Claes Oldenburg Mouse Museum, 1965 – 1977 Wood, corrugated aluminum, 385 objects in display cases, acrylic glass, sound 263 x 960 x 1007 cm, Inv.Nr. ÖL-Stg 258/1 Photo © mumok - Museum moderner Kunst Stiftung Ludwig Wien, On loan from the Austrian Ludwig Foundation
Alla Fondazione Prada di Milano di Milano torna l’appuntamento di Atlas, il progetto espositivo che, dal 2018, riorganizza gli ambienti della Torre proponendo, piano dopo piano, dialoghi monografici o accostamenti tra opere prodotte dagli anni Sessanta a oggi, per interrogare le modalità stesse di concepire e programmare lo spazio espositivo. Questa volta, dal 18 settembre, si proporrà un incontro inedito tra due installazioni strettamente connesse per forma e concetto, Mouse Museum (1965-1977) di Claes Oldenburg e Mouse Museum (Van Gogh Ear) (2022) di Alex Da Corte, per una riflessione sul collezionismo e sull’esposizione museale, sull’identità personale e sull’immaginario collettivo.
Figura centrale della Pop Art e autore di progetti monumentali in collaborazione con Coosje van Bruggen, Oldenburg ha lasciato un segno indelebile anche a Milano, con opere pubbliche come Ago, Filo e Nodo, del 2000.
Prestato dal mumok di Vienna, il Mouse Museum di Oldenburg nasce da una raccolta di oggetti industriali e modellini delle sue stesse opere iniziata negli anni Sessanta. Nel 1972, in occasione di documenta 5, l’artista trasformò quella collezione in un museo a forma di Geometric Mouse, con centinaia di oggetti quotidiani esposti senza gerarchie. La fascia luminosa delle teche, che ricorda la pellicola cinematografica, guida lo spettatore in un flusso di analogie visive. Un (auto)ritratto ironico e critico dell’artista attraverso la lente della cultura consumistica.
Dopo la presentazione a Kassel e la successiva mostra al Museum of Contemporary Art di Chicago nel 1977, l’opera è stata esposta in istituzioni di primo piano come il MoMA di New York, il Guggenheim di Bilbao e il Ludwig Museum di Colonia.,
50 anni dopo, Alex Da Corte rilegge l’opera con Mouse Museum (Van Gogh Ear), realizzato nel 2022 per la sua retrospettiva Mr. Remember al Louisiana Museum di Humlebæk. La struttura riprende fedelmente l’originale ma introduce una variazione ironica e inquietante: l’orecchio sinistro del “topo” è reciso, richiamo diretto alla vicenda biografica di Vincent van Gogh.
Da Corte espone oggetti della sua collezione personale, dalla bacchetta magica di Harry Potter a una borraccia di Bart Simpson, da utensili da cucina a un calco del volto di Marcel Duchamp, componendo un autoritratto nel quale si innestano ricordi intimi, cultura popolare e storia dell’arte.
Artista americano nato nel 1980, Da Corte ha fatto del colore e della forma i cardini della sua ricerca, in cui affronta temi come identità, intimità e desiderio. La sua capacità di reinventare il familiare attraverso riferimenti consumistici e iconografie dell’arte moderna lo colloca come erede diretto della lezione di Oldenburg.
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