A glance on the world of the unconscious potrebbe essere il sottotitolo della prima personale italiana di Min Kim. L’hun, la più istintuale delle componenti della mente secondo l’interpretazione orientale, è alimentata dal confronto tra la tradizione culturale d’origine dell’artista coreana e il suo spirito cosmopolita.
Min Kim nasce a Seoul nel 1975, completa i suoi studi artistici negli Stati Uniti e in Italia, espone a New York, Los Angeles e Amsterdam. Nel 2005 ha partecipato alla mostra Greater New York 05 al P.S.1/ MoMA di New York e la sua opera è stata scelta come immagine copertina della mostra. La sua ingenua semplicità nel disegno, nella scelta dei materiali da utilizzare, come ritagli di carta, inchiostro, carboncino o tempera, nasconde una profonda maturità e una sapiente maestria nella scelta degli accostamenti cromatici oltre che nell’attenzione al particolare (What’s in me is in you too, 2007).
Una giovane donna, un’adolescente, abbandonata l’iconografia stereotipata del fumetto manga, entra nell’orto botanico della fantasia di Min Kim (l’artista studia anche botanica a New York). Qui trova piante e animali a tratti ostili a tratti guide preziose, perché solo gli uccelli neri conoscono la strada (Only the black birds know the way, 2007). La fanciulla si fonde poi con gli elementi naturali, le sue mani diventano appendici dei rami, i suoi capelli le piume degli uccelli: donna e natura si specchiano l’una nell’altra (The tree that grows for me, 2007).
La fantasia onirica di Min Kim ci trasporta alle origini della creazione coreana, con la donna orso che diviene lo sposo sognato dall’artista alle soglie del matrimonio (I had dreamt that I married a bear, 2007).
In Pretty garden of my home l’artista coreana, neosposa turbata dalla responsabilità della nuova vita matrimoniale, trasfigura le piante del “pretty garden” in fiamme che sollevano e sconvolgono il corpo della giovane fanciulla, così come il nuovo focolare domestico altera gli equilibri della sua vita, rivelando una “trasformazione che per Min Kim sta avvenendo ovunque” (Norma Mangione, autrice del testo che accompagna la mostra).
Rupturing Stillness è una rivisitazione contemporanea dell’eterno dualismo yin-yang, di una donna albero che ha, come Min Kim, radici in oriente, ma rami frondosi e seducenti in occidente. Una scommessa vincente -rivela la direttrice della galleria Glance Nadia Stepanova- in partenza per il Moscow World Fine Art Fair, dove esporrà, accanto ad Andrè Ethier, Kent Henricksen, Angela Dufrense e Angelo Vetrunio, anche Min Kim. Con l’augurio che secondo l’Inevitability of unpredictable outcomes il suo talento si diffonda ancora.
gabriella grea
mostra visitata il 10 maggio 2007
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