Museo di Villa Altieri di Roma, ph. Alessandro Spitale
L’11 febbraio 2025, al Museo di Villa Altieri, a Roma, si conclude il percorso artistico IOSONOVULNERABILE di Sergio Mario Illuminato, con un incontro che riunisce studenti delle scuole romane, allievi dell’Accademia di Belle Arti, scrittori e rappresentanti istituzionali. IOSONOVULNERABILE non è stato semplicemente un progetto artistico ma un viaggio esistenziale, un’immersione radicale nella fragilità umana attraverso il linguaggio dell’arte. Nato da un’intuizione di Illuminato, il progetto si è sviluppato in tre anni di intensa ricerca e sperimentazione, esplorando temi come la memoria, il corpo e la trasformazione. L’arte, in questo contesto, non si è mai ridotta a oggetto statico da contemplare, ma è diventata un organismo pulsante, capace di interagire con lo spazio, il tempo e chi la osserva.
Cuore del progetto sono le quindici pitture-sculture intitolate Organismi Artistici Comunicanti, opere in continua metamorfosi che incorporano materiali come ferro ossidato, pigmenti organici, intonaci, vetro e garza, evocando l’impermanenza dell’essere. Non si tratta di semplici manufatti ma di entità che respirano con l’ambiente, mutano con la luce e il tempo, trasformando la vulnerabilità da condizione di debolezza a forza rigenerativa. Affiancate a queste opere, le fotografie della serie Terre Rare indagano le tracce dell’umanità in luoghi abbandonati, rivelando la bellezza nascosta delle superfici scalfite e delle ombre incise dalla materia del tempo.
Il progetto si è esteso anche alla dimensione filmica con Corpus et Vulnus, un’opera che esplora il rapporto tra corpo e ferita, tra presenza e assenza. Attraverso una grammatica visiva intensa e sperimentale, il film mostra il corpo dell’arte come luogo di iscrizione del trauma e della resistenza, un territorio in cui forza e fragilità si scontrano e si intrecciano. Questo dialogo si approfondisce ulteriormente in Vulnerare, cortometraggio girato nell’ex Carcere Pontificio di Velletri, dove le celle e le scritte sui muri diventano racconti vivi di esistenze passate, storie che continuano a pulsare nel presente.
L’importanza culturale di IOSONOVULNERABILE risiede nella sua capacità di intrecciare linguaggi artistici diversi – pittura, scultura, fotografia, cinema, performance – per offrire un’esperienza immersiva e multisensoriale. Il progetto non si è limitato a documentare la vulnerabilità, ma l’ha trasformata in una chiave di lettura del reale, in un nuovo paradigma estetico che si distanzia dalle narrazioni tradizionali sull’arte contemporanea. Qui, la bellezza non è sinonimo di armonia rassicurante, ma nasce dalla tensione tra ciò che si dissolve e ciò che resiste, tra la rovina e la possibilità di rinascita.
Dopo tre anni di ricerca e mostre, culminate nell’esposizione presso l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, IOSONOVULNERABILE si chiude come percorso ma si apre come eredità culturale. Ha dimostrato che l’arte può essere un atto di resistenza contro l’oblio, un gesto che riattiva la memoria e la rende materia viva. Ha insegnato che la vulnerabilità non è solo un limite, ma un luogo di creazione, una ferita che genera nuovi linguaggi e nuove possibilità di esistere nel mondo.
In questi tre anni, IOSONOVULNERABILE ha ridefinito il rapporto tra arte, memoria e tecnologia, trasformando la vulnerabilità da stigma a risorsa. Attraverso installazioni immersive, performance, video e fotografia, il progetto ha posto l’accento su un’estetica della convergenza, in cui discipline diverse si incontrano per generare nuove prospettive. Il concetto di rovina, inteso non come frammento del passato ma come spazio di ri-significazione, ha guidato molte opere, esplorando il rapporto tra memoria e oblio, distruzione e rigenerazione.
Uno degli aspetti più innovativi è stato il dialogo con la tecnologia, utilizzata non come strumento freddo, ma come veicolo per amplificare emozioni ed esperienze sensoriali. Il digitale ha permesso di creare opere che trasformano i dati in vibrazioni visive, sonore e tattili, invitando lo spettatore a un’interazione attiva. La vulnerabilità si è così rivelata anche nella sua dimensione algoritmica, mostrando come imperfezioni ed errori siano parte integrante della creazione artistica e dell’esistenza stessa.
Il progetto ha inoltre esplorato la memoria come elemento dinamico, trasformando storie custodite in luoghi dimenticati—come l’ex Carcere Pontificio di Velletri e il Museo Storico di Villa Altieri—in opere che interrogano il presente. La fotografia ha svolto un ruolo cruciale, non solo come documento, ma come sguardo capace di generare nuove interpretazioni della realtà.
In un’epoca in cui la forza è spesso associata alla rigidità, IOSONOVULNERABILE ha mostrato come la vera potenza creativa risieda nell’accogliere la fragilità. Le opere hanno evidenziato la vulnerabilità come luogo di incontro e apertura, un varco attraverso cui si manifesta la bellezza dell’incompiuto, dell’imperfetto, del non definito. L’arte si è fatta testimonianza di un’umanità che non ha paura di esporsi, di mostrarsi in bilico tra crollo e rinascita.
IOSONOVULNERABILE ha creato una rete di collaborazioni che hanno arricchito il dibattito sull’arte contemporanea e il suo ruolo nella società. Coinvolgendo istituzioni, artisti, curatori e studenti, il progetto ha superato i confini tradizionali tra discipline e contesti, dimostrando che l’innovazione nasce dall’incontro tra saperi differenti.
Guardando al futuro, IOSONOVULNERABILE lascia un’eredità profonda: la consapevolezza che l’arte ha il potere di trasformare non solo lo sguardo, ma anche il modo in cui viviamo il mondo. La vulnerabilità non è una mancanza, ma un punto di partenza per generare nuovi significati e costruire una cultura capace di accogliere la complessità del reale. In un’epoca che tende a nascondere le fratture, il progetto ha scelto di illuminarle, mostrando che proprio da esse nasce la possibilità di un nuovo inizio.
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