Ritratto d el gallerista appoggiato a una scultura di Ath os Ongaro del 1987. Sullo sfondo Ritratto di Antonio Canova , 1819, di John Jackson (l ’ opera fa parte della donazione Sp erone all ’ Accademia N azionale di San Luca) Foto Franco Borrelli
È conosciuto per la sua intensa attività di gallerista attento alle inclinazioni e alle svolte dell’arte contemporanea e, in questa occasione, sarà svelato un altro aspetto della sua attitudine, forse più nascosto ma ugualmente caratterizzante. Dal 16 maggio al 7 giugno 2025, l’Accademia Nazionale di San Luca apre le porte della sua sede romana di Palazzo Carpegna per presentare 33 opere donate da Gian Enzo Sperone, uno dei galleristi più influenti del secondo Novecento. Con l’ingresso dei lavori nella raccolta dell’istituzione, si vuole anche conferire un riconoscimento ufficiale alla figura di un protagonista del contemporaneo, capace di mettere in dialogo le avanguardie internazionali con il collezionismo più colto e rigoroso. Ma la donazione che ha scelto di destinare all’Accademia, la più importante ricevuta dall’istituzione dal 1934, racconta un’altra dimensione del suo gusto: un profondo legame con la pittura antica e moderna, tra Seicento e primo Novecento.
«L’Accademia è profondamente onorata di ricevere questa prestigiosa donazione», ha dichiarato Francesco Cellini, presidente dell’Accademia. «Questa viene a conferma dell’alta considerazione che la nostra istituzione gode anche dai rappresentanti più rilevanti del mondo artistico internazionale per essere punto di sicuro riferimento per la promozione, la valorizzazione e la tutela di ogni forma d’arte visiva. Ovviamente eserciteremo la massima cura e attenzione nel conservare ed esporre degnamente queste opere, promuovendone la diffusione per facilitarne l’approfondimento e lo studio».
Classe 1939, torinese, Sperone ha attraversato e trasformato il sistema dell’arte dagli anni Sessanta a oggi, aprendo gallerie a Torino, Milano, Roma e New York e contribuendo alla diffusione di movimenti come l’Arte Povera, il Minimalismo e la Pop Art. Fondata a Torino nel 1964, la galleria di Gian Enzo Sperone è rapidamente diventata un punto di riferimento nel settore. Dopo l’apertura della prima sede, il progetto si è ampliato con spazi a Roma (1971) e New York (1972), culminando, nel 1975, nella nascita della Sperone Westwater Fischer a SoHo, ribattezzata Sperone Westwater nel 1982. Il programma espositivo si è sempre distinto per l’equilibrata tensione tra l’avanguardia europea e il nucleo emergente degli artisti americani.
Tra le mostre fondative, si ricordano la collettiva del 1977 con opere di Carl Andre, Dan Flavin, Donald Judd, Sol LeWitt e Richard Long, accanto ai lavori pionieristici di Bruce Nauman, già esposti nella sede torinese nel 1970. Emblematica anche l’installazione, nel 1979, di uno degli iconici igloo in vetro e neon di Mario Merz. La galleria ha avuto un ruolo centrale nella promozione dell’Arte Povera e ha dedicato importanti esposizioni a figure come Alighiero Boetti. Nello spazio di Greene Street, nel 1989, la mostra collettiva Early Conceptual Works ha riunito i lavori di On Kawara, Bruce Nauman, Joseph Kosuth e Boetti, segnando un altro momento cruciale della programmazione.
Nel 1999 è stata la volta di Gold: Gothic Masters and Lucio Fontana, che ha messo in dialogo le incisioni gotiche con la visionarietà spaziale di Fontana. A conferma di una vocazione sempre proiettata verso l’innovazione architettonica e culturale, nel settembre 2010 Sperone Westwater ha inaugurato una nuova sede al 257 Bowery, firmata dallo studio Foster + Partners. A oltre 40 anni dalla sua fondazione, la galleria continua a proporre mostre di grande rilevanza, contribuendo al dibattito internazionale sull’arte contemporanea.
La raccolta donata all’Accademia di San Luca, comprende 29 opere tra Sei e Settecento, con capolavori di rilievo: il Loth e le figlie di Gioacchino Assereto, già appartenuto alla collezione Labia, il Sant’Andrea Apostolo del Guercino, il San Paolo di Bernardo Strozzi e una Maddalena penitente di Cigoli proveniente dal Getty Museum. Di assoluto interesse anche il Ritratto di Antonio Canova di John Jackson (1819), proveniente dalla collezione dello scultore Francis Chantrey e già esposto alla Royal Academy.
Tra i ritratti, spiccano il Gentiluomo di Giacomo Ceruti, detto il Pitocchetto, e quello attribuito a Fra Galgario, vertici della ritrattistica lombarda e bergamasca. Accanto a queste, opere di Luca Giordano, Leandro Bassano, Jean Lemaire, Rutilio Manetti, Anton Raphael Mengs e Giuseppe Nuvolone completano un panorama ricco di provenienze prestigiose, dalle collezioni Zeri, Aldobrandini, Koelliker, fino a quella di Guido Rossi.
Un affondo nel primo Novecento arriva con la Natura morta melodrammatica di Filippo de Pisis e con il Ritratto di Don Salvatore Petito di Francesco Paolo Michetti. E non potevano mancare le opere d’arte contemporanea, a chiusura del percorso: Costellazione del Leone (1980), disegno preparatorio di Carlo Maria Mariani per la tela esposta da Sperone a Roma e New York, e Crepuscolo degli Idoli (1997) di Giulio Paolini, installazione evocativa che mette in scena la frantumazione della classicità e la sua persistenza simbolica.
Dopo questa presentazione, che si conclude il 7 giugno 2025, le opere della collezione Sperone saranno esposte in modo permanente dal prossimo autunno in uno spazio a loro dedicato, posto al piano terra di Palazzo Carpegna e restaurato per l’occasione.
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