Secondo qualcuno lâarte è sempre politica anche quando sembra parlare dâaltro, personalmente non sono del tutto dâaccordo ma, senza dubbio, ci sono degli artisti che hanno fatto della pratica artistica lo loro battaglia politica e questo è il caso del cinese Ai Wei Wei, una star del mondo dellâarte internazionale che nel 2011 in Cina è stato imprigionato per 81 giorni in una cella di isolamento dove era guardato a vista 24 ore al giorno da due guardie.
Per questa 55 edizione della Biennale di Venezia lâartista ha esposto due importanti lavori in due diversi luoghi della laguna: la famosa installazione Straight, presentata per la prima volta presso lo Hirshhorn Museum and Sculpture Garden a Washington DC, ora riproposta alla Giudecca nello Zuecca Project Space per la cura di Maurizio Bortolotti, e S.A.C.R.E.D, ora nella chiesa di SantâAntonin a pochi passi dalla Riva degli Schiavoni.
Il terribile terremoto nello stato del Sichuan del 2008 è stato il punto di partenza per la realizzazione di questo poderoso lavoro che commemora la tragica morte di 5mila adolescenti e bambini rimasti schiacciati dai rovinosi crolli di scuole e asili costruiti con materiali scadenti. Lâartista e i suoi collaboratori in una sorta di viaggio nel dolore hanno raccolto 150 tonnellate di ferri contenuti allâinterno dei pilastri di cemento che avrebbero dovuto tenere in piedi gli edifici scolastici, che invece si sono accartocciati come foglie secche. Questi ferri distorti e piegati dalla furia delle scosse telluriche sono stati poi pazientemente raddrizzati (da qui il titolo del lavoro âStraightâ cioè âdrittoâ) a mano con sapienti e precisi colpi di martello. Accatastati uno vicino allâaltro come a formare un mare color ruggine i ferri sono i muti testimoni di un orrore che forse si sarebbe potuto evitare se quegli edifici fossero stati costruiti in maniera meno approssimativa. Unâopera meditativa, potente, silenziosa che induce al raccoglimento e alla preghiera, un bellissimo ed evocativo monumento al dolore e unâaperta denuncia al governo cinese.
Nel suggestivo spazio ricco di marmi policromi della chiesa dagli interni seicenteschi di SantâAntonin lâartista ha collocato sei grandi scatole di ferro arrugginito che contengono altrettanti diorami estremamente realistici che raccontano i vari momenti dei suoi 81 giorni di detenzione. Il titolo S.A.C.R.E.D. è infatti lâacronimo di Supper, Accusers, Cleansers, Ritual,  Entrthropy, Doubt (cena, accusatori, pulizia, riti, entropia, dubbio) ovvero dei vari momenti che hanno scandito la prigionia di Ai Wei Wei. Le scatole hanno due piccole aperture rettangolari per guardare dentro, una su un lato e una sulla cima, si può quindi guardare la stessa scena da due differenti punti di vista dallâalto e di fronte. Tutto è ricostruito perfettamente e con grande realismo come se stessimo osservando i diorami di un qualche museo di scienze naturali che ci illustrano la vita e gli usi di una tribĂš scomparsa.
Tutto quello che lâartista non ha detto a parole sui suoi quattro mesi di carcere ce lo racconta ora con il realismo potente e disturbante di questo racconto tridimensionale che si lascia leggere come le pagine di un romanzo dove si snoda una tragedia purtroppo ancora attuale: la possibilitĂ di privare un essere umano della sua dignitĂ di uomo libero a causa delle sue idee. Chi pensa è pericoloso e chi osa denunciare il potere è da rinchiudere, ancora oggi in molta parte del mondo la libertà è unâutopia che forse solo la potenza visionaria dellâopera dâarte può riscattare.