Cosa rappresentano questi volti? Quali aspetti della nostra società? La folla muta ed artificiale di Beat Streuli apparentemente lascia indifferenti…
Immaginiamo di entrare in una galleria dove i muri sono completamente rivestiti da gigantografie che rappresentano mezzibusti di persone provenienti da tutto il mondo. Fotografie la cui bellezza è data particolarmente dalla tecnica fotografica, dai colori forti, a volte violenti grazie alla scelta di lavorare in giornate di pieno sole. Sono belle sia tecnicamente che per la scelta dei soggetti: i giovani. La domanda alla quale subito l’artista ha dovuto rispondere nella conferenza stampa è stata: perché i giovani? E lui ha risposto con un incalzante: perché no? Non si creda che Beat Streuli abbia in qualche modo cercato di rappresentare le fobie della nostra società, chi cerca sofferenza o tristezza in quei volti, resterà deluso. Ma allora cosa rappresenta questa folla irreale? L’apparente assenza di un messaggio dichiarato può far sembrare questa carrellata di volti, questa rappresentanza di tipologie umane, una mera, banale esposizione di scatti ben riusciti.
In realtà la ricchezza stessa, il significato da ricercare sta proprio in questi volti. A prescindere dal fatto che ognuno è libero di interpretare a proprio modo ciò che vede, questa folla virtuale rappresenta al meglio le contraddizioni e le peculiarità della nostra società. Il contributo “la folla come corpo. La fotografia muta di Beat Streuli” di Roberta Valtorta, al quale si rimanda, fa una lettura molto attenta di ciò che può rappresentare la fotografia di Streuli, della sua poetica. Egli scatena un duplice atteggiamento in chi vede, osserva la carrellata di volti, la folla artificiale a cui ha dato vita. L’osservatore è al contempo attore e regista di questa messa in scena, dà senso ai volti ed allo stesso modo, in maniera inconsapevole, diviene parte della folla anonima che osserva.
Michela Cavagna
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è divertente osservare questi volti e cercare di capire da dove provengono i giovani...se sono italiani, marocchini. ma secondo me la mostra è un poco povera di significati, non capisco che messaggio abbia voluto trasmettere Beat Streuli. sono semplicemente belle foto.
caro Eugenio...solo per il fatto che tu abbia avuto la curiosità di scrivere sta ad indicare che la mostra ti ha suscitato qualche sentimento, quindi non è una semplice carrellata di "belle foto". credo che Beat abbia centrato il bersaglio!
no, Daria, non credo. Toscani, maestro indiscusso ha fatto della fotografia il suo medium per trasmettere messaggi molto forti, per attirare l'attenzione su temi scottanti (AIDS, mafia, clandestini...) non direi proprio che i due artisti si possano comparare, sono in due mondi completamente diversi...Beat semplicemente si diverte, cerca di far percepire qualcosa della società che siamo noi a dover cogliere, Toscani è duro, cattivo, a lui non frega niente di mostrare il bello. ok? io sinceramente amo Toscani.
si tratta di qualcosa come Oliviero Toscani? Anche di lui ricordo mostre di volti e addirittura una mostra di organi genitali vista qualche anno fa, mi sembra, a Volterra...anche li giocato sul tema della differenza raziale...