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fino al 31.X.2008 | Hermann’s Grid | Torino, Franco Soffiantino

di - 27 Ottobre 2008
Un kimono gigante, tre condizionatori d’aria, un raro biglietto da due dollari con la scena della dichiarazione d’indipendenza, una serie di riguardi bianchi su una parete in cartongesso, un video che ripete il film Io sono leggenda, un altro che riprende un uomo che suona in un bosco, una serie di quadri astratti avvolti nel pluriball, fotografie di composizioni specchianti e i resti di una performance dedicata alla “vita” dei condizionatori d’aria.
È ciò che “si vede” nella mostra firmata da Gareth James, artista e teorico londinese, classe 1970, che lavora a New York dal 1997 e che per la sua seconda volta alla galleria di Franco Soffiantino prepara una mostra-opera e una mostra-saggio, coinvolgendo giovani artisti che sono stati suoi allievi, che si conoscono e che hanno lavorato in équipe e che, alla fine dei conti, si propongono implicitamente come un movimento in nuce, come un gruppo di artisti che lavorano su temi affini e con un approccio linguistico e teorico condiviso. Il quale, per l’occasione torinese, trova una sua forma riassuntiva nella “griglia di Ludimar Hermann”, scienziato vissuto a cavallo dei due secoli scorsi e creatore di una griglia visivo-concettuale alla quale i lavori rimandano.

La pittura analitica italiana degli anni ‘70 sembra trovare qui una discendenza spuria in versione newyorkese, dove la pittura si carica di elementi tratti dalla vita quotidiana come il pluriball, il nylon, i condizionatori, la carta da parati o il cinema, manipolati e trattati con dichiarata indifferenza per gli aspetti cognitivi e contenutistici, e volti a esprimere qualità formali e meta-linguistiche che rimandano alla forma base della griglia intesa come topos. Anche Manhattan è una griglia, forse la più celebre al mondo: è come se la città fornisse agli artisti e al curatore un’ispirazione spaziale indiretta, tradotta poi in elemento linguistico.
Ecco così le sculture immateriali d’aria fredda prodotte dai tre condizionatori che sovrastano tre fogli di carta da parati con il giglio fiorentino di Thomas Torres Cordova, il quale ha lasciato i segni di una sua performance, che ha visto intrecciarsi la “vita” di diversi condizionatori degli Stati Uniti con il Teatro Regio di Torino, diventato protagonista di un gioco decostruttivo eseguito con forbici e cartoni colorati. Ecco il video di Jason Boughton, collage di quattro versioni scaricate da internet del film di Will Smith che affresca una New York divenuta una griglia vuota: la morte dello spettacolo si fa spettacolo della morte nel suo secondo video, che riprende la madre morente.

E si continua così, verso una continuità dialogica tra le opere, in una mostra di quelle “difficili”, cui ci ha abituato Soffiantino, ma che possono contenere una forza magnetica, una volta che l’arte che ci si attende di “vedere” diventa piuttosto arte con cui “parlare”, in uno scambio dialettico che può superare l’aspetto sensibile. Per inoltrarsi, grazie all’inibizione della sensualità, sulla strada del concetto.

nicola davide angerame
mostra visitata il 7 ottobre 2008


dal 25 settembre al 31 ottobre 2008
Hermann’s Grid
a cura di Gareth James
Franco Soffiantino Arte Contemporanea
Via Rossini, 23 (zona Palazzo Nuovo) – 10124 Torino
Orario: da martedì a sabato ore 11-19
Ingresso libero
Info: tel. +39 011837743; fax +39 0118134490; fsoffi@tin.it; www.francosoffiantino.it

[exibart]

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  • una delle mostre più noiose,pretenziose,omologate e inutili che io abbia mai visto. Soffiantino potrebbe iniziare a spendere meglio i suoi soldi.

  • ciao Marta,
    la mostra non l'ho vista ma credo che Soffiantino, che è un gallerista di grande professionalità e serietà, possa spendere i propri soldi come meglio preferisce per finanziare i progetti in cui solidamente crede

  • Caro Andrea,

    Soffiantino ha fatto tanti soldi con il mercato secondario diversi anni fa e ora vuole circondarsi di un certo aplomb con progetti pretenziosi e vuoti (vedi questa mostra e quella di nacciaritti).

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