Categorie: Personaggi

MAD VICKY’S TEA GALLERY

di - 16 Gennaio 2008
Fra gli artisti che vengono generalmente associati alle Cocorosie c’è Devendra Banhart. In due parole, cos’è questo New Weird American Movement?
Piano! Non mi sento così parte di quel movimento. Penso di essere piuttosto legata alla sua parte spirituale, quella fanciullesca. Ma mi sono mossa in mondi diversi, mi sono lasciata alle spalle i disegni delle caverne per approdare a un mondo digitale fantastico in bassa risoluzione. Un nuovo tipo di asciutta cyber-bellezza.

Tornando a Devendra Banhart. Dopo il suo esordio artistico a NYC alla Andrew Roth Gallery nel 2004, da queste parti è passato con un solo show a Modena. Ed è pure finito tra i cento migliori disegnatori del momento nel libro edito da Phaidon, Vitamin D. Vi conoscete da molto? So che hai partecipato alla collettiva Yo mire un garza mora dandole combate a un rio, curata nel 2005 da Banhart all’Atelier Cardenas Bellanger di Parigi e a un’altra mostra nel dicembre del 2004 a New York, da Roth Horowitz, dove di nuovo c’entrava Devendra. Come sono state quelle esperienze? Erano le tue prime uscite pubbliche come visual artist?
Sono stata coinvolta in parecchie altre esperienze artistiche pubbliche, molto prima di incontrare Devendra. Mostre multimediali, spettacoli di moda, recital di poesia e musica, performance di strada… Ho fatto una personale nel marzo del 2006 nella mia galleria nel Lower East Side, Red Bone Slim versus Itself. Una mostra sul rapporto fra razza e genere, con un sacco di acquerelli.

Vostra madre, Tina Casady, è un’artista e una cantante. Cosa ti è rimasto del tuo primo periodo a Brooklyn, prima che ti trasferissi a Parigi da tua sorella? Dico dal punto di vista artistico…
Mia madre è un’artista. Siamo cresciute in un magazzino senza finestre. Dall’età di dodici anni ho avuto il mio studio per ricamare. Tutto intorno a me era creativo. Anche Brooklyn mi ha influenzato veramente tanto: i negozi supereconomici e le riproduzioni di bassa qualità della cultura globale mi hanno aperto un universo artificiale completamente nuovo. Ogni giorno scattavo centinaia di foto d’immondizia e di banali oggetti di plastica, poi ne scrivevo brevi autobiografie che raccoglievo in un libro. Mi è sempre piaciuto scrivere libri.

Se ho capito bene, l’AFF (Art Fiend Foudation) Storefront di Ludlow Street, nel Lower East Side di NYC, in occasione della tua personale si è trasformato nel Voodoo-Eros Museum of Nice Items (la Voodoo Eros è l’etichetta discografica delle Cocorosie, n.d.r.). Ci sarà un seguito?

Sto per aprire una galleria a Parigi e la prima mostra sarà di Leif Ritchey, un artista di New York con il quale ho recentemente collaborato per una nuova linea di moda, oltre che per molti altri progetti. L’inaugurazione sarà il 1° febbraio. Si chiamerà Mad Vicky’s Tea Gallery, perché sarà anche una sala da the. Ho sempre desiderato aprire un mio negozio che fosse anche galleria e sala da the. Sono io Mad Vikcy.

I disegni, i collage e le video-animazioni che accompagnano Lovers e i concerti sono tuoi? Mi stupisce che, visto il tuo interesse per l’arte visiva, come Cocorosie non abbiate mai dato troppo risalto ai cosiddetti “videoclip”. Cosa ne pensi dei lavori di Chris Cunningham?
Non conosco il suo lavoro, veramente. Ho fatto molti lavori video e penso che in futuro farò anche i nostri clip. Per adesso mi sto concentrando sui video e sulle luci per i nostri live show.

Chi ha pensato il design naïf del sito voodooeros.com? Sempre quella Militia Shimkovitz, “proudly lo-tech”, che ha disegnato il vostro sito?
Lavoriamo insieme. In gran parte si tratta di miei disegni, che lei poi assembla.

Sulla homepage di biancacasady.com c’è un collage che accosta i Minipony a una fotografia e a una polaroid. Poi si passa a elaborazioni digitali…
Il sito sta ancora crescendo e si svilupperà. In fondo tutto andrà a costruire il mio proprio mito.

A ottobre ha inaugurato la tua mostra Lil Girl Slim “Cosmic Willingness” Pipe Dreamz A Revelation da Deitch Projects. Un bel salto nell’artworld! Cos’hai presentato? So che hai chiesto la collaborazione di tua madre e di Kai Regan…
Ho fatto un video, dei disegni e un’enorme installazione di una tomba su una spiaggia. Il tutto era molto post-human, ambientato in un prossimo futuro. Ho creato un negozio e ho servito il the. L’ho fatto diventare come se fosse casa mia. Ho portato poster presi dalla strada e tutto era coperto di ghiaia e pittura a spray. E c’erano piccoli reliquari in stile undici settembre con foto di poliziotti morti…

Avete anche fatto un concerto-performance in galleria con tua sorella Sierra. Cosa cambia rispetto al palco “classico”? Penso al pubblico, allo spazio fisico, alla prossimità con chi vi ascolta…
I nostri ultimi concerti sono piuttosto simili. Abbiamo portato la galleria sulla strada in molti modi.

articoli correlati
CocoRosie a Verona da Interzona nel 2004
Devendra Banhart da Emilio Mazzoli a Modena nel 2006
link correlati
www.cocorosieland.com
www.biancacasady.com

a cura di marco enrico giacomelli
ha collaborato alessandro felice


*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 46. Te l’eri perso? Abbonati!

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