Vabali, ph. Francesca Magnani
La protagonista di questi giorni a Berlino è la primavera, coi repentini cambiamenti di cielo e temperatura. Le strade sono contornate di verde e i berlinesi non perdono l’occasione di immergersi nella natura dei loro enormi parchi. Li abbiamo trovati in situazioni “Grün”, tra mostre, passeggiate e immersioni nell’acqua circondati dal verde.
Il 2 maggio ha inaugurato la Scultura di nebbia nel Giardino delle Sculture della Neue Nationalgalerie. L’opera è di Fujiko Nakaya e solo una giapponese poteva dare un titolo così poetico a questa installazione che consiste, nel momento in cui scocca l’ora e per 8 minuti, in una nebulizzazione tra le statue del giardino delle sculture.
Fujiko Nakaya è nata nel 1933 a Sapporo. Negli anni Sessanta si è fatta conoscere come membro del collettivo newyorkese Experiments in Art and Technology – EAT e in seguito ha raggiunto il successo internazionale per le sue sculture di nebbia immersive. Figlia del fisico Ukichiro Nakaya, noto per le sue ricerche pionieristiche sui cristalli di neve, ha collaborato nel corso della sua carriera con artisti di diverse discipline, tra architettura, musica, danza, light design e video arte. Ha studiato alla Northwestern University negli Stati Uniti e poi a Parigi. La sua prima scultura di nebbia è stata creata per l’Expo World’s Fair di Osaka nel 1970, utilizzando un sistema che genera nebbia di acqua pura.
Le sculture di nebbia di Nakaya trascendono i confini tradizionali della scultura creando trasformazioni fugaci e senza confini che coinvolgono il pubblico e danno forma scultorea alle condizioni atmosferiche. Le sue opere invitano i visitatori a confrontarsi con gli elementi naturali in tempo reale, attraverso esperienze site specific ed effimere che sfumano i confini tra natura ed espressione artistica.
Per la Neue Nationalgalerie, Nakaya ha sviluppato una nuova installazione che riempie l’intero giardino delle sculture. A intervalli regolari, diverse formazioni di nebbia emergono da alcuni lati del giardino, confondendosi con gli alberi e le sculture permanenti di Henri Laurens, Wolfgang Mattheuer e Alicja Kwade, prima di dissolversi lentamente nel cielo dal centro del giardino. La nebbia in movimento appare con densità diverse: a volte con un volume quasi tangibile, altre a guisa di un velo traslucido.
L’architettura iconica della Neue Nationalgalerie, progettata da Mies van der Rohe e completata nel 1968 – solo due anni prima della prima scultura di nebbia di Nakaya – offre molteplici punti di vista da cui osservare il suo lavoro. La facciata di vetro lunga 90 metri al piano delle collezioni del museo offre una vista impressionante delle formazioni di nebbia in continuo cambiamento dall’interno. I visitatori possono anche entrare direttamente nel giardino dall’area delle collezioni e immergersi nella nebbia.
Durante il Berlin Gallery Weekend la Neue Nationalgalerie è stata l’epicentro delle discussioni e i dibattiti relativi all’evento. Noi abbiamo visto la presentazione del fotografo Thomas Struth in conversazione con Joachim Jäger.
Com’è noto, l’opera di Thomas Struth è caratterizzata da un’attenta ricerca su temi che ruotano, in varie forme, intorno al rapporto tra le persone e il loro ambiente. Le sue fotografie, che armonizzano forme di documentazione e contemplazione, catturano la società odierna attraverso immagini di spazi culturali e del mondo naturale, della ritrattistica e dei luoghi dell’innovazione industriale e tecnologica.
La Galerie Max Hetzler presenta, fino al 21 giugno, una personale di Thomas Struth in Potsdamer Strasse 77-87. Questa mostra offre ai visitatori una visione nuova e, a volte, sorprendente dell’opera di Struth negli ultimi 40 anni.
I primi ritratti in mostra, realizzati negli anni Ottanta, costituiscono alcune delle opere più rare dell’artista. Struth si è a lungo interessato alla rappresentazione delle persone, come dimostrano i suoi celebri Ritratti di famiglia, che trasmettono le complessità delle dinamiche familiari. Al contrario, i ritratti di questa mostra si concentrano sul rapporto tra soggetto e fotografo. Essi cercano di catturare la presenza dell’individuo, rendendo così visibile un aspetto incomprensibile ma universalmente riconoscibile dell’umanità.
Dalla fine degli anni Ottanta, Struth ha anche esplorato il rapporto speciale che le persone hanno con le opere d’arte e con i luoghi che le ospitano. Per aggiungere ulteriori strati all’opera, Struth riprende i visitatori attuali del museo mentre fotografano il dipinto coi telefoni. Spazi, tempi, culture e atteggiamenti si stratificano e si combinano, mediati dalle opere d’arte e dal loro pubblico, nonché dall’osservatore della fotografia.
Nato nel 1954, Thomas Struth vive e lavora a Berlino. Dal 1987 espone regolarmente le sue opere alla Galerie Max Hetzler.
L’invito alla terza mostra di cui ci occupiamo, Dream Together di Yoko Ono, è rappresentato da un semplice albero, un olivo. Sempre alla Neue Nationalgalerie, YOKO ONO: DREAM TOGETHER presenta varie opere della carriera di Ono. La mostra spinge gli spettatori ad andare oltre l’osservazione passiva e a impegnarsi in una partecipazione attiva, sia fisica che mentale. Le opere invitano ad azioni collettive di riparazione, guarigione, pulizia, rammendo, desiderio, immaginazione e sogno.
L’opera che ha destato il nostro interesse è quella più minimal e anche la più viva: l’albero. Situato all’esterno, di fronte all’edificio progettato da Mies van der Rohe, il singolo Wish Tree (1996) invita i passanti a scrivere un desiderio su un bigliettino che viene poi appeso ai rami e lasciato lì, a oscillare nel vento.
L’affinità con gli alberi è uno dei tratti distintivi che abbiamo riscontrato in città. I berlinesi ci hanno stupito per gli immensi spazi verdi al centro della città e lungo i canali. Le scene idilliache sotto ai salici e alle querce sono state la nostra fonte di ispirazione in queste ultime settimane. Uno dei luoghi per praticare ancora maggiormente l’immersione nella foresta in città, lo shinrin yoku, la pratica curativa giapponese che consiste per l’appunto nel fare un bagno di natura, è Vabali, un posto indescrivibile in cui si passa dalla sauna al bagno termale, alle sdraio in mezzo al prato, per ore, tutti rigorosamente textilfrei. La mancanza degli indumenti non è l’aspetto che colpisce di più del posto. La vera grande assenza è quella dei telefonini, che sono banditi da Vabali. Di questi tempi ci è parsa la privazione/liberazione più preziosa.
Se si è in città e si vuole avere l’impatto visivo con il verde dall’alto, per apprezzare la dimensione del parco che sta al centro di Berlino, il Tiergarten, l’osservatorio migliore è sicuramente la cupola del Parlamento. Con la caduta del Muro, la riunificazione e il trasferimento della capitale della Repubblica Federale da Bonn a Berlino, il Bundestag decise di eleggere nuovamente il Reichstag come propria sede.
Furono necessari lavori di restauro e la ricostruzione della cupola. Il progetto venne affidato all’architetto Norman Foster che, oltre a rendere gli interni dell’edificio moderni e funzionali, compì un capolavoro con la ricostruzione della cupola in vetro, percorribile dall’interno grazie a una scala a spirale che offre uno più bei panorami cittadini.
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