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Una Biennale di Ceramica, alle Scuderie Aldobrandini di Frascati. Tre domande alla curatrice Jasmine Pignatelli

di - 14 Dicembre 2014
Dopo la prima edizione titolata “Materia in Espansione”, si è aperta ieri sera, alle Scuderie Aldobrandini di Frascati, la seconda Biennale d’Arte Ceramica Contemporanea, curata da Jasmine Pignatelli. Il titolo che accompagna l’esposizione di quest’anno è “La Ceramica Altrove”, con l’intenzione di indicare la direzione che la ceramica sta percorrendo nella contemporaneità, al di là dei pregiudizi e a di là della tradizionale funzionalità dello specifico elemento materico nel mondo dell’arte. Una Biennale che aspira a nuove geografie, al fine di testimoniare i punti di contatto tra Arte e Ceramica. Tanti gli artisti presenti in mostra che, con le loro opere, hanno reso possibile questo incontro: Gianni Asdrubali, Lucilla Catania, Giuseppe Ducrot, Andrea Fogli, Michele Giangrande, Claudia Giannuli, Iginio Iurilli, Felice Levini, Davide Monaldi, Sabine Pagliarulo, Bianca Susy Piva, Oliviero Rainaldi, Tiziana Rivoni, Mara Van Wees.
Come nasce BACC? Perché realizzare una Biennale dedicata alla scultura in Ceramica?
«La ceramica è un materiale antichissimo. Ha trentacinquemila anni di storia ed è più o meno nata con l’uomo. Ha avuto molti sviluppi, però ad oggi la si riconosce ancora come un materiale legato all’artigianato oppure a tutte quelle produzioni che attengono al Made in Italy del design. Unire la ceramica ad un linguaggio artistico vero e proprio è sempre stato difficile: se ne è sempre parlato poco e la ceramica è sempre stata un passo indietro rispetto a tutti gli altri materiali ritenuti più nobili e che spopolano il mondo dell’arte a tutto tondo: il bronzo, il ferro.
Perché BACC? Perché quello che sto cercando di fare, insieme ad altri operatori del settore e ad altri distretti ceramici, è quello di far capire cos’è oggi la ceramica, che potenziale ha, qual è il suo linguaggio specifico, chi sono i nuovi artisti e soprattutto qual è il suo ruolo nella contemporaneità».
Si può dunque parlare di “pregiudizio” nei confronti della ceramica? Perché questo atteggiamento diverso rispetto alle altri arti?
«Sì, c’è un pregiudizio, soprattutto perché questo materiale non è mai stato conosciuto fino in fondo. Quando due anni fa ho proposto la prima Biennale, nessuno si aspettava una mostra di scultura in ceramica, piuttosto il solito allestimento: oggetti d’uso, di design e piccoli approcci con l’arte contemporanea. Quando invece hanno visto la mostra, tutti sono rimasti sorpresi di fronte alle sculture in ceramica. Nel mondo dell’arte, rispetto a questo materiale, c’è mancanza di informazione, di cultura e di divulgazione. La ceramica è un materiale molto complesso che pochi riescono ad approcciare e le stesse Istituzioni non ne hanno mai favorito davvero la conoscenza. Ci sono stati grandi maestri che si sono avvicinati a tale materia: Fontana, Leoncillo, Melotti. Eppure le opere in ceramica di Fontana sono sempre state considerate secondarie al resto della sua produzione artistica. Basti pensare che anche a livello commerciale ed economico il mercato italiano non si è mai espresso con precisione in merito».
Quindi questa Biennale vuole fungere da richiamo anche per gli addetti ai lavori: critici, giornalisti, Istituzioni?
«Assolutamente sì. Questo è un momento fertile per sensibilizzare tutti rispetto all’argomento. Non a caso, a Marzo 2015, ci sarà un ulteriore passo importante verso questa direzione: alla GNAM di Roma verrà inaugurata la mostra “La scultura ceramica contemporanea in Italia”, curata da Nino Caruso e Mariastella Margozzi. Sarà la prima rassegna italiana di scultura in ceramica dagli anni Cinquanta ad oggi, che finalmente la istituzionalizzerà. Da lì in poi, la ceramica sarà letta diversamente ed entrerà di diritto nel mondo delle arti a tutto tondo». (Alessandra Angelucci)

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