Hilario Isola e Matteo Norzi (entrambi nati nel 1976) vivono e lavorano fra Torino e il paesino di Bagnolo Piemonte, nel cuneese. La coppia si è formata nel ‘99 e da allora costituiscono un binomio quasi inscindibile, riscuotendo un grande successo all’edizione 2003 di Nuovi Arrivi e nella collettiva dell’anno precedente all’Istituto Italiano di Cultura di Praga.
Nel panorama dei giovani che lavorano in Piemonte e che hanno un occhio di riguardo per i materiali tradizionali, va sicuramente ricordato Valerio Berruti. Ma perché lui e non altri? Perché il legame con la coppia Isola & Norzi riguarda anche una scelta di tipo “esistenziale”: abbandonare la città – anche se non in maniera definitiva e radicale – e trasferirsi in un luogo a misura d’uomo. Ma non solo: per lavorare, non uno studio classico, ma una chiesa sconsacrata (nel caso di Berruti) oppure una segheria idraulica settecentesca (nel caso della coppia di “complici”). Anche per quanto riguarda i mezzi, se Berruti ritorna alla pittura materica, la coppia piemontese opta per la lavorazione del legno, con un approccio plastico che non può che sorprendere. Poiché
Negli ultimi mesi, nascono così opere bianco calce e nero antracite, raffiguranti alveari umani (Ascensore) post-concettuali e situazioni di disagio in cui la volumetria si scontra con l’umanità (assemblea, Tabù). Si compenetrano così – ci ha raccontato Matteo Norzi – “la componente figurativa, quella concettuale e quella installativa (lavorare a quattro mani può essere descritto come una partita in cui disporre delle pedine nello spazio)”. L’aspetto sicuramente più interessante è però il trattamento dei volumi: “È molto evidente il lavoro che stiamo portando avanti di ‘sottrazione di una parte dal tutto’ – continua Norzi –, dove manca il volume va il significato; aspetto questo che è filo conduttore della grandissima parte dei nostri recenti lavori sia dal punto di vista volumetrico che dal punto di vista semantico.”
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