Guai a chiamarlo videoartista. Ignazio Fabio Mazzola (Bari, 1980) si definisce semplicemente un cineasta. I suoi ultimissimi lavori, più che dei cortometraggi, sono impressioni di una manciata di secondi. Mazzola sogna di proiettarli negli affollatissimi non-luoghi del mondo contemporaneo come stazioni, aeroporti e centri commerciali.
Nel frattempo, presso lo spazio Microba di Bari, l’artista presenta il progetto “Ritratti” che lo vede protagonista di un ciclo di mostre dialogiche a cura di Edoardo Trisciuzzi in collaborazione con l’Associazione culturale Achrome. L’operazione, che ha preso avvio lo scorso 24 marzo, interesserà nei prossimi mesi l’intimistico spazio, che è lo studio d’architettura fondato nel 2013 da Riccardo Pavone e Marialuisa Sorrentino. Sin dai suoi esordi lo studio si offre al territorio come contenitore culturale aperto ad iniziative sperimentali e laboratori, spaziando dalle arti d’avanguardia alle più radicate tradizioni artigianali.
Il progetto “Ritratti” mira a mettere in luce le sottili trame poetiche che legano autori di opere eterogenee. Il dialogo tra medium è anche metafora dell’incontro umano tra Mazzola e i quattro artisti da lui scelti per essere coinvolti nell’operazione: Silvia Argiolas, Dario Molinaro, Alessandro Passaro e Gianmaria Giannetti. Ciascun incontro dà vita ad un vero e proprio videoritratto d’artista. Non un documentario né una videointervista: Mazzola ripudia qualsiasi forma di sceneggiatura, le sue riprese sono estemporanee e suggestive.
Ritratto #01. Ignazio Fabio Mazzola/Silvia Argiolas, così, non è solo video. La mostra offre un saggio della produzione più recente dell’artista cagliaritana: otto dipinti in cui emerge il suo universo fauve popolato di donne provocanti ed eccentriche, votate all’eccesso, schiave di un terribile horror vacui.
La prima mostra della tetralogia a Microba è visitabile fino al 21 aprile, in via Giambattista Bonazzi 46, dal martedì al sabato dalle 17 alle 20. (Michela Difronzo)