La musica per lâarte o lâarte per la musica? Diciamo che nel programma dellâAuditorium di Roma le cose sono legate inscindibilmente, e in occasione del programma periodico âOne space/ One Soundâ anche stavolta il visivo sarĂ unito alle note, scardinando di nuovo le due categorie che â ad ogni modo â sembrano nonostante tutto resistere nella percezione classica delle discipline.
Ad entrare oggi ad AuditoriumArte sono lâentitĂ Gregorio Samsa (dire âduoâ è un poâ riduttivo), con un intervento (perchĂŠ anche quando si parla di arte & musica definire lâoggetto âinstallazioneâ è un poâ riduttivo) intitolato The sound & The story, a cura di Anna Cestelli Guidi, seconda parte di un ciclo che vuole esplorare il tema del corso e dei ricorsi storici della violenza perpetrata dalle ambizioni di leader politici e dittatori.
E come da propria tradizione, Gregorio Samsa usa come materiale per il proprio lavoro una serie di elementi reali che però vengono trasformati seguendo non solo unâimpronta narrativa data come autentica, ma mischiando le carte con la finzione, con la dissimulazione. Il punto di partenza, stavolta, è la pubblicitĂ â trovata in rete â di unâazienda americana produttrice di vinili, del 1957. Tramite la manipolazione del video per simulare la realizzazione del 33 giri di Gregorio Samsa, e un processo di spersonalizzazione dellâimmagine che viene trasformata in icona geometrica â elemento che rimanda diversi oggetti presenti in scena, tra cui la stessa copertina, il tappeto kilim, la statua di Nerone e un giradischi â la percezione su quel che si vede, che si sente, e che è in relazione con lo spazio, stavolta appare falsata o, quantomeno, di difficile comprensione se non a livello puramente superficiale.
Dâaltronde i âGregorioâ, con le mistificazioni ci hanno abituato e tra tutti basta ricordare lâalter ego dellâartista, Eric, messo in scena anche al Cinema America di Roma nel 2013. Qui, la sua figura, non solo interpretava sette dipinti, ma stava seduto su un vuoto de Dedomicinisiana memoria e si rifletteva, mascherato da schermidore in uno specchio, mentre in una vetrina a pochi passi un anonimo artista cinese, nominato âIl Sembianteâ era ripreso nellâatto del dipingere i ritratti di Eric. Una sorta di ectoplasma, che non poteva essere percepito se non nella sua rappresentazione. Un poâ come della musica del potere e della sua illusione, colonna sonora che giĂ al momento dellâincisione sembra divenire traccia mortifera del passato. Colonna sonora di una storia soggetta alla visione di chi resta. (MB)