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Una sizza per il museo di Siza. Il Madre di Napoli punta sulla comunicazione

di - 9 Dicembre 2005


Generosa e regina la grande Madre napoletana si prepara a sfamare gli assetati d’arte, con una campagna pubblicitaria a tutto tondo.
Il gancio di una cornice appeso ad un capezzolo. Tranquilli: non è l’ultima stravaganza del fetish, ma l’immagine che campeggia sui manifesti della campagna pubblicitaria ideata dall’agenzia AM Newton 21 per il Madre. Niente di gratuito e volgare, beninteso, perché il piccolo, pallido, elegante seno rimanda, una volta tanto, ad una delle sue “naturali” destinazioni d’uso: il nutrimento. La puerpera, in questo caso, è il Museo d’Arte Donnaregina che, in vista dell’apertura del secondo piano espositivo (prevista per sabato 10 dicembre, con una ricapitolazione degli ultimi 40 anni di storia dell’arte attraverso personalità internazionali e locali), passa decisamente all’art-attack a tutto campo, non solo tramite l’affissione di manifesti (a Napoli, ma non solo) e la promozione sulla carta stampata, ma anche decorando autobus e stazioni (nella fattispecie, quella di Mergellina) e facendo sentire in radio il “battito” degli umori più vivi di una città “antica e moderna”, come l’ha definita la copywriter Gabriella Ambrosio che, insieme al designer Luca Maoloni, ha strutturato una propaganda su misura per una città ricca, nel bene e nel male, di forti connotati peculiari. Ed è stato difficile, ha assicurato la creativa, non tanto lavorare per il lancio di un’istituzione che ha già consolidato numerosi rapporti internazionali, quanto spremersi le meningi per “ripulire” l’immagine deteriorata di una realtà ultimamente sempre più bersagliata dagli strali infuocati dei media. Come fare, allora, per far rivivere il sogno di “Napoli nobilissima” capitale del contemporaneo? Recuperandone innanzitutto la sua caratteristica di mammà generosa e carnale dalla notte dei tempi (e del resto, a pochi metri di distanza, poppa pure il vecchio delle “Sette opere di misericordia” di Caravaggio)… e pazienza se, tra trasgressione e classicità, ci scappa pure il luogo comune, perché in nessun altro posto al mondo un pastore di San Gregorio Armeno potrebbe permettersi di accudire la pecora in formaldeide di Damien Hirst.
L’obiettivo? Quello di fare entrare il Madre tra le tappe obbligate dei forzati dell’arte e non, spalancando un museo che è per natura “aperto” e “mobile”, come sembra, del resto, indicare il suo stesso logo: un quadrato spezzato, in cui l’acronimo inscritto ha gli stessi colori usati dall’architetto Alvaro Siza per il museo di via Settembrini – bianco, grigio e giallo – e che, guarda caso, sono quelli dei materiali edili maggiormente impiegati in città, tufo e piperno in primis.
A completamento dell’opera, 30.000 opuscoli freschi freschi di stampa andranno a riempire hotel e istituzioni culturali e lo stesso biglietto del museo – che, ha assicurato il direttore Eduardo Cicelyn, entrerà a pieno regime entro l’estate del 2007 (intanto, in primavera, è attesa la mostra di Jannis Kounellis) – diventerà un gadget d’autore. Per dire “ci sono anch’io”, nella schiera dei figli di cotanta Madre… (a. p.)

La scheda del museo

[exibart]

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  • caro mario vorrei poterti capire,davvero,ma non ci riesco.torniamo un attimo indietro con il pensiero,riavvolgiamo le idee per schiarircele.anello mancante,scimmia e uomo...
    quale tra questi tre animali è quello più sensibile?risposta :tutti e tre........siamo inseriti in un ingranaggio?vi è un grande fratello che ci osserva e scruta?non disponiamo del nostro tempo?non abbiamo neanche il tempo di scrivere al computer il nostro pensiero,perchè ci stiamo sudando il pane in qualche miniera lavorando 15 ore al giorno?mi sembra tutto inverosimile.un saluto.NB/ qualche volta mi farebbe piacere conoscere il tuo pensiero in relazione all'arte.

  • mio caro orsù torno a ripetermi non mi scandalizza il seno nudo. lo trovo scontato e banale.si può fare di meglio.un saluto

  • ma no! l'immagine è perfetta
    sai che si usa dire quando una bella ragazza è un po'... turgidosporgente?
    che al posto dei capezzoli ha... due chiodi!
    ehehehe

  • una comunicazione efficace?non credo...banale si.accostare l'immagine pubblicitaria all'acrostico(madre)?non riesco a capire perchè scegliere degli accostamenti scontati e banali.l'arte non è solo madre,ma anche: figlio/a-uomo/donna,eterosessuale,lesbica,omosessuale.
    il successo per un museo di arte moderna e contemporanea passa per la sua capacità di esprimere delle idee,prendere delle posizioni.solcare il terreno dell'altro dalla pubblicità,coacervo di frammentazione comunicativa.che più delle volte colpisce al basso ventre.ricalca gli stereotipi del gia conosciuto.del sentire comune.cominciamo male......questa voglia del non rischiare ,del seguire la corrente.forse ci toccherà ricominciare a studiare sia i classici dell'antichità che quelli contemporanei.un saluto.

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