L’arte è scontro. Lo scontro è arte!

di - 19 Settembre 2016
Fotografie, disegni, collage e tutto ciò che sta nel mezzo per una mostra che esplora confronti, contrasti e omaggi ad artisti di oggi e a qualche significativo predecessore. “Versus. La sfida dell’artista al suo modello in un secolo di fotografia e disegno”, fino all’8 gennaio alla Galleria Civica di Modena presso le sale del complesso di Palazzo Santa Margherita, è una vera e propria reinterpretazione della storia dell’arte dell’ultimo secolo e lancia una sfida al mondo della critica confrontando le due forme espressive di cui l’istituzione si fa grande promotrice: la fotografia e il disegno.
Inaugurata in occasione di festivalfilosofia, la mostra si lascia ispirare dall’agonismo, tema centrale dell’edizione 2016 della manifestazione, in un percorso che si snoda lungo innumerevoli chiavi di lettura. Curato da Andrea Bruciati, Daniele De Luigi e Serena Goldoni, il progetto espositivo raccoglie oltre 130 opere di 125 artisti, provenienti dalle collezioni di fotografia e disegno della Galleria Civica, ma anche da collezioni esterne, tanto private quanto pubbliche, e ne presenta 16, create ad hoc in occasione della mostra da 16 giovani artisti emergenti, acquisite in collezione.

Come affrontare il tema dell’agonismo nell’arte? Per i curatori, diventa un espediente per raccontare in un modo inedito l’ultimo secolo della storia dell’arte, focalizzando l’attenzione sul quella costante e inguaribile tensione attraverso e grazie alla quale ogni artista crea: lo scontro e il superamento dei modelli di riferimento, la sfida ai precursori, e a se stesso, in un confronto indiretto ma non meno intenso e impegnativo.
Con la mostra, la Galleria Civica coglie anche l’occasione di esporre opere eccellenti, parte delle proprie collezioni che e dimostra di voler continuare quel valorizzare in un processo iniziato già da anni.
Il percorso, circolare, ritmico e mai noioso, in cui le opere si concatenano con estrema naturalezza, senza la necessità di ulteriori spiegazioni, ha origine precisa nelle due immagini da cui la mostra ha inizio, una fotografia di Eugène Atget, elogio e sublimazione del classico, e una di Robert Mapplethorpe, in cui il corpo umano diventa quasi paesaggio. Le tematiche affrontate sono diverse, apparentemente semplici ma mai banali. Si inizia con il confronto con i modelli artistici di riferimento: dal classicismo reinterpretato di Luigi Ontani nel suo Ecce Homo, agli archetipi di Mario Sironi, fino al ritratto fotografico di Walker Evans, in cui l’individuo si annulla nella massa. È sempre qui che incontriamo lo studio formale della composizione, con il surrealismo della fotografia di Man Ray o l’interpretazione metafisica contemporanea di Rachele Maistrello, o di Joan Fontcuberta.

Inevitabile è, poi, un focus sul confronto con i maestri, assumendone le sembianze, come Gillian Wearing nei panni di Fox Talbot, oppure sfidandoli direttamente nel caso del disegno di Carlo Maria Mariani, che si rifà a Leonardo e al perfezionismo formale. Il percorso continua con un approfondimento dello scontro con le proprie certezze espressive, sviluppato da artisti come Urs Lüthi e Roberto Cuoghi, e, conseguentemente, con la performance, una dura prova per il corpo umano, come nelle immagini di Gunter Brüs, Hermann Nitsch, Vito Acconci o Marina Abramovich e Ulay. Su tutti, regna il tema centrale del confronto fra le due grandi arti in mostra, la fotografia e il disegno, in un continuo superarsi vicendevolmente, fino a unirsi in un unico perfetto: nascono così i paesaggi grafici di Mario Giacomelli e Olivo Barbieri, o i collage di Alighiero & Boetti e Yervant Gianikian & Angela Ricci Lucchi, o ancora le “Photo-Graffie” di Vincenzo Agnetti, esemplari incredibili dell’incontro sublime fra la tecnica fotografica e la precisione del tratto disegnato.

Il progetto espositivo si sviluppa sui due piani della Galleria Civica creando un ulteriore livello di contrasto nella mostra: mentre il primo presenta le opere secondo un modello a quadreria, apparentemente disordinato e isterico, ma che poi risulta misurato e preciso, il secondo segue una disposizione più regolare e tradizionale, rifacendosi all’elemento ripetuto presente nella gran parte delle opere qui esposte.
Quello costruito nella Galleria Civica è, quindi, un percorso complesso ma affascinante, inaspettato e sorprendentemente coerente, che ben racconta il punto di vista diverso dei curatori e accompagna l’osservatore nella formulazione di una propria rilettura della storia dell’arte dell’ultimo secolo.
Ilaria Sita

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