Categorie: Personaggi

Addio a Luigi Bonotto: morto l’imprenditore e collezionista, amante del Fluxus

di - 19 Novembre 2025

È morto oggi Luigi Bonotto, figura centrale nell’arte contemporanea italiana e internazionale, imprenditore e fondatore di una delle più straordinarie collezioni dedicate a Fluxus e alla poesia sperimentale. L’annuncio, diffuso poco fa dalla Fondazione Bonotto, lo ricorda con le parole che ne riassumono l’esistenza: «Sognatore visionario. Tessitore di legami, esploratore di mondi, creatore di fantasie. Hai sostenuto, con passione e curiosità, idee e progetti di grandi avventure estetiche. Grazie per tutta la bellezza che hai generato».

Nato nella campagna veneta, in una famiglia in cui lavoro, politica e cultura erano intrecciati da generazioni, Bonotto cresce in un ambiente in cui l’arte è parte del quotidiano. Il padre Giovanni, imprenditore nel settore dei cappelli e degli articoli di paglia a Marostica, lo porta da ragazzo nei musei veneti, a conoscere Canova, Tiziano, Tiepolo, e poi nei grandi musei italiani, dagli Uffizi ai Musei Vaticani. Parallelamente, al ritorno dai viaggi d’affari, gli racconta di opere e artisti visti in giro per l’Europa: espressionisti, impressionisti, Van Gogh, Picasso.

Il passaggio a Valdagno, per frequentare le scuole industriali nel cuore pulsante del tessile italiano, coincide con un altro incontro decisivo: il Premio Marzotto trasforma la città in un osservatorio privilegiato sull’arte contemporanea. Bonotto vede da vicino le opere di Burri, Fontana, Christo, Arman, comprende che il linguaggio dell’arte sta cambiando e che quella trasformazione ha a che fare anche con i materiali, con i processi, con l’industria. A Venezia, dove frequenta l’Accademia di Belle Arti, entra in contatto con l’astrazione di Tancredi, Vedova, Santomaso, con cui instaura relazioni personali destinate a durare nel tempo. Intanto insegna Disegno tessile all’Istituto Industriale di Valdagno: il dialogo tra formazione tecnica e immaginazione artistica è già, di fatto, il suo terreno naturale.

Nel 1972 inizia la sua attività imprenditoriale nel tessile, firmando progetti per alcune tra le realtà più importanti dell’arredamento e dell’abbigliamento. L’azienda cresce rapidamente e Bonotto lascia l’insegnamento per dedicarsi interamente al lavoro in fabbrica. Ma è proprio in questi anni che la sua traiettoria entra in risonanza con le avanguardie. Studia Duchamp, lo incontra a Milano in un circolo di scacchi e ne assorbe la lezione radicale sull’oggetto e sul ruolo dell’artista. Si avvicina al pensiero di John Cage e, grazie a figure come Francesco Conz, Rosanna Chiessi, Henry Ruhé, Emily Harvey, entra nel circuito di Fluxus e delle ricerche verbo-visuali internazionali. Emmett Williams lo introduce alla poesia concreta e alla sperimentazione poetica, aprendo a un universo di pratiche ibride, difficilmente classificabili entro un solo movimento.

Da quel momento la sua casa e la sua fabbrica, prima a Molvena e poi a Bassano del Grappa, diventano un crocevia internazionale. Artisti Fluxus, poeti visivi, sperimentatori sonori arrivano da tutto il mondo, lavorano fianco a fianco, discutono, progettano, producono opere, edizioni, libri d’artista, performance. Il territorio veneto, con le colline, le trattorie, la grappa, le maestranze artigiane, entra a far parte di questa geografia intermedia. Memorabili le serate alla trattoria “dal Mago”, da cui nascono bottiglie di grappa trasformate in opere da Nam June Paik, Ben Vautier, Philip Corner, Dick Higgins, Milan Knížák e molti altri.

La collezione che prende forma in quegli anni è un archivio vivo di relazioni: documenti, lettere, appunti, riviste storiche, materiali effimeri, registrazioni audio e video, manifesti, libri d’artista. Una costellazione che permette di ricostruire dall’interno le storie incrociate di Fluxus, della poesia concreta e visiva, delle pratiche performative, delle scene internazionali dagli anni Sessanta in poi. L’epistolario con gli artisti, i ritratti dedicati a Bonotto, le performance pensate per la fabbrica di Molvena restituiscono la profondità di un rapporto fondato sulla fiducia e sull’amicizia, prima ancora che sul collezionismo.

Con la nascita della Fondazione Bonotto, presentata nel 2013 allo IUAV, la sua visione ha trovato un orizzonte ancora più ampio: rendere pubblico e accessibile il patrimonio accumulato in una vita, farne strumento per i giovani, luogo di studio, di residenza, di ricerca curatoriale.Molto prima che la parola “archivio digitale” diventasse parola d’ordine, Bonotto avvia la catalogazione sistematica della collezione e la mette online, gratuitamente, perché studiosi, curatori, artisti e curiosi possano esplorarla.

A questa visione si affianca quella, altrettanto ambiziosa, di una sede fisica stabile: un centro culturale multifunzionale nell’ex Macello di Bassano del Grappa, pensato come luogo di mostre, biblioteca, residenze, laboratori, in cui arte, impresa e formazione possano convivere. Una vera “fabbrica di pensiero”, come amava definirla, affidata oggi alle generazioni successive e alla Fondazione Bonotto.

Parallelamente, negli anni, Bonotto ha sostenuto mostre, festival, programmi di ricerca in tutto il mondo: dai progetti su Fluxus a Chiasso e Wiesbaden alle ricerche su Beuys e sulla sperimentazione verbo-visiva, fino alla collaborazione con istituzioni come il Centre Pompidou, la Biennale di Venezia, la Biennale di São Paulo. Nel 1998 ha ricevuto il Premio Guggenheim Impresa & Cultura, riconoscimento emblematico di un’intuizione che ha saputo tenere insieme il rigore della produzione industriale e la radicalità delle avanguardie.

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