Stills from Amores Perros (2000) by Alejandro G. Iñárritu. Courtesy Rodrigo Prieto. © Alta Vista Films
A 25 anni dall’uscita di Amores Perros, film che rivoluzionò il cinema messicano e internazionale, con il suo intreccio perfetto di storie d’amore, di perdita e di violenza, Alejandro González Inárritu torna a manipolare quella materia viva, grana dopo grana. Lo fa con Sueño Perro, un’installazione filmica in anteprima assoluta alla Fondazione Prada di Milano, in programma dal 18 settembre 2025 al 26 febbraio 2026, prima di approdare a Città del Messico e Los Angeles. «Con questo progetto vogliamo aprire nuove prospettive sul suo lavoro e su un film che, sin dagli esordi, ha unito la forza del realismo alla densità del simbolismo», ha dichiarato Miuccia Prada, Presidentessa e Direttrice di Fondazione Prada.
Dopo la rassegna Flesh, Mind and Spirit e il progetto in realtà virtuale CARNE y ARENA, si tratta della terza collaborazione tra l’istituzione milanese e il regista, autore di film di culto come 21 Grammi e Babel, che completano la Trilogia della Morte iniziata proprio con Amores Perros. Ed è anche l’incontro più personale. Come spiegato dallo stesso Inarritu, «Durante la fase di editing di Amores Perros oltre 300 chilometri di pellicola sono stati tagliati e lasciati sul pavimento della sala di montaggio. Queste immagini cariche di intensità che corrispondono a 16 milioni di fotogrammi sono rimaste sepolte negli archivi cinematografici dell’UNAM per 25 anni. In occasione dell’anniversario del film ho sentito il dovere di riscoprire e riesplorare questi frammenti abbandonati, con la loro grana e i fantasmi di celluloide che contengono. Spogliata di ogni narrazione, questa installazione non è un omaggio, ma una resurrezione: un invito a percepire ciò che non è mai stato. È come incontrare un vecchio amico che non abbiamo mai visto prima».
L’esperienza pensata da Inárritu per Fondazione Prada si articola come un attraversamento: un labirinto semibuio, animato da proiettori 35mm che diffondono frammenti visivi grezzi, intensi, originariamente esclusi dal film. Non c’è narrazione, solo pura immagine e suono. Un paesaggio sonoro avvolgente, composto ad hoc, accompagna i visitatori, insieme a graffi, interruzioni, sfarfallii: tutto ciò che la pellicola non riesce (o non vuole) più nascondere.
Inárritu rivendica così l’umano e il sensoriale: l’installazione alla Fondazione Prada invita a percorrere con lo sguardo una memoria analogica che manda sprazzi di luce senza mai offrirsi del tutto, come un sogno non finito o una visione interrotta.
Al primo piano del Podium, l’installazione si espande grazie a un secondo intervento concepito dallo scrittore e giornalista Juan Villoro. Intitolato Mexico 2000: The Moment that exploded, questo allestimento visuale e sonoro restituisce il contesto politico, sociale e culturale della Città del Messico all’inizio del nuovo millennio: fotografie documentaristiche di Graciela Iturbide, Pedro Meyer, Paolo Gasparini, Eugenio Metinides, archivi giornalistici e una traccia audio che tratteggiano il fermento e la fragilità di un Paese al crocevia e di una metropoli occidentale.
Villoro ricorda che Amores Perros nasce in un «Momento di transizione»: «Dopo 71 anni al potere, il PRI – Partido Revolucionario Institucional aveva perso le elezioni presidenziali e il paese si preparava a scoprire una vera democrazia. Allo stesso tempo la realtà messicana si presentava come un panorama fatto di disuguaglianze, corruzione e violenza». E se il film sembrava annunciare un risveglio, oggi appare piuttosto come una cronaca profetica del collasso. «25 anni dopo – aggiunge Villoro – la sua rilevanza sociale è disturbante: ciò che accadeva allora, accade ancora oggi».
A completare il progetto, una speciale edizione del libro Amores Perros, co-pubblicata da MACK e Fondazione Prada. Un compendio visivo e critico che include storyboard, fotografie di backstage e testi originali di Inárritu, con contributi dei registi Denis Villeneuve e Walter Salles, dei saggisti Jorge Volpi e Wendy Guerra, del critico cinematografico Elvis Mitchell e del creatore degli storyboard del film Fernando Llanos.
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