Come mettere in relazione la tecnologia, la grafica, il cantautorato, le app, le smart city, l’arte, l’editoria, il gaming, l’empatia, il pendolarismo? La risposta è sotto gli occhi di tutti, risiede in ciò che sta dietro all’oggetto che state usando in questo momento, ovvero, nel design, inteso come cultura del progetto a 360°. Su questa piattaforma di conoscenze ed esperienze da condividere, si fonda la seconda edizione di Brera Design Days, presentata da Studiolabo e Brera Design District, insieme a una nutrita schiera di cultural partner, come Domus, IED-Istituto Europeo di Design, e Bonelli Erede. La kermesse si terrà dal 6 al 12 ottobre e trasformerà il distretto di Brera in uno spazio di dibattito sui temi dell’innovazione, dagli strumenti del digitale alle esigenze del territorio.
Sette giorni lunghi quanto sessanta appuntamenti, con talk, mostre e workshop diffusi tra venti luoghi, dalla Microsoft House alla Fondazione Achille Castiglioni, fino agli gli showroom icona del Brera Design District, e con oltre cento ospiti, come gli archistar
Stefano Boeri e
Cino Paolo Zucchi, i designer
Marc Sadler,
Lorenzo Palmeri,
Giulio Iacchetti,
Nipa Doshi e
Jonathan Levien, il Direttore Generale della Pinacoteca di Brera,
James Bradburne, il cantautore
Eugenio Finardi, il fashion designer
Arthur Arbesser, l’artista
Loris Cecchini e il fumettista
Bruno Bozzetto. Si parlerà di IoT-Internet of Things, il 7 ottobre, alla Microsoft House, di Gaming e Gamification, l’8 ottobre, di Design Pendolare, il 9, 10 e 11 ottobre, allo Spaces Porta Nuova, di Donne di Design, il 10 ottobre. Spazio anche per le mostre, da “Create Space”, dal 6 al 12 ottobre alla Galleria Clivio, dedicata alle opere su carta realizzate da 12 artisti e designer, a “Mostro-Graphic Design Camp”, dal 6 al 12 ottobre al Laboratorio Formentini per l’editoria, progetto a cura di
Marco Sammicheli, coordinato da
Maria A. Di Pierro e con l’art direction di
Zup Design. Il programma è molto fitto, si può consultare
qui, e gli eventi sono gratuiti, previa prenotazione (
qui ci si può registrare).
In attesa di questa full immersion nelle fitte trame della progettualità, abbiamo raggiunto Cristian Confalonieri che, insieme a Paolo Casati, ha ideato e curato l’evento.
Il design riguarda il quotidiano, i gesti e le abitudini di ogni giorno ma con uno sguardo rivolto al domani. Che presente e che futuro potremo vedere e immaginare a Brera Design Days?
«Durante l’organizzazione dei Brera Design Days quello che chiediamo agli ospiti che parteciperanno è di portare un loro punto di vista sul presente e di essere didattici e pop. Ci piacerebbe che il pubblico che seguirà i talk o i workshop impari qualcosa, si porti a casa un po’ di conoscenza e consapevolezza del mondo in cui viviamo. Quindi non ci saranno scenari immaginari e futuri da anticipare, ma offriremo strumenti per capire il presente. Questo è l’obiettivo dell’intero festival, speriamo di riuscirci».
Tra i protagonisti di Brera Design Days, fumettisti, cantautori, artisti, progettisti di videogiochi. Cosa può dare, il design, a questi ambiti? In che modo possono trovare un dialogo efficace?
«Design significa progetto. Sarà facile durante il festival, vedere dialogare tra loro professionisti di diversi settori, su argomenti apparentemente lontani dalle rispettive competenze, ma abbiamo notato come sia prezioso in una tavola rotonda il punto di vista laterale o la critica costruttiva, che deriva da mondi professionali diversi dal designer. Il design diventa filosofia. È naturale che gli artisti di diversi ambiti siano attratti dal design, perché riconoscono il valore della capacità progettuale che sta alla base della disciplina. E imparare a progettare può far bene a chiunque».
Come sta cambiando l’idea e la pratica del design? Quali sono gli strumenti più avanzati a sua disposizione?
«Siamo invasi da strumenti di qualsiasi tipo, dalle piattaforme digitali per organizzare il lavoro, alle tecnologie in realtà aumentata o virtual reality per agevolare la condivisione di immaginari, ma alla base di tutto c’è la nostra capacità mentale di creare relazioni. Per questo dico che la pratica del design non è cambiata e non cambierà, quello che cambia è il punto di partenza e il punto di arrivo del processo progettuale, ma il processo non cambia».
In alto: Brera Design Days, foto di Mattia Vacca