Può sembrare sicuramente un ossimoro, l’aggettivo “bella” utilizzato per esprimere un parere su questa mostra. E’ vero. Ma è il più calzante ed il più universalmente qualificante, sebbene generico. L’analisi delle numerose intrinseche sfumature dell’altrettanto generico concetto di “male”, ha originato una vasta carrellata di nomi e di opere artistiche. Concetto inteso come “la rottura di un equilibrio, di un ordine stabilito, ovvero del Bene”, precisa Vittorio Sgarbi nel catalogo. La difficoltà della genericità del tema viene nuovamente sottolineata dal curatore, che definisce la sua “un’impresa disperata (quella di) isolare, circoscrivere il Male, attraverso gli esempi della pittura moderna e di tutte le espressioni della creatività contemporanea”.
Se si sceglie di noleggiare l’audioguida, dove lo stesso Sgarbi traccia il percorso ed il taglio dell’esposizione, sembra di prendere parte ad una ricca ed interessante lezione di storia dell’arte “dalle origini ai nostri giorni”, o meglio “da Beato Angelico a Diabolik”, percorrendo così ben sette secoli di
Già dalla biglietteria si coglie la vasta lettura del tema, con opere di Alberto Burri o di Pablo Picasso. In ogni caso il titolo aiuta a capire anche i grandi esclusi, ovvero l’arte classica -piena di mitiche “machìe”- e quella medievale, il cui primo atto crudele è nel mettere sulla croce Cristo. Altro elemento protagonista della mostra, è l’allestimento che a volte, con il suo sinuoso e confuso andamento completato dall’uso dei colori delle pareti, concorre a creare un certo pathos nel visitatore. Difatti il video iniziale, tratto dal memorabile film di Stanley Kubrick 2001. Odissea nello spazio, crea un primo impedimento: proiettato su una parete al centro della porta d’ingresso, costringe il visitatore a fermarsi e poi a scegliere da che parte procedere, a destra o a sinistra. Il percorso inizia con il Male com’è inteso dal Cristianesimo, nel mondo occidentale e prodotto immediatamente dopo il Medioevo. Rigidamente cronologica, la mostra raggruppa le opere nei diversi secoli artistici in due più grandi sezioni, quella moderna e quella contemporanea. Partendo dallo spunto dato dal noto Ritratto d’uomo di Antonello da Messina -che già da solo è una grande metafora, perché esprime l’incarnazione, in quel volto, del Male tutto- scorrono quindi i grandi artisti dei secoli successivi. Molto ben documentata è anche la sezione contemporanea, dove non c’è più solo la pittura o la scultura, e dove viene chiamato in causa anche l’aspetto introspettivo-psicologico. E le opere di Andy Warhol, Herman Nitsch, Alessandro Kokocinski, Marina
daniela trincia
mostra visitata 2 aprile 2005
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