“Carriere di giovani artisti visivi in Italia: generazioni ed opportunità a confronto” è il titolo dell’indagine svolta nel corso del 2005 da tre giovani ricercatori, Giulia Bondi, Albert Samson e Silvia Sitton, vincitori della I edizione della borsa di studio sull’Economia della cultura promossa dalla Fondazione Giovanni Agnelli di Torino e dalla Unicredit Private Banking.
L’analisi si fonda sull’analisi attenta delle condizioni attuali degli artisti tra i 20 e 50 anni, condotta tramite interviste ad un campione di 226 artisti e la collaborazione di circa 250 addetti ai lavori. A differenza degli studi precedenti, il sistema dell’arte è qui descritto non in base all’esperienza personale degli autori, ma in base a dati raccolti a tappeto. Lo sguardo tenta di essere dunque più obiettivo. Certo, l’applicazione di metodi matematici e statistici ad una materia come l’arte, per antonomasia incerta, non è banale. Lo ammettono gli autori stessi, tenendo conto della difficoltà di alcuni artisti a valutare quantitativamente il proprio lavoro. Precisano inoltre che la loro indagine non aspira a fotografare tutte le complesse dinamiche socio-economiche del sistema, ma si limita a fornire un quadro della rete di persone incluse nel campione. Campione, comunque, notevolmente ampio, significativa approssimazione della realtà generale.
Ed ecco un assaggio dei risultati. L’ 85% degli intervistati proviene da una famiglia di condizioni economiche discrete o agiate, ma nessuno dichiara di avere posizioni politiche di destra. Il 69 % ha frequentato l’Accademia, il 33% l’università. Eppure le esperienze più rilevanti avvengono fuori dagli spazi istituzionali, grazie a soggiorni all’estero (per il 20%) e all’incontro con curatori (7%), altri artisti (6%) o galleristi (4%). Circa un terzo degli artisti non ha occupazioni diverse da quella artistica, ma rimane diffusissima la necessità di svolgere anche un secondo lavoro, perlopiù creativo (grafico, insegnante di educazione artistica, designer). Pare evidente che il mercato delle opere non è tanto
All’interno della rete di relazioni che compongono il sistema, il grado di affermazione di un elemento viene valutata in base al riconoscimento elargito da altri elementi della rete stessa. Il 92 % degli artisti è percepito come tale degli altri artisti, il 66% conta sul sostegno di curatori e critici, il 48% stringe rapporti privilegiati con dei galleristi, il 32 % con i collezionisti ed il 19% con le istituzioni museali. Sul ruolo dei musei, le opinioni appaiono confuse. Un’alta percentuale li considera parte integrante del mercato e addirittura for profit, così come accade per i concorsi, le manifestazioni pubbliche, le fondazioni, le associazioni. Ma dove si trovano i centri nevralgici dell’arte contemporanea? Milano conserva il suo ruolo egemone, anche se molti ne percepiscono il declino. Tra i luoghi emergenti, notevoli i casi di Torino, Napoli e Roma.
Lo studio non pone solo domande a cui attribuire risposte quantificabili, ma cerca anche di valutare in modo critico certe definizioni, senza dare per scontato, ad esempio, il significato stesso dalla locuzione “giovane artista”. Che la maggior parte dei “giovani artisti” ritiene inadeguata ed utile soprattutto al mercato.
silvia bottinelli
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