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In viaggio da New York a Faenza, sulle tracce della ceramica, tra storia e sperimentazione

di - 27 Luglio 2019
Integrare cultura e natura ma anche storia e contemporaneità, tradizione e sperimentazione. È questo il motivo del viaggio che ha condotto Arianna Carossa da New York, città dove vive e lavora, a Faenza, per produrre una nuova serie di opere in ceramica, lavorando all’interno dei laboratori che furono di Carlo Zauli, maestro ceramista e scultore al quale è dedicato il museo della città in provincia di Ravenna, storicamente legata alla produzione ceramica. Carossa realizzerà il suo progetto usando la terra nera conservata nei depositi fin dal periodo in cui Zauli la impiegava per le sue steli monumentali.
L’artista originaria di Genova, dopo anni di lavoro con la ceramica in modo tradizionale, è giunta a un approccio scultoreo di relazione: la sua sfida attuale è individuare legami tra sostanze, concetti e materiali molto distanti tra loro. Anche a Faenza quindi unirà resti organici di animali, come favi, corna, conchiglie a materiali della tradizione scultorea, in questo caso la ceramica, per integrare cultura e natura, mondi spesso tenuti distinti e separati. Tutti i favi utilizzati per la realizzazione del lavoro saranno forniti da Tiziano Rondinini, partner del progetto, coinvolto nell’ottica di rete da sempre portata avanti dal museo sul territorio, insieme a Comune di Faenza e Associazione Italiana Città della Ceramica.
La sera del 30 luglio, alle ore 21, la residenza entra in modalità open studio con Luca Bochicchio, critico d’arte e direttore di Casa Museo Jorn e del Museo Diffuso di Albisola, come ospite speciale, in conversazione con l’artista e con Matteo Zauli. Per l’occasione, la sala dei forni sarà sonorizzata con un lavoro audio del 2017, Errante il desiderio si chiama furore.
Le opere ceramiche realizzate verranno esposte con il supporto di un testo critico appositamente scritto da Luca Bochicchio insieme ai lavori di Chiara Camoni, Massimo Bartolini e Giulia Bonora, nella mostra di chiusura residenze di ottobre 2019.
In alto: Arianna Carossa al Museo Carlo Zauli. Ph. Antonio Veca

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