Passaggi a Nord/Ovest è un’iniziativa nata nel 1995 grazie alla collaborazione fra il gruppo di artisti Manifesto n.0 (Giovanni Caligaris, Ugo Paschetto, Luciano Pivotto, Armando Riva) e l’Assessorato alla Cultura della città di Biella. Avvenimento annuale che ha assunto una rilevanza nazionale, nel quale giovani artisti ed emergenti sono chiamati a proporre opere che una volta selezionate andranno poi a costituire il corpus delle installazioni visibili dal pubblico in un quartiere della città di Biella. Nelle scorse edizioni hanno fatto da ambientazione del tutto singolare anche le carceri ed un quartiere popolare della città. La giuria presieduta da Michelangelo Pistoletto ha selezionato le 15 opere esposte nel quartiere Chiavazza di Biella, quattro di esse verranno premiate e saranno oggetto, nel gennaio 2001, di una mostra alla Galleria Silvy Bassanese, sempre a Biella. I 15 artisti – Sara Andreini, Roberto Coda Zabetta, Daniela Di Gennaro, Nicoletta Fretti, Loredana Galante, Simone Lucietti, Franco Menicagli, Sandro Pastorino, Giona Rossetti, Elio Santarella, Sara Serighelli, Riccardo Sersen, Attilio Tono, Nicoletta Testi, Teri Volini – hanno dato luogo ad un workshop durato due giorni per installare le opere poi visitate dal pubblico in questa galleria en plein air. Il critico Alberto Fiz ha sottolineato il valore che assume il territorio, come alternativa ai classici circuiti delle gallerie, dove l’arte può essere recepita senza cadere nella banalizzazione dei concetti.
L’opera che maggiormente ha colpito chi scrive è l’installazione di Sara Andreini che ha proposto tre bozzoli privi di testa (derivanti da un calco fatto sul proprio corpo), appesi a tre differenti alberi. Il periodo di attenta osservazione del fenomeno naturale dei bozzoli è stato decisivo ed ha portato l’artista a sviluppare il concetto di metamorfosi (ma anche quello di passaggio), da interpretare come evoluzione, cambiamento, percorso. Altre opere (come l’installazione di Attilio Tono costituita dagli elementi in metallo che, al soffiare del vento,davano vita a suoni che richiamano il passante distratto) si ponevano in un rapporto “attivo” con l’ambiente che le ospitava, nella sonorità, nell’avvolgerlo totalmente (come la ragnatela di Teri Volini). Le opere, accomunate dalla profonda ricerca di un rapporto col paesaggio, sono il risultato del lavoro di artisti provenienti da esperienze diverse che propongono la loro singolare visione dell’arte. Un centinaio di bozzetti, inviati da altrettanti artisti e visibili in una sala allestita in occasione della mostra, di opere non realizzate, rammentano come l’arte abbia bisogno di maggiori occasioni di confronto, di spazi ed opportunità.
Michela Cavagna
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