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Il resto della notizia. Alla Triennale di Milano, le rotopitture di Gianluigi Colin

di - 10 Maggio 2018
Ciò che rimane delle notizie è la materia che compone le opere di Gianluigi Colin, presentate oggi alla Triennale di Milano. Un residuo inteso in senso letterale, ovvero, come traccia lasciata dagli inchiostri sulle rotative. I sudari dell’artista nato a Pordenone nel 1956, che è anche giornalista e art director del Corriere della Sera, sono realizzati con i tessuti in poliestere usati per pulire i macchinari per la stampa dei quotidiani.
«In queste tele riconosco le infinite storie di una umanità invisibile. Una memoria sospesa in un tempo che ogni giorno si rinnova: volti di donne e uomini, cronache di vite dolenti sovrapposte a fragili racconti di felicità. Ma qui il presente improvvisamente si dissolve: diventa sostanza informe, stratificazione di colori, pura astrazione», ha raccontato Colin. Ne risulta una iconografia fatta di sedimentazioni cromatiche, striature ripetute, campiture dilatate nello spazio, che assurgono a elementi di una mitologia del quotidiano, inteso sia come tempo in divenire che come strumento di narrazione. «Questa volta l’arte preesiste, è già art trouvé: basta un gesto di scoperta e riconoscimento, semplice ma profondo. Un atto sensibile di archeologia minuta, che svela l’indizio e ne riconosce all’istante non soltanto la bellezza autopoietica ma anche i suoi innati apparati concettuali», scrive Stefano Boeri nella prefazione del catalogo, edito da Electa e con testi di Aldo Colonetti, Colin e Bruno Corà.
La mostra sarà visitabile fino al 10 giugno 2018.
In alto: Gianluigi Colin, Sudari. Credits: Gianluca Di Ioia. Courtesy: La Triennale di Milano

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