Categorie: Personaggi

AI WEIWEI WELCOME BACK

di - 24 Giugno 2011
Ai Weiwei nasce il 28 agosto del 1957 a Pechino. L’arte é già nel suo DNA, infatti é figlio del famoso poeta Ai Qing. Si diploma all’Accademia del cinema di Pechino e si specializza alla Personal School of Desing di New York. Ai, oltre ad essere un affermato artista, é anche un attivista che lotta per la libertà di espressione ed il rispetto dei diritti umani in Cina. Acquisisce fama mondiale grazie alle sue imponenti opere artistiche di protesta. La Repubblica Popolare Cinese disapprova, ma non prende provvedimenti per non intaccare l’immagine della Nazione. Il talento dell’artista é indiscusso, infatti viene chiamato a collaborare con gli architetti svizzeri Herzog & de Meuron per la realizzazione dello Stadio Nazionale di Pechino ai giochi olimpici del 2008. Lo studio della progettazione é avveniristico, una struttura a “nido d’uccello” che occupa 250 mila m2, larga 220 metri e lunga 330. Secondo gli autori del progetto, la valenza socio-politica dello stadio è quella di una sorta di moderno cavallo di Troia. La struttura è stata pensata, secondo gli architetti,  come un “luogo pubblico che raduna migliaia di persone e dunque potenzialmente pericoloso per un governo deciso a voler esercitare il massimo controllo in ogni situazione”. Ai Weiwei è profondamente deluso perché tutto è troppo politicizzato. In seguito l’artista, viene massacrato di botte per aver provato a testimoniare a favore dell’amico ambientalista Tan Zuoren. Ai Weiwei accusa il Governo di aver utilizzato materiale scadente per la realizzazione delle scuole di Sichuan, che crollarono nel terremoto del 2008 uccidendo 5835 studenti. Nel 2009 crea una mastodontica installazione sulla facciata dell’Hause der Kunst di Monaco, Remembering. 9000 zainetti colorati, un macabro simbolo che ricorda la morte dei bambini nel sisma.

Ma Weiwei non si ferma qui. Sunflower Seeds è tra le opere più discusse e viene allestita nel museo britannico Tate Modern. Cento milioni di semi di girasole di porcellana, dipinti a mano da artigiani cinesi della città Jingdezhen. Una condanna contro la spersonalizzazione dell’individuo a favore della folle e incontrollata produzione industriale. A gennaio del 2011 l’ufficio di Shanghai dell’artista, viene perquisito e letteralmente raso al suolo. A titolo provocatorio Ai organizza un party per festeggiarne la demolizione con 8 gruppi musicali e più di 500 persone, ma viene condannato agli arresti domiciliari per qualche giorno. Ormai la tensione è troppo alta. Il 3 Aprile, all’aeroporto di Pechino, viene arrestato senza nessuna accusa ufficiale. Viene fermata anche la moglie, Lu Qing, 8 dipendenti, il suo assistente e alcuni volontari del suo studio di design, ma liberati il giorno dopo. Il 6 aprile, le autorità hanno rilasciato una dichiarazione affermando che è stato trattenuto per reati economici. Poi le accuse cambiarono in bigamia, paternità illegittima e addirittura pornografia online. Non si hanno più sue notizie fino al 15 maggio, quando la moglie ha l’autorizzazione ad incontrare il marito detenuto in una località segreta. In base a quanto riporta Lu Qing, non ha subito percosse e torture, gli sarebbero garantite cure per le patologie croniche, come il diabete e l’ipertensione. Ma la visita era sotto controllo delle autorità e quindi non è stato possibile sapere se fosse stato sottoposto a minacce o violenze psicologiche. Molte città si sono unite al coro di liberazione di Ai Weiwei tra queste anche New York. Difronte all’Hotel Plaza, sulla 5th Avenue, viene esposto il Circle of Animals/Zodiac Head ispirato all’orologio fontana di YuanMingYuan. 12 sculture da 350 kg ognuna per 3 metri di altezza. Alla presentazione dell’opera il sindaco newyorchese, Michael Bloomberg ha dichiarato “la Cina non dà alcun valore alla libertà e sbaglia: dovrebbe incoraggiare le persone a dire quello che pensano”. La stessa installazione, in seguito, viene esposta presso il tradizionale museo britannico Somerset House, che per Weiwei rompe il rigido protocollo di non ospitare opere di arte contemporanea. All’apertura dell’evento, la direttrice Gwyn Miles, afferma che per ora il migliore aiuto che possiamo dare è mostrare alla gente le sue meravigliose opere e dimostrare il potere delle sue intuizioni. Interviene anche l’associazione Pulitzer, lanciando un appello per raccogliere 5000 mila firme e chiedere al Presidente della Repubblica Italiana di intervenire sul Governo di Pechino. La Tate Modern ha esposto sulla facciata a caratteri cubitali la scritta Release Ai Weiwei. Il sito www.freeaiweiwei.org conta i giorni di detenzione e fornisce informazioni sull’artista. La triste vicenda viene ricordata anche durante la Biennale 2011. Bye Bye Ai Weiwei è una scritta retro-illuminata di Giuseppe Stampone, collocata alla basa della facciata di un ex convento di stile palladiano, uno dei più celebri palazzi veneziani simbolo di sobrietà e stile. Si affaccia sulla laguna, su San Marco e sulle Zattere, con l’opera dell’artista l’edificio si trasforma in una cartolina di protesta. L’artista vuole mettere in discussine l’azione di propaganda per la liberazione di Ai, troppo morbida e moderata. Da un lato un popolo di voci che chiede giustizia e dall’altro un parte di mondo che vive in un indifferente silenzio. É proprio a causa di quel tacere basato solo sulla logica del denaro e del non schierarsi che, sempre secondo Stampone, nessuno governo andrà a mettere in discussione lo strapotere cinese e questo bye bye rappresenta un terribile ultimo saluto.

Quattordici lettere, chiare, decise, dirette. Giuseppe ha studiato anche un legame con la rete, parte integrante della sua installazione. www.byebyeaiweiwei.com rappresenta un continuum dell’opera, un rapporto più stretto con Ai Weiwei che concentrava la sua lotta proprio attraverso il sistema informatico. Ora anche grazie a tutto questo l’artista é stato liberato il 22 giungo, sta bene ma é molto dimagrito. L’agenzia di stato Xinhuan ha dichiarato che la scarcerazione é dovuta alla buona condotta dimostrata con la confessione dei crimini. Infatti, dopo il pagamento di una cospicua cauzione e l’ammissione del reato di evasione fiscale e distruzione di documenti contabili, il dissidente ha ritrovato finalmente la libertà anche se al momento non potrà allontanarsi dalla sua abitazione. “Sono di nuovo a casa e sono libero ma non posso parlare“, queste sono le prime parole di Ai. Senza dubbio il forte clamore dell’arresto ha allentato la stretta della Cina ma, conoscendo Ai Weiwei, nei prossimo mesi farà nuovamente parlare di sè.

a cura di enrico migliaccio

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