea d’indagine che si serve della sapienza artigianale per sviluppare nuovi linguaggi figurativi.
Protagoniste dell’esposizione di Silvia Chiarini sono le tele colorate: una pittura dai toni pastello -dal rosa confetto al viola, al lilla- fa da sfondo ad oggetti della quotidianità femminile: borsette, scarpe a punta, sandali con il tacco alto. La stesura piatta o a spruzzo dell’acrilico sembra non lasciare spazio ad alcuna profondità o volume. Eppure alcune immagini emergono dalle superfici e si appropriano dello spazio del quadro, invadendolo interamente. Sostituendo il colore su alcuni particolari con glitter o fili colorati Chiarini carica di un’energia particolare le sue figure.
E’ evidente che la giovane artista faentina riflette sul rapporto tra lo spazio e le cose, ma il suo intento non è quello di assegnare agli inserti ricamati un significato metaforico, quanto piuttosto quello di sottolinearne il valore segnico. La ripetizione del pattern crea effetti visivi quasi optical. Sono figure estremamente concrete e insieme stranamente smaterializzate, mobili, vibranti. Ad animare la sala anche un’installazione (Mypaintingmachine) che lancia bolle di sapone colorate e dipinge la parete con schizzi dai colori intensi. Un invito al coinvolgimento per l’osservatore, che può intervenire riempiendo mentalmente gli spazi lasciati vuoti dalla pittura.
Ad accogliere il visitatore nella seconda stanza, l’installazione di Berend Strik, Rabbits and strawberries, una mini struttura formata da tessuto che sconfina nell’architettura.
L’artista olandese, residente ad Amsterdam (classe 1960) è conosciuto soprattutto per i suoi lavori che mescolano all’immagine fotografica il materiale tessile. La foto è per Strik solo una base; il suo obiettivo è trasformare e rinnovare la raffigurazione tradizionale, riconoscendo all’arte il compito di riempire la realtà con nuovi significati. I soggetti dei sei scatti in bianco e nero sono rianimati dall’intervento del ricamo: l’immagine viene ridisegnata con fili colorati. L’artista decontestualizza così la fotografia, non più mezzo di espressione ma oggetto manipolato. Berend Strik e Silvia Chiarini allestiscono, quindi, due personali perfettamente autonome ma che non cessano di richiamarsi a distanza, presentandosi come due facce –una notturna e l’altra diurna- di un unico evento.
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