Come un’installazione monumentale di metallo e neon può essere gentile

di - 29 Maggio 2013
Nato nel 1956, l’artista portoghese Pedro Cabrita Reis è di “stanza”, in questa 55esima Biennale, nel piano nobile di Palazzo Falier, antica dimora veneziana affacciata sul Canal Grande, con tutti i crismi della storia architettonica, dei toni e dei complementi lagunari. Un intervento tra i più spettacolari degli “eventi collaterali”, con l’artista che ha utilizzato per la sua installazione A remote whisper qualcosa come 700 metri quadrati, in un equilibrio formale eccezionale.
Tra le stanze corre una struttura di tubi di metallo, che ricorda una trama industriale, lucidissimi, che sostengono a loro volta una serie di neon, intersecandosi, rincorrendosi, bucando e riempiendo lo spazio, delimitandone il perimetro e mettendo in scena una vera e propria conversione dell’ambiente. Pur mantenendo una vera gentilezza, l’installazione muta vertiginosamente l’essenza del piano di Palazzo Falier.
Un approccio irreale e onirico, che mette in scena uno dei migliori esempi contemporanei di come l’opera possa sposarsi con l’ambiente: un ambiente che, appunto, non è neutro, ma trasuda storia e tradizione. Attraverso i suoi moduli Cabrita Reis spezza, allarga, sfonda lo spazio con una poesia davvero visiva, fatta di luce e metallo. Uno dei “best” da non lasciarsi scappare nel turbinio dei giorni dell’opening. E non solo.

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