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Format ad arte. Così Fondazione Fotografia fa dialogare la formazione e il lavoro

di - 21 Aprile 2017
Otto progetti curatoriali, incentrati sulle diverse declinazioni dell’immagine ed elaborati durante un approfondito percorso di studio, che possano anche adattarsi alle esigenze degli spazi espositivi, proprio come un format. E liberamente consultabili su un sito web. È l’idea di Fondazione Fotografia Modena, per mettere in contatto la didattica e il lavoro. «Per studenti di un corso di curatela, è fondamentale misurarsi con la stesura di un progetto individuale attraverso cui costruire la propria visione critica e mettere in pratica le diverse conoscenze acquisite durante le lezioni. Non volevamo però che questi progetti rimanessero esercitazioni fini a sé stesse e il nostro obiettivo era quello di fornire agli studenti un primo progetto da spendere direttamente dopo la fine del corso – ci dice Claudia Fini, di Fondazione Fotografia – e inoltre, la piattaforma online che abbiamo creato, oltre a dare visibilità a queste nuove proposte, vuole essere anche una sorta di patrocinio, da parte della nostra fondazione, alle idee curatoriali presentate, una sorta di bollino di qualità. E devo dire che sta funzionando».
Così, il centro espositivo e di formazione attivo dal 2007 e interamente dedicato all’immagine, sia video che fotografica, sceglie di assumersi la responsabilità nel supportare i progetti dei suoi giovanissimi studenti, anche al di là delle pareti conosciute. Le proposte curatoriali sono il momento finale del corso di specializzazione in curatela e organizzazione, un confronto sulla teoria e sulla pratica portato avanti insieme a professionisti del settore, che mira a far sviluppare un pensiero critico. Infatti, i progetti, pensati da Cesare Andreano (Eboli, SA, 1987), Elena Bernardi (Formigine, MO, 1985), Ilaria Dall’Olio (Bologna, 1989), Veronica Daltri (Cesena, 1985), Erika Molta (Morbegno, SO, 1991), Ilaria Sita (Modena, 1990), Silvia Vercelli (Torino, 1989) e Federica Vero (Ragusa, 1988), si propongono più come una struttura aperta di lavoro che come oggetto già concluso, pur conservando la propria specificità, sempre riferita a un argomento di stringente attualità, dalla natura ambigua del concetto di spazio alla transitorietà dell’abbandono, dall’identità molteplice a una residenza d’artista in collaborazione con Libera. «Sappiamo bene che oggi la professione del curatore è molto spesso un lavoro freelance, che va costruito attraverso una costante attività di relazioni. Un lavoro che richiede anche adattamenti costanti alle proprie idee progettuali che, pur mantenendo un solido impianto di contenuti, devono potersi modellare al meglio a seconda delle situazioni specifiche in cui ci si trova a operare».
E non finisce qui. Per ora sono presenti i progetti del 2016 ma la piattaforma sarà implementata con le prossime edizioni del corso che, da gennaio 2018, diventerà annuale. Sarà quindi interessante vedere gli ulteriori sviluppi e i nuovi percorsi visivi.

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