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fino al 17.I.2004 | Thomas Ruff | Napoli, Galleria Lia Rumma

di - 6 Novembre 2003

Divisa tra le due sedi della galleria, a Napoli e Milano, la mostra, che è stata concepita appositamente per questi spazi, riserva delle sorprese e alcuni spunti di riflessione.
Conoscevamo il lavoro precedente quando, negli anni 80’ e 90’, l’artista fotografava edifici disabitati in un bianco e nero fortemente contrastato. Era evidente l’influenza dei maestri dell’Accademia di Dusseldorf: Bernd e Hilla Becher che hanno avuto un ruolo fondamentale nel rivalutare la fotografia come mezzo concettuale. Il contrasto plastico e luministico tra i volumi architettonici e la predilezione per il razionalismo lo hanno portato a concepire uno spazio immaginario che ha il suo corrispettivo in quello cosmico nei firmanenti delle “Costellazioni”.
Per l’artista la fotografia è una superficie piatta e bidimensionale che non si può approfondire, ma solo penetrare, esplorare con lo sguardo come una superficie immobile. “L’essenza dell’immagine è esteriore, senza intimità e ciononostante più inaccessibile e misteriosa dell’idea dell’interiorità. Ha la capacità – afferma Ruff – “di essere senza significato, pur evocando la profondità di ogni possibile senso; non rivelata e tuttavia manifesta, possiede quella presenza-assenza che ne costituisce tutto il suo fascino”.
Fotografando il Mercato Ittico di Napoli, un esempio funzionale dell’architettura degli anni Trenta, l’artista esalta il valore della pura forma geometrica collegandola alla sua struttura interna e sovrapponendola, in digitale, ad alcune foto documentarie dell’epoca. All’oggettività di queste foto si contrappone, in un certo senso, l’esito quasi astratto dei suoi ultimi lavori. Si tratta prima di tutto di una contraddizione del nostro tempo: se da un lato viviamo nella realtà palpabile, concreta; dall’altro, a causa della velocità della comunicazione e delle nuove tecnologie, siamo immersi in una dimensione totalmente virtuale. La realtà locale, lo spazio concreto in cui ci troviamo e la realtà globale nella quale il tempo ci consente di comunicare con il mondo intero, interagiscono l’una con l’altra.
Negli “Astratti” un numero indefinito di immagini di fumetti scaricati da internet si sovrappongono fino a ottenere un’intensità del colore prossima alla saturazione. Ciò provoca la scomparsa di ogni traccia di figurazione, di ogni elemento reale. In questa identità di spazio e colore i passaggi cromatici non sono che mutamenti di lunghezza d’onda dell’emissione luminosa. I “Nudi” sono fotogrammi tratti dai siti pornografici. La bassa risoluzione e la manipolazione digitale li rendono sfocati anche se ancora riconoscibili. L’immagine oscena viene privata della sua carica sessuale e quindi della sua efficacia più immediata. Niente è più omogeneo di una fotografia pornografica. E’ una foto sempre ingenua, senza secondi fini e senza calcolo. La foto è interamente costituita dall’ostensione di una sola cosa: il sesso. Ma il primo piano passa dal pornografico all’erotico perché l’interesse dello spettatore viene deviato dall’oggetto alla sua rappresentazione: al “come” la fotografia è stata manipolata.

maya pacifico
mostra visitata il 28 ottobre 2003


Galleria Lia Rumma
Napoli, Via Vannella Gaetani, 12 (chiaia)
Tel.081. 7643619 Fax 081. 7644213
Orario galleria: dal mercoledì al venerdì dalle 16.30 alle 19.30
e-mail liarumma@tin.it  – web: www.gallerialiarumma.it


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