Categorie: Personaggi

CIAK, SI GIRA PERSEPOLIS

di - 29 Maggio 2007

I quattro volumi di Persepolis (ora in volume unico anche in Italia con le edizioni Lizard) hanno avuto in Francia come in Italia un enorme successo e nonostante la traduzione in 20 lingue, il testo è stato bloccato dalla censura iraniana. In Persepolis Marjane Satrapi racconta la sua infanzia a Teheran durante la Rivoluzione Islamica del 1979 che ha portato al potere l’ayatollah Khomeini, la sua adolescenza a Vienna, il ritorno in Iran e la partenza definitiva nel 1994 per la Francia, paese che le ha dato la possibilità di pubblicare “la sua storia” e non limitare la sua libertà intellettuale. Per l’adattamento cinematografico della storia la Satrapi ha scelto la collaborazione di Vincent Paronnaud, fumettista francese meglio conosciuto come Winshluss.

Marjane, avrebbe mai immaginato che la sua storia potesse diventare un film?
Quando Persepolis è uscito negli Stati Uniti sono arrivate subito delle proposte folli. Mi proponevano serie televisive con iraniani tipo Beverly Hills 90210 o già immaginavano una grande produzione con attori di Hollywood.
Li ho fermati subito. Quando si scrive un libro come Persepolis si hanno comunque delle grandi responsabilità rispetto a quanto si è scritto. Non potevo permettermi di lasciar partire la storia alla prima occasione di fare un film, e poi non avrei potuto trovare una formula diversa dall’animazione: nonostante Persepolis resti una storia per adulti, il cartone animato accentua l’universalità della storia.

Vincent, come avete lavorato all’adattamento della storia, ha riletto la storia più e più volte o ha messo da parte i volumi?
Li ho riletti e poi abbiamo discusso per capire che linea estetica prendere. Una volta trovati i punti di riferimento comuni, abbiamo messo i volumi da parte. All’inizio non è stato facile trovare una formula grafica che soddisfacesse entrambi, poi l’indiscussa adesione a un certo espressionismo accentuato dal bianco e nero ci ha uniti. Per quanto riguarda l’aspetto cinematografico sono venuti fuori riferimenti comuni alla commedie italiane, accenni di Scorsese e tutte le influenze inconsce e passive che entrambi abbiamo dal cinema.

Come è stato per lei entrare in una storia così intima e personale, è stato facile collocarsi?
No, è stato difficilissimo, sono dovuto entrare nell’universo di un’altra persona, è la storia che parla della sua esistenza. Ma Marjane mi ha aiutato.

Marjane, e per lei non è stato troppo difficile immergersi ancora una volta in questo periodo della sua vita, fatto di momenti felici ma anche di guerra e distacco? È stato un esercizio come un altro o al contrario un’esperienza dolorosa?
È stato duro. All’inizio mi chiedevo quale fosse il senso di fare un film. In realtà, mi ripeto che non ho alcuna ragione vera per fare questo film. Ho già raccontato la mia storia e i miei libri hanno venduto molto bene, ma, continuavano ad arrivare proposte, c’erano i mezzi per farlo e così mi hanno convinta. Già all’inizio quando ho dovuto scrivere e disegnare la mia storia è stato difficile, ho dovuto ricordare tante cose, tanti aneddoti, ricostruire tutto. Vedere i miei disegni animati mi ha sconvolto ancora di più, è stato necessario creare un distacco.

Come è nata l’idea di fare il cartone disegnando interamente a mano piuttosto che non farlo in 3D?
Voglio precisare che non è stata una rivendicazione, abbiamo fatto delle prove in 3D che non ci hanno convinto. Il disegno tradizionale si è imposto. Un lavoro enorme di equipe, più di novanta persone in atelier, impresa non facile per qualcuno che, come me, ama lavorare da sola.

E per interpretare i personaggi della sua famiglia ha cercato attori che recitassero sul disegno animato. Com’è nata l’idea di dar la parola ai personaggi con le voci di Danielle Darrieux per sua nonna, Chiara Mastroianni per Marjane e Catherine Deneuve per sua mamma?
Danielle Darrieux è stata la prima scelta, assolutamente perfetta per interpretare mia nonna: intelligente, arguta, buffa e piena di vita. Catherine Deneuve ha accettato subito dopo aver letto la sceneggiatura, conosceva già Persepolis. Certo che prima di incontrarla, per mantenere la calma, ho dovuto bere quattro bicchieri di cognac. Chiara Mastroianni mi ha contattata quando ha trovato la sceneggiatura a casa di sua madre. Mi ha convinta subito, è una persona molto ironica.

Dopo il fumetto pensa che questo film presentato a Cannes contribuirà a un nuovo sguardo sull’Iran?
Non lo so. In ogni caso me lo auguro. Quando ho scritto il primo tomo nel 2000 ero sicura che all’uscita del quarto volume nel 2003 la configurazione del mondo sarebbe migliorata e che quindi Persepolis avrebbe perso la sua ragione d’essere. La storia non mi ha dato ragione, nel 2007 questa configurazione non è affatto cambiata. Da qualche anno stigmatizziamo una regione del mondo attraverso delle riduzioni astratte: i musulmani oggi sono terroristi, integralisti e parlando in questi termini le persone vengono totalmente disumanizzate. Purtroppo queste persone di cui parliamo hanno talmente paura che diventano le prime vittime di questa situazione: sono persone hanno un padre, una madre, hanno voglia di viaggiare, mangiare gelati, andare alle feste. È del loro lato umano che ho voluto parlare.

Continuerà la collaborazione Satrapi- Paronnaud?
Abbiamo voglia di continuare a lavorare insieme ma non penso nell’ambito dell’animazione: è un lavoro lunghissimo e impegnativo. In ogni caso sono molto felice e fiera del risultato finale. È esattamente il film che speravo fosse.

Pensate che questo film modificherà qualcosa nella vostra maniera di lavorare?
Da un’esperienza come questa non si esce indenni, la mia visione del lavoro è sicuramente cambiata. Sento che il modo di affrontare la mia prossima storia non sarà più lo stesso.

a cura di barbara martorelli


Aspettando che il film venga distribuito in Italia, si possono trovare interessanti anticipazioni nel blog di Persepolis: www.myspace.com/persepolislefilm

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