Un invito all’amicizia: la Casa della Fortuna di Domenico Mennillo a Sèvres

di - 16 Settembre 2022

Un augurio ai padroni di casa e agli ospiti che verranno. Ma anche la trasposizione di una piccola e preziosa esperienza quotidiana e, quindi, la seconda vita di eventi distanti, di parole che, a distanza di tempo e di spazio, si reinventano, attraversando nuovi supporti, assumendo altre forme. Negli spazi della ChARTreuSE, dimora di Françoise Russo-Marie e Jean-Pierre Marie e oggi sede di Art Contemporaine Sèvres, comune dell’Île-de-France noto per le sue pregiate manifatture di porcellana, oltre che per essere la sede dell’Ufficio internazionale dei pesi e delle misure, l’artista Domenico Mennillo presenterà una nuova installazione.

Pensata appositamente per l’occasione, “La casa della Fortuna” è un omaggio alla volontà dei padroni di casa e collezionisti di aprire i propri spazi all’amicizia. Ma l’opera è anche la prosecuzione di una suggestione. Il titolo dell’installazione riprende, infatti, un incontro fortuito tra Mennillo e l’anziano abitante di un “basso” di Napoli, al cui ingresso è posta in grande evidenza la scritta “La casa della Fortuna”, impressa su una maiolica di lavorazione vietrese. Dunque, durante la presentazione dell’opera, che si terrà sabato 17 settembre, gli ambienti della ChARTreuSE saranno attraversati da suoni, odori e luci soffuse, per facilitare lo scambio e la relazione degli ospiti. Tappeti di foglie e petali accoglieranno i passi degli invitati, all’ingresso della casa invece una maiolica realizzata dall’artista in collaborazione con i maestri ceramisti di San Lorenzello, paese dove vive Mennillo, in provincia di Benevento, con la scritta “La casa della Fortuna”, accoglierà gli invitati.

In esposizione anche tre libri d’artista, realizzati a mano da Mennillo, in collaborazione con Rosaria Castiglione e posizionati su mobili che arredano la casa. «I tre libri d’artista sono stati realizzati da Mennillo “detournando” un quaderno del 1926 appartenuto a un alunno della terza elementare di una scuola in provincia di Napoli», spiegano gli organizzatori. «Adoperato dall’alunno come quaderno dei dettati e ritrovato in condizioni critiche, l’artista inventa una seconda vita per le parole contenute nel quaderno (evitandone così la dispersione o la distruzione), ritagliandole e reinventandone il senso attraverso due brevi poemi e attraverso alcune tavole iconografiche, con tecniche care ai dadaiste e ai situazionisti come il detournament e il collage». I materiali adoperati per realizzare i tre libri d’artista sono carte lavorate a mano, stoffe, lana, foglie e petali di rose essiccati.

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