Molti maestri della fotografia del XX secolo si sono imposti all’attenzione collettiva grazie al lavoro svolto nel campo della moda e della pubblicità, veicolando esemplarmente il proprio talento, la personalità e lo stile attraverso questo genere in continuo progresso e potentemente comunicativo, dando un apporto tutt’altro che da sottovalutare alla fotografia artistica. Fra i molti,
Richard Avedon,
Helmut Newton e
Oliviero Toscani.
Il nome di
Pierpaolo Ferrari (Milano, 1971; vive a Milano e New York) non sfigura accanto a questi; anzi, Ferrari li tiene dichiaratamente come maestri, e ne ha ben assimilato e metabolizzato le lezioni. Il paragone può sembrare audace, ma la personale del fotografo dei divi internazionali è una sorprendente carrellata di scatti raffinati, eleganti, equilibrati e poetici, che dimostrano come ci si trovi di fronte non a una giovane promessa, bensì a una solida realtà.
Scorrono così il ritratto in bianco e nero del regista
Wim Wenders mentre scatta fotografie sospeso vertiginosamente nel cielo sopra Torino; l’algida e aliena Tilda Swinton, che si abbandona a riprese che ne colgono delicatamente tutta l’inaccessibilità; l’ex primo ministro britannico Tony Blair mentre si erige sorpreso e divertito sopra una selva di ombrelli neri; il pianista Giovanni Allevi trasfigurato in un clown dal sorriso iridescente e ironico. E ancora Alessandro Gassman, Sergio Rubini ed Ermanno Olmi. Artisti a cui Ferrari fa recitare se stessi, in ambientazioni dischiuse all’intimità o volutamente barocche e impersonali.
Le foto del chitarrista jazz Pat Martino sono forse i capolavori di questa mostra. Intense, mai banali o ampollose, studiate accuratamente per arrivare a un’essenzialità estetica e psicologica. La capacità di narrazione di Ferrari si avvale di molteplici strumenti: l’ironia, la demistificazione, il mistero, riuscendo a plasmare la luce intorno ai soggetti e questi ultimi intorno a se stessi e alle loro attività.
Nelle opere personali, ossia eseguite senza committenza, quali
Luche Libre o la sequenza di ritratti all’amico
Maurizio Cattelan (utilizzati dall’artista in alcune performance), Ferrari propone uno sguardo pop e lo applica con tutti i principi della fotografia pubblicitaria: limpidezza e perfezione formale, forte attrattiva e ammiccamento, senza però scostarsi da un alto livello creativo ed estetico. Una cifra sicura per un lavoro di maturazione che ha già dato buonissimi frutti.