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ArtVerona/8. L’esperienza del “Banchetto Palindromo” di Daniel Spoerri

di - 16 Ottobre 2017
Organizzata dalla Galleria BoxArt, la serata clou di questa edizione di ArtVerona che vi abbiamo raccontato giorno dopo giorno è stata, senza ombra di dubbio, quella dedicata a Daniel Spoerri, che in occasione della sua mostra alla galleria veronese.
L’artista ha rimesso in scena (per la terza volta) il complesso Banchetto Palindromo.
Una cena speciale, per soli cento invitati, creata in collaborazione con la cucina di Antoniazzi (in fiera presenti nei corner del gusto) con una caratteristica molto particolare: si inizia da un arrivederci e si termina al benvenuto iniziale. E così avviene anche con i piatti. Una cena ribaltata insomma, dal caffè all’aperitivo, ovvero dalla Crema di Spinaci con Nero di Seppia alla Grappa con Olive di Cioccolato.
La location, a sua volta, speciale: Palazzo dei Mutilati, edificio in puro stile fascista a due passi da piazza Brà e da BoxArt.
Un’esperienza entusiasmante e anche un po’ straniante, che forse più sulla composizione dei piatti in sé (rispetto alle moltitudini attuali di molecolarizzati, ibridati, cotti-non-cotti, trabocchetti che – nel lessico di Spoerri, potremmo definire “trappole” come la sua celeberrime serie di opere) funziona specialmente all’arrivederci-benvenuto: che effetto vi farebbe iniziare una cena dove il pane sembra essere stato sbocconcellato da precedenti commensali, con i calici mezzi pieni (o mezzi vuoti?) di vino e acqua, e una tavola che sembra essere stata decisamente usata?
Al ristorante, probabilmente, vi seccherebbe molto. Ma qui il gioco è fatto e ben congeniato, e ognuno sa che si è in presenza di una performance che – sul gusto – sembra un po’ scivolare su piatti come la Torta di Riso con ripieno di crema di latte alla vaniglia (che in realtà è uno Sformato di riso con crema di formaggi, per cui poco distante dal titolo palindromo) o la Cotoletta alla milanese di cui non ci si stupisce troppo che sia una Panure di pesce.
Poco importa però, l’effetto è ad ogni modo garantito: come in una cucina casalinga i piatti sono tutti differenti, così come le tazzine, lasciando aperta una sorta di casualità, nonostante la precisione millimetrica dell’operazione (appunto, Spoerri, ha realizzato questa operazione solo altre 2 volte nella sua carriera).
Una serata che ricorderemo a lungo come un’esperienza di gioco sincero, e poetico. Lontano, per fortuna, dalle superfetazioni della cucina moderna e vicina all’arte. E il prezzo è chiaro sullo scontrino trovato accanto al menù, al momento di sedersi a tavola: 130 euro. Buon appetito. Benvenuti. Arrivederci. O il contrario.

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