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Fino al 15.VII. 2014 | Luca Pignatelli | Museo di Capodimonte, Napoli

di - 8 Luglio 2014
Dai contesti sociali ai modelli culturali, dalle strutture economiche alle modalità percettive, si può dire che l’arte contemporanea abbia dedicato molte energie all’analisi della propria enciclopedia. Esplorate le possibilità espressive con una consapevolezza forse mai dimostrata prima, quasi saturato il campo delle sperimentazioni con una massa vertiginosa di informazioni, un fertile motivo di ispirazione sembra essersi sviluppato proprio in ciò che è passato.
Non propriamente la novità di una inversione di tendenza, perché il confronto tra storia e presente fa parte dei corsi e ricorsi dell’arte ma, negli ultimi tempi, proprio l’archeologia, affrancata dall’aura ieratica e intoccabile di icona dell’antico, è al centro di una consistente corrente di rilettura.

La mostra di Luca Pignatelli (Milano, 1962), curata da Achille Bonito Oliva, allestita nella spaziosa e luminosa sala dedicata a Raffaello Causa, si inserisce nel solco di questa tendenza che ha riportato in auge il confronto tra antichi e moderni, senza l’acredine della querelle del XVIII secolo. Scopo dell’artista milanese, infatti, non è determinare l’ampiezza della frattura tra i mondi, opponendo canoni costruttivi e schemi visivi, ma appiattire la distanza, come se, nell’elaborazione della memoria artistica, i simboli fossero destinati a ritornare, pur in forme eternamente diverse.
L’operazione è complessa, perché la Reggia di Capodimonte, non solo, è cornice viva della stratificazione storica partenopea – con il Real Bosco voluto da Carlo di Borbone meravigliosamente conquistato da ragazzini e palloni – ma anche sede di un percorso espositivo sfaccettato, unico nel suo genere, che inizia dalla Crocifissione di Masaccio e finisce con le crettature di Burri, passando per Caravaggio, Ribera e Andy Warhol.
I muscoli poderosi di Ercole e la corazza loricata di Augusto, la torsione del guerriero Galata in posa da combattimento e il volto del sanguinario Mitridate, re del Ponto e acerrimo nemico di Lucio Silla, sono resi sul ferro zincato e sul telone da ferrovia, con le tecniche miste padroneggiate da Pignatelli.  Le riletture di questi pesanti simboli storici si espongono a rischi di derive idealizzanti e di interpretazioni effimere. Attivando una rappresentazione che gioca sul limite tra la corruzione della materia e la memoria dell’icona, l’artista ha tentato di evitare tali pericoli. Allora, la scala monumentale di tutte le opere, maestosa nel caso della colonna di teste che si innalza al centro della sala, viene ridotta a misura della percezione individuale, grazie alle casseforme di ferro a vista, ai frammenti di corde, agli squarci sulle tele, alla sovrapposizione conflittuale di segni sulla superficie. Il reperto, così riprodotto, vorrebbe uscire dal campo conoscitivo dell’archeologia e avvicinarsi alle mitologie archetipiche ma il percorso rappresentativo risulta ridondante, eccessivamente soddisfatto del proprio esito, battendo con insistenza sull’identica alternanza di simboli e motivi.
mario francesco simeone
mostra visitata il 9 maggio 2014
dal 10 maggio al 15 luglio 2014
Luca Pignatelli, a cura di Achille Bonito Oliva.
Museo di Capodimonte, via Miano, 2 – 80131 Napoli.
telefono: 0039.081.7499111 – 0039.081.7499151
Orari: Aperto tutti i giorni h 10.00-19.30; la biglietteria chiude un’ora prima; chiuso il mercoledì
Info:  0039.081.7445032 – sspsae-na.capodimonte@beniculturali.it

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