Il Caveau come quinto allestimento sceglie un momento di teatro per rivisitare poeticamente un luogo oscuro, difficile ed angusto come quello ubicato nelle viscere di Palazzo delle Papesse.
Le mura della cassaforte racchiudono l’installazione, la avvolgono, fanno da guscio, da nicchia protettiva ad un evento privato, vissuto quasi in prima persona anche dagli spettatori. Chi sceglie di percorrere gli stretti gradini che portano alla stanza blindata, si trova a partecipare alla storia, viene coinvolto emotivamente attraverso le immagini e i suoni. Gli elementi ipnotizzanti sono la voce ed il primo piano della protagonista. Il video incornicia e cattura le immagini, ma allo stesso tempo penetra gli sguardi di chi lo
L’elemento caratterizzante della videoinstallazione, dunque, è il legame tra vita e medium elettronico. E’ il video che aiuta l’immagine ad avere un significato, essa vive ed esiste grazie al video, coinvolgendo chi si sente toccato profondamente dalla storia, isolato completamente nello spazio oscuro del caveau.
In quest’opera di Isabella Bordoni (nata a Rimini nel 1962 poetessa, scrittrice e regista di teatro), esposta alle Papesse in collaborazione con Ars Electronica, c’è la lucida consapevolezza che è il video, inteso come mezzo di comunicazione, a far ragionare sulla propria esistenza e a dare significato profondo agli eventi della vita, mantenendo vivo un ricordo, facendolo diventare eterno, strappandolo alla morte e all’oblìo.
L’artista riminese racconta con poche inquadrature la propria storia ispirata dall’acqua, dalle gocce di piaggia vissute qualche anno fa a Berlino ripercorrendo insieme allo spettatore uo sprazzo di memoria. L’attimo vissuto viene evocato attraverso la performance ripresa dal video, documentato con l’intento di non farlo morire. Suoni e voci aiutano a materializzare i ricordi, l’acqua gocciolante dal soffitto introduce l’elemento-vita. Per un momento di intensa poesia…
alessandra marzuoli
mostra visitata il 20 giugno 2003
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