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Il nuovo museo della collezionista Grazyna Kulczyk apre nel cuore delle Alpi Svizzere

di - 5 Gennaio 2019
Più volte abbiamo raccontato di come l’arte contemporanea abbia spostato il baricentro dei suoi interessi anche verso aree che, fino a pochi anni fa, era considerate marginali. Per esempio, la Biennale di Kochi Muziris, arrivata alla quarta edizione, rientra ormai tra gli appuntamenti artistici più sentiti non solo del subcontinente indiano. Ma in questo caso, per scoprire un nuovo centro nevralgico, non è necessario spostarsi così tanto, basta lanciare uno sguardo nel cuore dell’Europa. A Susch, una frazione di 219 abitanti del comune svizzero di Zernez, nella idilliaca cornice della Valle dell’Engadina del Canton Grigioni, ha appena aperto un nuovo museo d’arte contemporanea, tra i pittoreschi resti di un antico monastero rurale. E considerando che l’idea è venuta a Grażyna Kulczyk, ricchissima imprenditrice polacca e collezionista di primo piano, diventerà sicuramente un posto molto frequentato. E in fondo Susch è distante poco meno di un’ora da St. Moritz. «La reazione locale è stata straordinariamente positiva. La gente mi dice di essere entusiasta del fatto che il museo stia risvegliando Susch e sono ansiosi di vedere cosa succederà», ha dichiarato Kulczyk a The Art Newspaper
Kulczyk, nel 2004, ha fondato la Art Stations Foundation, istutizione molto attiva e dedicata all’arte e alla formazione, organizza ogni anno l’Art & Fashion Festival a Poznan e la sua collezione comprende nomi del calibro di Donald Judd, Yayoi Kusama, Sam Francis, Jenny Holzer, Joan Mitchell, Anselm Kiefer, Rosemarie Trockel, Andy Warhol e Andreas Gursky, oltre ai polacchi Andrzej Wróblewski, Tadeusz Kantor, Paweł Althamer e Władysław Strzemiński. Progettato dallo studio di architettura Voellmy Schmidlin Architektur, il nuovo Muzeum Susch ospiterà la collezione di Kulczyk, oltre a una serie di installazioni site specific e un programma di mostre temporanee.
Gli architetti hanno lavorato sugli elementi originali del monastero, risalente al 1157, per mantenere inalterato il forte legame della struttura con il paesaggio circostante, un dialogo rinforzato nell’area dei sotterranei, scavati nella nuda roccia lasciata a vista.  Il costo dei lavori non è stato reso noto. Gli spazi espositivi si estendono su più di 1500 metri e il complesso ospiterà anche l’Istituto Susch, a sostegno della ricerca sulle questioni di genere nell’arte e nella scienza, e Acziun Susch, un programma performativo sull’arte contemporanea e sulla coreografia.
La mostra d’apertura, “A Woman Looking at Men Looking at Women”, a cura di Kasia Redzisz, già curatrice alla Tate Liverpool, indaga la nozione del femminile, attraverso le opere di 30 artisti internazionali, come Miroslaw Balka, Louise Bourgeois, Marlene Dumas e Maria Lassnig.
In alto: Grazyna Kulczyk ©Anoush Abrar

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